Giuseppe Granieri, in un articolo pubblicato su «La Stampa» all’inizio di questo mese che analizza la situazione attuale e le possibili tendenze della transizione dalla carta al digitale, apre riportando una frase di Earl Wilkinson: “Noi in qualche modo siamo ossessionati dall’idea della carta opposta al digitale”; tesi che il sottoscritto sostiene da anni avendone parlato a più riprese sin dal 2009.
Sul tema KPMG, nota società internazionale di consulenza, ha pubblicato l’estratto di una ricerca che ha raccolto le abitudini di consumo dei diversi media in 9 diverse nazioni. Il rapporto evidenzia come vi sia un insaziabile appetito per i media in generale da parte delle persone e come nel complesso i “new media”, il digitale, non abbiano sostituito gli “old media” ma si siano affiancati sia in termini di tempo, che di conseguenza cresce come emerge da numerose altre ricerche sul tema, che in termini di attività, generando quello che viene raccolto nella definizione di multitasking.
I dati emergenti dallo studio suggeriscono che, mentre vi sono buone ragioni per esaminare l’aumento dei media digitali e sociali, la grande popolarità e la portata dei media tradizionali non deve essere trascurato.
Sono cinque i punti che le conclusioni del rapporto evidenziano come aspetti prioritari sui quali intervenire:
- Capire il consumatore. Le aziende il più volte non riescono a generare ricavi sufficienti dal contenuto che forniscono perché non offrono l’esperienza multimediale che i consumatori stanno cercando.
- Creare un nuovo modello pubblicitario. I media tradizionali, imprese quali gli editori di riviste di fascia alta, non possono più rimanere come semplici intermediari come avviene attualmente ma devono fornire agli investitori pubblicitari le metriche del lettore che facilitino una relazione uno-a-uno.
- “Abbracciare” il nuovo mondo. Le aziende dei media tradizionali hanno necessità di continuare ad abbracciare digitale ed evolvere i propri modelli di business per garantire il mantenimento delle loro posizioni di forza come newsbrand.
- Ingaggiare i digital multi-tasker. Associandosi con le aziende tecnologiche in grado di trasformare l’esperienza del ‘secondo schermo’ per arricchire l’esperienza sia di consumatori che inserzionisti, combinando la portata del contenuto trasmesso con l’interattività online.
- Trovare nuovi sistemi ed innovare per rendere l’online di valore come l’offline.
David Elms, Head of Media KPMG UK, spiega che: “ Non si tratta di sviluppare una strategia aziendale digitale ma di sviluppare una strategia di contenuti che si estendono a tutti i media ed ai canali digitali”.
L’infografica di sintesi dei risultati sulle attività maggiormente effettuate nell’ultimo mese, sia online che offline, mostra come attualmente nella stragrande maggioranza delle nazioni esaminate la lettura di un quotidiano tradizionale supera quella del corrispondente online.
La strada è fatta di convergenza e crossmedialità. Il futuro è ibrido.
“Bonus track”: Non buttate via il bambino con l’acqua sporca – “Don’t Throw the Newspaper Out With the Bathwater: Print Media and Generation Y” – da leggere.