Si inizia dal pizzo, tessuto cardine della femminilità: ancora una volta viene dissacrato, rivoluzionato, ripensato. I
La forma ad “A” e gli anni Sessanta sono la nuova passione del marchio. Per riproporli con spirito moderno, si è ricorsi a una fantasia a “fulmine”, tra un cartoon vintage e un quadro astratto. Il risultato è una serie di righe asimmetriche spezzate che diventano anche un disegno a stella. Come fari puntati sul tessuto, proiettano ombre color banana o acquamarina, illuminando mini-abiti e gonne dalla linea netta e dai toni accesi.
Il jersey, fin dall’inizio un must per MSGM, questa volta vive di contrasti tra i colori: gli capi si intrecciano, si mischiano e si compongono scambiandosi i toni come in una partita a scacchi.
Novità assoluta di stagione è l’introduzione di una lavorazione a strisce della seta: si tratta di una fettuccia simile ai documenti cartacei destinati alla cancellazione, quelli che vengono tagliati in barre sottili per oscurarne i contenuti. Il tessuto è stato prima colorato tie-dye e poi ritagliato fino a costruire pannelli degradé per bustier, gilet e micro gonne.
Una fantasia di farfalle, infine, viene rielaborata in due versioni diametralmente opposte: micro, creando un pattern quasi da tappezzeria, o macro, con un effetto di macchie aerografate, usato anche per le creazioni lunghe a pannello.
Accanto alla presentazione della collezione, la videoinstallazione “Hey You Little Girl”, un progetto visuale girato dal giovane film-maker Nikolas Grasso, ispirato al blog The Selby, che ha coinvolto un gruppo di redattrici di moda italiane nella reinterpretazione dell’estetica MSGM e delle nuove esigenze del mercato della moda.
Sulle note di una recente canzone di Julian Casablancas, “Little Girl”, in collaborazione con Danger Mouse e Sparklehorse, a ciascuna di loro è stato chiesto di esprimersi, in completa libertà e tra le mura della propria dimora, interpretando con il corpo, con gli abiti, con la luce, con l’arredamento e con il ballo il proprio stile.
Il risultato è una videoinstallazione multipla che usa l’estetica come fosse una voce, un coro, una polifonia di spunti per capire a che punto sono arrivati la contemporaneità e, di conseguenza, il sistema moda.
L’obiettivo è rappresentare il modo virale di internet di oltrepassare i confini della classica sfilata o della solita boutique per arrivare dritto, aggirando ogni ostacolo possibile, tra le mura domestiche e, allo stesso tempo, analizzare l’istinto e la creatività di una nuova generazione di fashion editor, oggi diventate icone di stile allo stesso livello delle attrici e delle pop star.
Never look back, it’s all ahead, per muoversi verso il futuro, affrontando il presente con la curiosità e la voglia di capire cosa riserva di bello e di interessante il domani.