Magazine Cinema
di Jaco Van Dormel
con Jared Leto, Diane Kruger, Sarah Polley
Canada, Belgio, Francia, Germania, 2009
genere, fantascienza
durata, 138'
Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, ma "Mr Nobody" –terzo lungometraggio di Jaco Van Dormael–, non è ancora uscito in Italia, sebbene sia stato accolto più che positivamente dalla critica internazionale –ha vinto ben sei premi Magritte e il premio Osella– e dal pubblico, –che lo ha premiato con la vittoria agli European Film Awards–.
Grazie ad una serie infinita di virtuosismi registici ed esercizi di bravura –talvolta quasi barocchi–, la pellicola vive in bilico fra generi di natura assai differenti –drammatico, fantascienza, sentimentale–, divertendosi a interrogare e sconcertare lo spettatore su questioni filosofiche e ontologiche.
Abilità di Van Dormael (a cui si devono regia, soggetto e sceneggiatura) è stata l’aver saputo affrontare tematiche profonde in un’opera scevra di qualsiasi intento pedagogico e didascalico. Traguardo notevole, specie considerando che la stesura del progetto, durata ben sei anni, è stata influenzata da teorie fisiche e scientifiche –più o meno accreditate–, come la teoria del caos, l’effetto farfalla, il piccione di Skinner e il continuum spazio-temporale. Tra queste, protagonista è l’interpretazione a molti mondi –uno dei più fortunati esiti filosofici della meccanica quantistica–, cui viene ricondotta la vicenda del protagonista, e in accordo con la quale la storia si sviluppa seguendo percorsi paralleli e contingenti.
Nel lontano 2092 Nemo Nobody (James Leto) ha 117 anni ed è l’ultimo essere rimasto sulla terra dopo che la razza umana ha raggiunto l'immortalità.
Dopo esser stato ipnotizzato dal dottor Feldheim, l'uomo ripercorre le proprie esistenze, focalizzandosi in particolare su tre momenti cardine di ciascuna di esse: i nove, i quindici e i trentaquattro anni, quando cioè si trovò a dover fare i conti con la separazione dei genitori, col primo amore e con la vita adulta.
Per uno strano scherzo del destino Nemo viene al mondo conscio dei possibili esiti di ogni sua scelta, illustrata con viva chiarezza in una melodica polifonia visiva.
Per ogni vita una donna, e per ciascuna donna, un colore. A Jeanne (Linh Dan Pham) è associato il giallo, cromia del lusso che accompagna la ricerca di indipendenza di uno dei possibili Nemo, a Elise (Sarah Polley), altra eventuale compagna di vita, il blu, colore che ben caratterizza la depressione di cui la donna soffre e la disperazione con cui Nemo si trova quindi a dover convivere, mentre la dolce Anna (Diane Kruger) è il rosso: la passione, l’amore vero.
Tanto alla nascita quanto sul letto di morte Nemo si trova in un ambiente candido, in una sorta di mondo latteo, simbolicamente indicante le infinite possibilità coloristiche contenute nello spettro visibile del bianco.
Sebbene non rispettoso di un'ortodossa scansione temporale, la bellezza di Mr Nobody sta nell'originalità dei messaggi delicatamente suggeriti.
Anche per questo motivo non sarebbe del tutto erroneo definirlo una saga: non solo la durata –141 minuti–, ma anche la presenza di immagini e temi ricorrenti lo suggeriscono.
Più che di un novello Sliding doors l’opera in questione ha un sapore pirandelliano, con Nemo, (nessuno in latino), che è al contempo uno, nessuno e centomila.
La polifonia narrativa della pellicola è emblematica della considerazione del cinema più volte palesata da Jaco Van Dormael: strumento che incarna in sé le infinite possibilità contenute solo in potenza in ogni attimo della nostra vita.
Ogni singola esistenza è caratterizzata da elementi suoi propri che la differenziano dalle altre, senza che ciò intacchi una fluida coerenza visiva d'insieme.
Erica Belluzzi
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