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- Scritto da Lorenzo Bianchi
- Categoria principale: Le nostre recensioni
- Categoria: Recensioni film in sala
- Pubblicato: 17 Novembre 2015
Dopo Robert Downey Jr. e Benedict Cumberbatch, Ian McKellen. Dopo Guy Ritchie, Bill Condon. Ma nessuno si aspetti una continuità, qualche similitudine, ammiccamenti vari: nulla. Mr. Holmes – Il mistero del caso (presentato a Berlino 2015) irrisolto è lungi dalla scanzonata e postmoderna versione di Ritchie, come dalla stratosferica serie tv con Cumberbatch, anzi, quasi neanche sembra Sherlock Holmes.
Bill Condon, infatti, decide di portare in scena un investigatore anziano, che vorrebbe godersi la tranquillità della sua fattoria sulla costa britannica. Ma l'incontro con un ragazzo, Roger (Milo Parker), figlio della governante (Laura Linney), lo costringerà a tornare nel suo passato, a quell’ultimo caso, mai risolto, sepolto nell’oblio della sua memoria fallace.
Semplice. O meglio, elementare. La pellicola di Condon è infatti un percorso nostalgico e a tratti poetico che tratteggia l’ipotetica anzianità di uno Sherlock Holmes senza cappello e senza pipa (che, a suo dire, sono idee bislacche e romanzate dell’amico Watson). Nel ruolo, Ian McKellen è impeccabile e le doti dell’attore non si scoprono certamente ora, ma è proprio il suo personaggio a essere scritto in modo tale che potrebbe trattarsi di un uomo qualsiasi, di un investigatore qualsiasi. Non basta certo un forzato “fai quella cosa” (ossia saper fare deduzioni azzeccate, solo guardando da dove viene una persona, cosa ha fatto e perché lo ha fatto) per regalare il fascino e il carisma che un personaggio come Holmes dovrebbe evocare.
Il rapporto dell’investigatore, ormai scrittore, con il giovane Roger, che vorrebbe seguire le sue orme in tutto e per tutto, è apprezzabile, come del resto la regia, ben curata anche a livello fotografico e in grado di regalare sequenze particolarmente godibili. Il vero problema è una sceneggiatura non sempre convincente, a tratti eccessivamente verbosa e prolissa che si concentra poco sulla caratterizzazione dei personaggi e si perde in futilità, portando a qualche sbadiglio di troppo e a un interesse intermittente. Occasione sprecata per Condon, che non sfrutta a dovere l’aura di un personaggio grande come Sherlock Holmes, rendendolo un uomo qualunque.
Voto: 2/4