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Multiculturalismo in Charles Taylor /"Teorie su equità e giustizia sociale" (Franco Angeli-editore)/ Note di lavoro (4)

Creato il 23 settembre 2012 da Marianna06

 

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Il prof. Andrea Antonilli affronta dettagliatamente il “multiculturalismo tra identità e riconoscimento”, tema per altro attualissimo ai nostri giorni, del filosofo canadese  Charles Taylor, esperto di filosofia politica e di filosofia delle scienze sociali oltre che di storia della filosofia. Taylor si è formato all’università di Oxford negli anni ’50 e ha provato attraverso i suoi scritti, riuscendoci in parte, ad attrarre  del mondo accademico  sull’imprescindibilità  di fondere la filosofia analitica di scuola anglosassone con quella di connotazione prettamente storica del continente. E molto del suo pensiero a noi pervenuto, nel corso degli anni, è stato influenzato sui temi etici e morali  da quello del filosofo e pensatore francese  Merleau Ponty.

Nel 1991,ormai docente notissimo in tutti gi ambienti accademici e grande divulgatore di scienze sociali, con il suo libro “Il disagio della modernità” ha attaccato la tradizionale tematizzazione dell’identità individuale, propria del liberalismo, che considera fortemente astratta.

Calandosi nel reale, in quella che è la società autentica, fatta di persone, uomini e donne in carne e ossa, con bisogni e desideri, egli parla di quelli che definisce “orizzonti di significato”, termine mutuato a sua volta da Gadamer, che altro non sono che il contesto delle relazioni sociali e di dialogo con gli altri,un contesto comunitario al cui interno sono importantissime le scelte etiche tanto del singolo che della collettività.

Successivamente ricostruisce il percorso del riconoscimento dell’origine della modernità, collegandolo all’eguale dignità degli esseri umani e alla specifica identità dei singoli e dei gruppi (politica del riconoscimento e multiculturalismo, appunto).

L’aspetto problematico del multiculturalismo resta però la difficoltà di tenere insieme il riconoscimento di eguale dignità e rispetto dovuto a ciascun essere umano con quello della identità particolare di ogni singolo gruppo nella propria diversità.

Il primo tipo di riconoscimento, dice Taylor, sotteso storicamente al conferimento dei diritti soggettivi, si è storicamente realizzato nello Stato liberale, da lui criticato, con la neutralità pubblica alle differenze.

Il secondo, invece, sembra richiedere una revisione dei diritti soggettivi e del principio di neutralità per fare spazio alle differenze di gruppo sentite come essenziali per l’identità e l’integrità dei suoi membri.

La tensione tra liberalismo e multiculturalismo nasce, secondo Taylor, da un’interpretazione ristretta del liberalismo dei diritti, che non può conciliarsi con la tutela delle differenze e dei fini collettivi nel momento in cui il primo privilegia, ad ampio spettro, l’individualismo di determinati ceti sociali e li difende.

Se si adotta una versione più ampia di liberalismo, dove alla difesa di alcuni diritti viene associata la possibilità di trattamenti differenziati per gruppi diversi e in posizione subordinata, c’è la possibilità, egli dice, di accordare particolari immunità a minoranze culturali a difesa della loro differenza e integrità.

Resta, tuttavia, per Taylor la difficoltà di riconoscere a tutte le culture eguale valore indipendentemente da considerazioni di merito.

Ma in Gran Bretagna e negli Stati Uniti, alla prova dei fatti, quando si sono creati autentici laboratori sociali, che hanno fortemente privilegiato il multiculturalismo, i risultati sono stati  spesso quasi sempre deludenti.

Il che dimostra, innanzitutto, la difficoltà di passare dal teorico al pratico oppure, quanto meno, di continuare ad approfondire questa pista di ricerca, tenendo presente che immigrazione e meticciato sono, oggi giorno, quasi ovunque nel mondo, realtà che pongono domande e chiedono urgenti risposte serie.

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

9788820401078g


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