Mr. Ciak #8: Dracula 3D + Fairytale
Creato il 14 aprile 2013 da Mik_94
Buona
domenica a tutti, cari lettori! Oggi, due brevi recensioni per il
ritorno della rubrica Mr. Ciak: la prima di un film da evitare; la
seconda di un piacevole esperimento da brivido di due giovani registi. A
legarli, il genere e la provenienza. Sono, infatti, due horror
italianissimi. Parlo di Dracula 3D, ritorno dietro la macchina da
presa di Dario Argento, e di Fairytale, una piccola sorpresa diretta
a quattro mani da Christian Bisceglia e Ascanio Malgari. Li
conoscete? Cosa ne pensate?
Un
abbraccio e buon pomeriggio, M.
Un
branco di cani come attori, tracce musicali usate male ed effetti
speciali usati anche peggio, costumi degni di un corteo di Carnevale,
una regia più impersonale di quella in un filmino di matrimonio,
scenografie di compensato, un ridicolo utilizzo della fotografia e
una sceneggiatura riadattata che sarebbe buona solamente per
incartare del pesce putrefatto.E'
il cortometraggio di un regista esordiente? E' il seguito di Scary
Movie?No,
è un film finanziato lautamente dalla regione Lazio e apparso fuori
concorso al Festival di Cannes. E' l'ultimo lavoro di Dario Argento:
un film che non vorresti assolutamente vedere, per un regista i cui
ultimi film sono sgorbi da dimenticare.
Il
Cartaio era un thriller innocuo, di stampo televisivo, ma ancora
guardabile; La Terza Madre era
il trionfo dello splatter; Giallo era
un aspettato ritorno, che aveva tratto in inganno anche il vincitore
dell'Oscar Adrien Brody, un malcapitato che si era ritrovato parte di
un film che si chiamava così non per i rimandi a un genere illustre,
ma perché l'assassino di turno soffriva di itterizia... pensate!Questa
volta, viene scomodato Bram Stoker – dalla regia mi avvertono che a
Londra si sono avvertiti strani rumori notturni: era l'autore di
Dracula che si sta rivoltando nella tomba! Non bastava guardare il
meraviglioso ed eterno film di Francis Ford Coppola per capire che
l'impresa del nostro Dario era persa in partenza? L'hanno capito
tutti, tranne lui e quei quattro poveretti che hanno avuto la
sfortuna di guardare questo suo primo (e ultimo) esperimento con il
mondo del 3D al cinema. I protagonisti, scialbi e fuori ruolo,
indossano vestiti d'epoca più improbabili della recitazione di Asia
Argento e si muovono tra boschi e palazzi sui quali cade una
bruttissima luce color pastello, lasciando metà della scenografia
fastidiosamente in ombra. Thomas
Kretschmann (che nella biografia mostra collaborazioni con illustri
registi: Del Toro, Tarantino, Peter Jackson), per il suo Dracula, ha
preso in prestito la tunica nera da Don Matteo e l'espressività da
un anemone di mare. Unax Ugalde (Jonathan) sfoggia una capigliatura
più finta del parrucchino di Antonio Conte. Asia Argento (Lucy) e
Miriam Giovanelli (Tania) hanno l'unico pregio di aver fatto
risparmiare un po' di lavoro ai sarti: per più di qualche scena,
recitano interamente con le tette al vento. In tempo di crisi, questi
sono sacrifici per la Madre Patria! Mi dispiace per Marta Gastaldi
(Mina) e Rutger Hauer (Van Helsing): lei, per quanto aggraziata e
spontanea, non può fare miracoli; lui, dopo aver visto il film per
intero, sì che potrà dire: “Ho visto cose che voi umani non
potete nemmeno immaginare”. Il Maestro ha perso decisamente il suo
tocco, non è più al passo coi tempi, e trovate che sarebbero potute
essere alla moda un trentennio fa appaiono ridicole e al limite
dell'assurdo. E non parlo degli effetti dozzinali e dell'idiozia
generale della trama. A mio parere, il problema ancora più grosso
sta nella direzione degli attori. Com'è possibile che appaiano così
pessimi, animali ululanti nella gabbia sudicia di un canile? La
Gastaldi (il male minore) ha recitato con Anthony Hopkins; la
Giovanelli si era mostrata bravissima e bellissima negli Sfiorati
di
Matteo Rovere; Ugalde
aveva interpretato splendidamente un giovane Florentino Ariza
nell'Amore
ai tempi del colera.
L'ho finito di
vedere a stento, dotato di un enorme spirito di sopportazione: è un
affronto a un capolavoro e al buon cinema. Un'eresia. Un horror che è
un orrore. Il risultato complessivo è da sganasciarsi dalle risate o
da scoppiare seriamente a piangere: non ci sono mezze misure... e non
c'è mai fine al peggio!
Dopo
essermi sorbito Dracula 3D, pensavo di non riprendermi mai più dallo
shock. Avevo sepolto definitivamente la speranza di vedere un buon
horror italiano: alla faccia del campanilismo e dell'amor di patria!
Oltre agli sceneggiati Rai e a qualche simpatica commedia, i registri
nostrani – perfino i più apprezzati – si erano dimostrati
inadeguati nel ragionevole confronto con i cineasti stranieri. Non
solo con i grandi nomi americani, ma anche con i giovani registi
spagnoli che, film dopo film, regalano sorprese, emozioni e brividi.
A farmi cambiare idea ci ha pensato questo Fairytale,
una produzione italiana letteralmente sbucata dal nulla.
Diretto
da Christian Bisceglia ed Ascanio Malgarini, con a disposizione un
budget alquanto limitato e poche location, il film si è rivelato un
ottimo intrattenimento e un valido horror. La storia, molto semplice,
narra le vicende di una giovane madre che, insieme alla figlia, dopo
un drammatico divorzio, va a vivere in un nuovo appartamento. Subito,
entrambe presagiscono che c'è qualcosa di sbagliato lì. E quando la
piccola Helena comincia a perdere i primi denti da latte, una
sanguinaria presenza si rivela, portando con sé visioni, morti ed
eventi disastrosi. Tutto rimanda a un fatto di sangue avvenuto in
quella casa negli anni '40, ai tempi di Mussolini e della II Guerra
Mondiale. La fata dei denti è tornata, e non si accontenterà
soltanto di scambiare sotto il guanciale i denti da latte con un
soldino. Vuole vendetta, vuole sangue innocente. Trama certamente già
sentita, ma di grande fascino. Tra la fiaba gotica e le vecchie
storie di fantasmi, tra i film La Madre
e Al calare delle tenebre.
Attori
discreti e variegati, anche se penalizzati da un doppiaggio
frettoloso; effetti speciali più che buoni, con effetti gore
essenziali e ben studiati, velocissime e nebbiose ricostruzione storiche,
trucchi e costumi ben realizzati. Buona la regia, che sebbene
penalizzata da una fotografia leggermente sgranata ed imperfetta
regala momenti degni di nota, sfruttando i numerosi pregi del film e
glissando abilmente sugli altrettanto numerosi difetti. Se si fosse
trattato di una pellicola americana, forse, l'avrei giudicato senza
infamia e senza lode. Da televisione. Ma, visti i recenti insuccessi
italiani e le brucianti delusioni in cui gli amanti del genere sono
incappati, il risultato complessivo è davvero notevolissimo. E il
finale, inoltre, sorprende anche con un intelligente e amarissimo
rovesciamento. Da vedere, per riprendersi dall'ultimo fiasco di
Argento e per continuare a seguire gli sviluppi del cinema nostrano.
Fairytale è la dimostrazione concreta che, evidentemente, c'è
speranza!
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