C’è sempre un senso di leggerezza nelle dichiarazioni di Pepe Mujica, il presidente dell’Uruguay. Riesce a parlare dei grandi sistemi, dei problemi della nostra società con facilità e con altrettanta facilità, spesso, espone le soluzioni. Soluzioni che vengono applicate e non rimangono quindi nel vacuo universo delle dichiarazioni assuefatte dell’equilibrismo politico. Basti guardare al suo Uruguay, che in pochi anni ha saputo creare una cultura solidarista (con il programma Juntos), affrancarsi alle politiche più illuminate sui diritti umani, opporsi all’ingerenza delle multinazionali. Un paese che dopo aver dato protezione e diritti alle coppie omosessuali, chiede ora una chiara liberalizzazione sull’uso di alcune droghe, motivando il dialogo su un tabù che fustiga la società latinoamericana. Sembra essere passato un secolo da quando Galeano doveva fuggire dall’Uruguay golpista, un tempo immemorabile dalle purghe di Bordaberry perché la distanza da quei giorni ad oggi è davvero enorme.
Questa settimana Mujica ha parlato all’Onu e mentre i vari capi di stato latinoamericani si accusavano di torti e screzi, il presidente uruguayano ha rilanciato il messaggio americanista, ricordando a tutti le priorità del sud del mondo, in particolare di questa parte del sud del mondo che deve combattere contro ¨l’economia sporca, il narcotraffico, la truffa e la frode, la corruzione, piaghe contemporanee generate dall’antivalore che sostiene che saremo più felici nell’arricchirci non importa come¨.
Mujica ha parlato di filosofia spicciola, che potrebbe fare storcere il naso ai più. Eppure ha detto cose difficili da ascoltare dalla bocca di un presidente. Con il suo tono calmo, pacifico –antitesi della furia di quell’Hugo Chávez che conquistava l’uditorio con la veemenza delle sue allocuzioni-, l’aspetto dimesso da frequentatore della bocciofila, ha avvertito come ci siamo venduti al dio Mercato, specie di mostro che organizza ogni nostro momento del vivere quotidiano. Non anela, però a un mondo passato. Mujica è un uomo che vive nel presente e che sa che il percorso del genere umano va sempre in direzione del futuro. Non c’è mai nelle sue parole un ricorso al tempo perduto, il sapore della nostalgia dove spesso si rifocillano e si perdono le persone della sua generazione, ma insiste invece su quello che si potrà fare domani. Bisogna stare attenti, bisogna saper scegliere.
Il mondo senza frontiere è uno dei grandi risultati della nostra epoca, ma a poco vale se siamo controllati dai grandi organismi finanziari, dalle banche, dai centri di sicurezza internazionale, se abbiamo perso le nostre libertà individuali. Mujica avvisa anche l’Onu, organismo che languisce nella sua mancanza di autonomia e di potere, incapace di porre freno alle guerre: ¨… l’uomo deve uscire dalla preistoria ed archiviare la guerra come conseguenza del fallimento della politica¨.
Parole sante che, dette da un presidente seppur di uno Stato piccolo, danno speranza a chi vive la propria quotidianità oppresso in un mondo che fagocita l’individuo e l’individualità.
L’Uruguay, intanto, continua a vivere dell’effetto Mujica. Martedì scorso il suo governo ha annunciato la campagna ¨Armas para la vida¨ che si impegna a disarmare la società uruguayana. A chi consegnerà un’arma, verrà dato a cambio un computer oppure una bicicletta, armi –appunto- per affrontare la vita. Cose semplici, di uso comune: il computer per informarsi ed educarsi, la bici per muoversi, fare esercizio, vivere una vita sana. Il tempo per il baratto è di sei mesi, dopodichè entrerà in vigore la legge che prevede una pena da uno a 12 anni a chi porterà illegalmente un’arma. El Comercio di Lima ha pubblicato il testo completo del discorso di Pepe Mujica all’Onu, in formato pdf: http://cde.elcomercio.pe/66/doc/0/0/6/7/0/670651.pdf