Questo disco, seppure in cerca di sapori inediti, riprende i timbri e le melodie del miglior post-rock prodotto fin ora, soluzioni non sempre semplici, certamente sperimentali, per niente popolari, almeno da queste parti del mondo sonoro. Chitarre, drum machine, synth, bassi, loop, assenza di voce, inserti elettronici, suonini e delay si mescolano nel colorato immaginario dei MUG (Medium Under Groove) finendo per creare un disco, il loro primo disco, mai banale, con tracce a volte ricche e corpose (Disco pulp, Frequencies), dense di raffinatezza sonora (3 Ottobre), altre volte suggeriscono paesaggi crepuscolari, con una sapienza melodica e una qualità strumentale incapaci di enfasi superflue (Memorie, Roseros). Per essere un album d’esordio, questo Lost transmission ha già un’identità musicale ben definita: effetti, ritmiche crescenti, sovrapposizioni e ripetizioni, piccole trovate che rendono ogni brano interessante. Un album consistente, curato nei minimi dettagli, che ci assicura che anche in questo periodo c’è qualcosa di interessante da seguire nel nostro paese.
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