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Muoia Berlusconi con tutti i filistei

Creato il 06 agosto 2013 da Albertocapece

caschi_la_casta_con_i_filisteiAnna Lombroso per il Simplicissimus

Nano, triste, patetico, ridicolo, macchietta di plastica, mito finito, parodia di se stesso, squallido, così scrivono i commentatori che un tempo alimentavano la leggenda.

E che cosa dovremmo dire di un intero ceto dirigente che il triste, il patetico, lo squallido tiene in pugno o per attributi che non possiedono?

E che cosa dovremmo dire di un capo dello stato ostaggio che un giorno si e l’atro anche interviene per mitigare, compiacere, smussare, alla fin fine esplicitamente salvare l’autore dell’opera di destabilizzazione istituzionale della macchietta, del malinconico e patetico pagliaccio, tramite doveroso atto di clemenza?

E che cosa dovremmo dire di un paese da anni prigioniero di un incantesimo universalmente dileggiato, ma tenace e persuasivo, nutrito di miti spregiudicati, trasgressivi e sovranamente mediocri, i lelemora i flavibriatori, i fabrizicorona, impuniti e sfrontati anche quando incorrono nelle maglie della giustizia proprio come lui, capace di stabilire un rapporto intimo e profondo e complice con il comune sentire, con un’identità popolare opaca e irriflessiva che rifiuta responsabilità e dovere e ricerca licenza e autoassoluzione?

E che cosa dovremmo dire di un centrosinistra che si è lasciato sedurre dal suo codice comunicativo e dalla potenza del suo linguaggio fino a convincersi e farsi incorporare dalla sua promessa illusoria di un domani ascendente, libero e sconsiderato, licenzioso e dissennato, dove tutto è permesso in nome dell’arrivismo, dell’ambizione, dell’egoismo praticati come invidiabili virtù, dell’arroganza, della brutalità, del razzismo, esercitati come desiderabili valori, della sopraffazione, del disprezzo delle regole, della commercializzazione di relazioni e principi espressi come qualità dei vincenti?

E che cosa dovremmo dire di una stampa che ha trovato la sua ragion d’essere nei suoi vizi, conquistata dall’ammissione alle sue stanze e ai suoi costumi pittoreschi e osceni, acquisita con le stesse modalità delle vituperate veline, annessa tramite pubblicazione per i tipi delle case editrici, grazie a ospitate magnanime con esibizione delle copertine patinate,  irretiti dalla somministrazione controllata di pruriginose intercettazioni e indiscrezioni a orologeria, impiegate sapientemente per distrarre il popolo con forme virtuali e mediatiche di circenses?

Non si direbbe sia proprio finito il Sansone ridicolo, con la bandana sulla calvizie,  che trascina sotto le colonne del  suo tempio personale quelli che lo hanno aiutato ad erigerlo, primo tra tutti il partito un tempo d’opposizione oggi complice e in passato correo del conflitto d’interesse, che non ha bollato e proibito, del reato di corruzione, che  ha finito per imitare, della personalizzazione della politica, che ha invidiato e mutuato, della manomissione delle leggi, che ha consentito e poi favorito, del sabotaggio dell’edificio costituzionale e istituzionale, che persegue con lo smantellamento della Carta e con il mantenimento di un sistema elettorale funzionale alla conservazione delle proprie rendite di posizione e dell’esistenza in vita.

È proprio vero che alle aristocrazie di ieri si sono sostituite le cachistocrazie di oggi, le èlite dei peggiori. Ma proprio in quanto scrematura, costituiscono  una selezione  rappresentativa dell’essere “noi”, popolo ridotto a orda ammansita dal bisogno, dall’accidia, dalla disabitudine a democrazia, diritti e libertà, se ci facciamo trascinare nella rovinosa distruzione del tempio.

 


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