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Mr. Ciak: Enemy, Dove eravamo rimasti, Ritorno alla vita, Magic Mike XXL, Reversal, A Royal Night Out

Creato il 07 ottobre 2015 da Mik_94
Mr. Ciak: Enemy, Dove eravamo rimasti, Ritorno alla vita, Magic Mike XXL, Reversal, A Royal Night Out “Ti hanno mai detto che sei tale e quale all'attore di quel film?”. Una domanda come un'altra e la giornata di Adam, mite professore, prende una piega surreale. Recupera i film in cui il suo doppio famoso ha lavorato come comparsa, e si intrufola, pian piano, nelle giornate di quell'aspirante stella che vive di rari ingaggi e delle motivate gelosie di una compagna in dolce attesa. Tanto il primo è modesto e abitudinario – stesse spiegazioni a scuola, farneticazioni a proposito di equilibrio e caos -, tanto il secondo è continuamente in cerca di stimoli: se la compagnia della moglie non dovesse bastargli, nella tasca della giacca ha la chiave di un club esclusivo à la Eyes Wide Shut. Enemy – chi è il nemico di chi si scoprirà solo alla fine – è un altro film dell'ottimo Denis Villeneuve che, in attesa di vedere quel Sicario che sta conquistando i più, ho finalmente recuperato. Due è il numero magico. Perché due sono i Gyllenhaal – identici, anche se la differenza tra loro è nello sguardo: ora basso, ora sfrontato – e Enemy, ispirato a un romanzo di Saramago, è il suo secondo film che guardo dopo Prisoners. Il secondo girato in lingua inglese; il secondo con quel Jake sempre più bravo nel cast. Lì, il suo detective dagli occhi grandi e con simboli massonici sulla pelle era una mezza incognita senza soluzione; qui – convincente e inquieto due volte – ha un ruolo che intriga e confonde al quadrato. Apparentemente tradizionale nello snodo di una trama hitchckockiana, il thriller psicologico del canadese Villeneuve sorprende, però, per una resa all'avanguardia – il montaggio forsennato e la fotografia sgranata – e per una sequenza finale che, quando tutto sembrava avesse un perché, lascia a bocca spalancata; che diavolo di senso ha? In rete, per spiegare quello che è considerato uno degli epiloghi più strani degli ultimi anni, fioccano supposizioni e libere interpretazioni – dalle fantascientifiche alle psicoanalitiche. Come il poster lascia intendere, la soluzione è da ricercare, per me, nella mente: lì, dove si stagliano i grattacieli, un latente complesso di Edipo, l'incapacità dell'uomo contemporaneo di stabilire relazioni durature, la paura dei ragni. Nel mito, creatura a otto zampe metafora di madri e donne: pensate ad Aracne, tramutata in insetto, o a Narciso, ossessionato dall'altro sé stesso riflesso nelle acque del lago. Pensate alla presenza di tre personaggi femminili dall'importanza capillare – l'amante Laurent, la moglie Gadon, la mamma Rossellini – e al “cigno nero” che, nel migliore Aronofsky, in quello stesso lago cambiava il piumaggio. Il tutto, nell'assurdo incubo di essere uguale a Jake Gyllenhaal. (7,5) Mr. Ciak: Enemy, Dove eravamo rimasti, Ritorno alla vita, Magic Mike XXL, Reversal, A Royal Night OutRicki, di giorno cassiera e di notte star su palcoscenici di periferia, non ha più l'età. Per rimediare ai tanti errori, perché non partire dalla famiglia che ha abbandonato? Tra outing, matrimoni e tentati suicidi, cercherà di capire cosa si è persa quando ha dismesso i panni di genitrice. Dove eravamo rimasti è una commedia familiare che, con coerenza, dà il poco che promette. Diablo Cody, che ha perso smalto e irruenza dai tempi di Juno, scrive bene e poco: una trama gradevole e dialoghi convincenti che si concentrano in una prima parte equilibrata per perdersi, poi, in una seconda metà in cui c'è chi, tanto, regge il timone. Se l'ultima mezz'ora scivola a suon di canzoni famose e inerzia, la prima parte – prevedibile, ma non in senso negativo – a sorpresa non è lo show di Meryl, qui scatenata e dalla voce graffiante. Si ha bisogno di lei successivamente, ed ecco che un istrionismo leggendario colma le lacune, ma nelle cene imbarazzanti e nei freddi ritorni all'ovile c'è chi tiene testa a quell'ironico tornado in pantaloni di pelle: Rick Springfield, rocker dal cuore d'oro; l'ex marito Kevin Kline; la figlia Mamie Gummer, a testimoniare che la mela non cade mai lontana dall'albero. Il lavoro di Demme, regista premio Oscar, è nei dettagli; quello della Streep, apparentemente leggera, in quello che non c'è scritto in un copione risicato. Ci si diverte tanto per divertirsi, senza pensare alla stagione dei premi che verrà. E anche quella che per me è la più grande attrice vivente, oggi, può permettersi il privilegio di un'ora d'aria. Per dimostrare che è streepitosa, anche quando riprende fiato. (6,5)
Mr. Ciak: Enemy, Dove eravamo rimasti, Ritorno alla vita, Magic Mike XXL, Reversal, A Royal Night OutScrittore, durante una tempesta, investe due fratelli: uno resta ucciso, il maggiore sopravvive. In undici anni riassunti in due ore – uno dice poche, ma pesano – una nuova compagna e la rinnovata ispirazione, l'amicizia con la famiglia della vittima e il percorso verso il perdono. Ritorno alla vita, dramma esistenzialista del Wim Wenders, ha in copertina il nome di un regista di richiamo e un cast che ha subito attirato la mia attenzione. Ambientato in una America luminosa e candida, affronta un tema diffuso e angosciante: neanche il mese scorso, in un paese vicino al mio, è accaduto infatti qualcosa di simile. Un padre di famiglia, di ritorno dal mare, ha ucciso sul colpo una quindicenne che, in quel momento, attraversava la strada per cercare il suo gatto. A casa mia, ci siamo disperati. Nell'ultimo Wenders, il senso di colpa si percepisce ma non trova valvola di sfogo. Dilatato in decenni che mostrano i protagonisti sempre uguali, una peba che va attenuandosi piano. Film raffinato, ma emotivamente costipato, è una parabola discendente di dolore e dolori che non convince quando si parla, soprattutto, di quello vissuto da Tomas – impersonato da un James Franco con un piglio che varia poco, e dal sornione all'annoiato. Apatico anche il resto del cast: una Gainsbourg svuotata, una McAdams che fa da comparsa. Lui scrive e rimugina. Lei disegna a qualche volta piange. Pensierini elementari, per un film essenziale: delicato, con il rischio di essere impalpabile. Si patisce molto la prima ora, che scorre lentissima, ma poi si fa perdonare per il legame sottile tra il protagonista e il bambino, ora adolescente, che riuscì a salvare. Parlando di come uno sfortunato attimo possa stravolgere la vita, il film dura una vita - o così sembra, autoriale e sonnolento - e non resta per più di un attimo. Supportato da un'eleganza che non lascia l'occhio indifferente e attutito dalla neve che cade. (5,5)
Mr. Ciak: Enemy, Dove eravamo rimasti, Ritorno alla vita, Magic Mike XXL, Reversal, A Royal Night OutQuando il 2015 ha già mostrato quanto sia cattiva l'idea di realizzare sequel senza utilità di film di grande successo, a farmi cambiare idea è l'arrivo del secondo capitolo di un film che, qualche anno fa, non mi era piaciuto. E non perché fosse essenzialmente intrattenimento per signore – il pubblico diviso, la puntuale scusa del “non è per te” vale solo per i film brutti – ma perché Magic Mike, storia di un manipolo di spogliarellisti alla ricerca di un posto nel mondo, diretto da Soderbergh e impreziosito dalla performance di un McConaughey già in odore di Oscar, aveva un'infondata parvenza di autorialità e la scusa del sogno americano. Con la perdita di centralità, spazio allora per una dimensione corale in equilibrio, cameratesca e rilassata, e a sketch comici su sogni segreti e su quello che le donne, in cuor loro, vorrebbero: si ride di gusto con Manganiello che, mentre i Backstreet Boys cantano in sottofondo, tenta di sedurre la cassiera dell'autogrill o con gli accenni, in pista, alla Vogue di Madonna. Magic Mike perde così per strada un grande coprotagonista, un (quasi) grande regista, ma sorprendentemente ne guadagna di sveltezza, allegria e onestà. Apre le porte a qualche personaggio femminile – la maitresse Jada Pinkett Smith, l'imbarazzata Amber Heard, la casalinga Andie MacDowell – e, coi personaggi in crisi e in procinto di appendere il perizoma al chiodo, ha tutta l'aria di un amichevole viaggio on the road, gaio e mascolino insieme, in cui nobile missione della squadra di Channing Tatum è regalare un sorriso a signore tristi. La trama – gli stripper noti diretti a una convention – è ridotta all'osso, ma ammicca e allude senza pretese. E c'è una specie di poetica in quello che fanno, sapete? Un conto è l'amore, un conto è il sesso: altro paio di maniche l'essere desiderate, coccolate, la vanità risvegliata per un po'. Perciò, mariti indaffarati, non siate gelosi di questa commedia danzereccia, con meno carne in mostra e più coreografie, con meno distrazioni e più voglia di svago. (6,5)
Mr. Ciak: Enemy, Dove eravamo rimasti, Ritorno alla vita, Magic Mike XXL, Reversal, A Royal Night OutUna giovane donna schiava di un predatore sessuale. Uno scantinato che è la sua prigione da due anni. Non ci è dato sapere come abbia trascorso il tempo all'inferno: Reversal – a ottobre anche al cinema – parte lì dove l'horror trazionale finisce. Nei primi cinque minuti, la protagonista si ribella al suo aguzzino: lo ferisce, ma non scappa. Legandolo con un cappio, si lascerà condurre in una ricerca nel cuore della notte: un radicato senso di colpa la spinge ad agire, e ci sono altre prigioniere che hanno bisogno di lei. Nel film, che parte con un incipit spiazzante e dopo si perde, la bella Eve scoprirà che ci sono vittime e vittime, traffici di donne e che, per ogni guardiano dello zoo, c'è un cacciatore in agguato. Ma gli eterni dubbi legati alle scream queens di ogni dove non solo restano ma si duplicano e, dopo un prologo serissimo, la piega che prende convince e non. Come nell'ultimo dramma dei Dardenne, si procede porta a porta, casa degli orrori per casa degli orrori, in un gioco di ruolo manovrato dall'alto, forzatamente, e con regole nebulose. Neanche l'elaborato montaggio – con filmini delle vacanze mirati a spiegarci l'identità dei personaggi – serve a dare spessore a ciò che l'esiguo minutaggio toglie e a ciò che svolte non condivisibili annullano. Un horror, in cui la ragazza di turno è più forte di cattivi di passaggio, da prendere così com'è. Caratterizzato da una regia curatissima e aiutato dalla buona prova di Tina Ivlev, protatonista “bad ass” con un complesso dell'eroina esagerato, si rifà a un certo cinema degli anni settanta – è, infatti, un “rape e revenge” al contrario e una variante dei funzionali thriller on the road – e diverte un po' nel viaggio, con la durata contenuta, i personaggi tagliati con l'ascia, promettenti sequenze d'apertura destinate a non avere sbocco. (5,5)
Mr. Ciak: Enemy, Dove eravamo rimasti, Ritorno alla vita, Magic Mike XXL, Reversal, A Royal Night OutSul finire di Il discorso del re, Giorgio VI sconfiggeva balbuzie e pregiudizi, diventando idolo di un popolo inglese pronto a combattere. Con un salto nel tempo, la guerra è finita. In strada, si è pronti a festeggiare calorosamente e, nei pub, tutti aspettano un nuovo discorso: cosa avrà da dire questa volta il re che, nel frattempo, è diventato padre di due figlie adolescenti che strepitano per unirsi ai cortei? A Royal Night Out parla della notte più avventurosa ed eccitante nella vita di Elisabetta e Margaret: la prima, sovrana longeva e fortunata, al tempo assennata e timida, trascorrerà le ore lontane dal Palazzo aggrappata al braccio di un romantico disertore; la seconda, sciocca e infantile, si metterà spesso nei pasticci, tra bordelli e bevute. Mentre Hooper cede metaforicamente il testimone al valido Julian Jarrold, con le attenzioni di turno che passano dai genitori alle figlie, mamma e papà diventano Emily Watson e Rupert Everett. La maggiore delle loro eredi, invece, un'adorabile Sarah Gadon: e quanto è bella la musa di Cronenberg in una commedia retrò a ritmo di charleston, con il caschetto castano? Merito di una sceneggiatura vivace tra verità e invenzione, d'altronde in perfetto stile british, e di una confezione meno patinata che nei tradizionali mondi BBC. Diverte, a tratti, con i guai e gli imprevisti di una notte in assoluta libertà, e poi intenerisce con la storia della futura regina e del soldato di belle speranze destinata, forse, a finire all'alba, proprio come piace a noi. Era il 1945 e, durante l'ultima puntata di Miss Italia, qualcuno avrebbe potuto suggerire questa data all'imbarazzata - e imbarazzante - Alice Sabatini: era così forte la gioia, infatti, dopo anni di dolore. Erano così emozionanti e belli i giovani in festa, con i sorrisi amplificati dopo i troppi dolori. (7)

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