Siccome penso che per un po' non farò recensioni (mi sto annoiando parecchio con il libro attualmente in lettura e non riesco a appassionarmi alle scarsissime vicende dei suoi antipatici personaggi - tanto per non fare nomi, "Il piccolo amico" di Donna Tartt), dedicherò un post al mio amico Ginkgo Biloba of Cavour Gardens, un decorativo gentiluomo di cui ho scoperto recentemente la doppia vita. Ammetto che sono parziale con lui, ho una grande ammirazione per la sua virile bellezza, per l'eleganza con cui cambia colore con le stagioni e con la luce, per la grazia sensuale con cui si
spoglia, la dignità con cui occupa la sua posizione così visibile e centrale, per il design geniale delle sue foglie a ventaglio. Insomma posso anche dirlo, patentis verbis: ho una cotta per lui, un innamoramento senza speranza di essere ricambiata ma non per questo meno romantico. E che non si è incrinato quando ho scoperto che nei suoi rami così accoglienti e sereni nasconde un segreto abbastanza
agghiacciante: è un mostro mangiapalloni. E' un segreto che di solito riesce a nascondere, ma d'inverno, quando è costretto a mostrarsi nudo a tutti, neache la bellezza dei suoi rami basta a farci dimenticare la crudeltà di quei palloni trattenuti contro la loro volontà. Ma io che tanto lo ammiro sono riuscita a vedere un lato positivo anche nel suo vizio: i bambini che frequentano i suoi giardini hanno riscoperto un gioco desueto, seppellito nei ricordi di antichissime estati in campagna trascorse cacciando nidi, la fionda. E sono diventati abilissimi. Da grandi, nessuno di loro sarà disoccupato. Saranno cacciatori di palloni a pagamento o terranno corsi di fionda a bambini dalle dita smemorate. E tra poco Sir Ginkgo si rivestirà e ci farà dimenticare tutto nella sontuosità della sua prossima, verde mise primaverile.