Apple has lost a visionary and creative genius, and the world has lost an amazing human being. Those of us who have been fortunate enough to know and work with Steve have lost a dear friend and an inspiring mentor. Steve leaves behind a company that only he could have built, and his spirit will forever be the foundation of Apple.
Poche righe, esattamente come lui avrebbe voluto, per esprimere l’immenso cordoglio di Apple.
La notizia è di questa mattina: Steven Paul Jobs, meglio conosciuto al mondo come Steve Jobs, muore a Palo Alto all’età di 55 anni, dopo una lunga lotta contro un tumore al pancreas – prima – ed un cancro al fegato, poi.
Le sue condizioni di salute erano già precarie nel 2009, quando per la prima volta, dopo la sconfitta del tumore al pancreas, richiede un congedo medico di 5 mesi, periodo nel quale subisce un trapianto di fegato.
Il suo ritorno alle scene, nel mese di Luglio, lascia però intendere che il suo stato di salute non fosse dei migliori: sempre meno apparizioni pubbliche, sempre più visite mediche, questo fino a Gennaio 2011, quando Jobs richiede un secondo congedo medico dalla durata, questa volta, indeterminata: l’ultima apparizione pubblica del fondatore di Apple risale a Marzo, quando compare a sorpresa sul palco per la presentazione dell’iPad 2.
Di lì le notizie risultano essere confuse: chi parlava di cure riabilitanti, chi parlava di malattia degenerativa, chi parlava di “semplice vacanza”. Voci zittite nel mese di Agosto, quando Jobs decide di dimettersi da amministratore delegato di Apple e di lasciare le redini dell’azienda al suo più fidato collaboratore, Tim Cook.
Un capitano non abbandona mai la sua nave: Jobs resta legato alla Apple in veste di presidente, ma che qualcosa fosse andato storto, ormai, era chiaro. Tutte le voci riguardanti la vita di questo riservatissimo uomo suonavano all’unisono: «Steve non sta bene».
Non un comunicato stampa che ne lasciasse intendere le condizioni critiche, non un’indiscrezione, non un referto medico, niente di niente. Il popolo informatico (e non) ha trovato conferma alle gravissime condizioni di Jobs nella maniera più diretta possibile: apprendendo la notizia della sua morte.
Un genio, che un’amante della filosofia free-as-in-freedom come me ha sempre criticato per le scelte di marketing fin troppo mirate, ma pur sempre un genio: sono di Apple i brevetti del sistema operativo Machintosh, del mouse, della stampante laser, del computer all-in-one, di tante altre cose che non sto qui ad elencare… e, soprattutto, degli smart e dei tablet che hanno segnato la svolta decisiva nel mondo del mobile computing (triste ammetterlo, ma è così): gli iPhones e gli iPads.
Chi l’ha conosciuto sotto il suo aspetto umano parla di un grande uomo, e a me piace credere fosse così.
Non ci sono mai parole per commentare situazioni del genere, ciò che sento di fare al momento è un grosso in bocca al lupo a Tim Cook che, da oggi, ha definitivamente in mano le sorti della grande azienda di Cupertino.
Jobs è stata una delle figure più influenti – forse la più influente in assoluto – in quello che è il mondo informatico, e sarà ricordato per questo. Ci tornerà in mente ogniqualvolta dovessimo vedere una “mela morsicata“. Jobs è Apple, Apple è stata, è, e continuerà ad essere Jobs.
Arrivederci, Steve.