E' buffo pensare che io mi sono avvicinata a questo settore dopo essermi laureata in filosofia. Non scienze politiche, economia o legge. Io qualche anno fa mi studiavo i tomi di Scolastica e pensiero transcendentale; Tommaso d'Aquino e la Critica della Ragion Pura.
Eppure un filo conduttore esiste. Studiando filosofia, ci si abitua ad affrontare problemi molto piu' grandi di noi. Per cui non si intravede soluzione. Per cui la soluzione e' forse inaccessibile alla mente umana, e quasi non vale la pena di pensarci su. Ma comunque ci si prova, ingenuamente e ostinatamente, e piano piano si raffina il metodo del pensiero per arrivare a conclusioni sempre meno sfuocate, sempre meno grossolane, sempre piu' consapevoli.
Il lavoro umanitario si confronta con lo stesso abisso. Problemi insolubili, giganteschi, talmente sfaccettati e introcati e inaccessibili che quasi non vale la pena di affrontarli. Che toccano cultura, interessi economici, storia, identita'. Religioni, etnie, risorse minerarie. Valori occidentali, valori universali, il sistema internazionale e la sovranita' degli stati. Gli interessi dei donatori, delle agenzie, dei beneficiari. Le priorita' e le sensibilita' di mezzo mondo. E nonostante sia una battaglia persa, ci si lavora su lo stesso, cercando una soluzione che non arriva mai. Ingenuamente e ostinatamente.