Magazine Cultura

“Muori con me” di Karen Sander: il thriller che in Germania è stato un vero e proprio caso editoriale

Creato il 27 maggio 2015 da Alessiamocci

“Dimenticatevi CSI o Il silenzio degli innocenti, dimenticatevi quello che avete visto in televisione o letto sui libri. Dimenticatevi di tutto ciò che credete di sapere sui serial killer. Perché in realtà non sapete niente. Niente di niente”.

“Muori con me”, il thriller pubblicato nell’aprile 2015 da Giunti Editore, nella collana M, è stato un vero e proprio caso editoriale in Germania, con 120mila copie vendute in soli tre mesi. Tanto che Lo Spiegel, la celebre rivista tedesca, lo ha inserito tra i 5 bestseller del momento.

L’autrice è Karen Sander, docente universitaria che vive in Renania e che ha lavorato a lungo come traduttrice, prima di dedicarsi alla scrittura a tempo pieno.

E pensare che l’intera trama, così come anche i rapporti fra i vari personaggi, si basa su una serie di omissioni: parole e spiegazioni taciute per vergogna, oppure per timore di ricadere nel baratro di un passato talmente angosciante da sembrare surreale.

Ci fosse stata più collaborazione e condivisione di pensieri, molte vite sarebbero state risparmiate, ma, d’altra parte, l’autrice ha “giocato” proprio su questo, nel tentativo di mettere in scena una storia alquanto complessa. Parlo di “tentativo” perché ci sono alcune idee buone ed originali; mentre altre sono già state ampiamente sfruttate e quindi risultano prevedibili.

La coppia investigativa creata da Karen Sander, formata dal commissario cinquantenne Georg Stadler e dalla giovane psicologa Elizabeth Montario, esperta in profili di assassini seriali, funziona a meraviglia. Finalmente qualcuno che si è concentrato sulle indagini, invece di passare tutto il tempo a cercare di descrivere quanto “figo” sia il protagonista. E soprattutto, fra i due sicuramente nasce qualcosa, che va al di là dell’amicizia e della stima reciproca, ma elude anche le trite e ritrite scene di sesso. Insomma, il commissario non ci prova, e questo lo distingue dai suoi “colleghi”.

A Dusseldorf viene ritrovato il corpo di una donna, massacrato e mutilato nel più orribile dei modi. Sul ventre squarciato, viene lasciata una bambola, un messaggio cifrato, che porterà subito a scoprire un segreto di cui nessuno era a conoscenza, nemmeno il marito della vittima.

Al commissario Georg Stadler l’efferato delitto ne ricorda un altro, avvenuto tempo prima, anche se il colpevole è già dietro le sbarre. Il dubbio che in giro ci sia un serial killer lo assale, ed egli decide di chiedere aiuto ad una psicologa, che anni prima, attraverso i suoi studi, era riuscita ad assicurare alla legge un altro pericoloso assassino.

La giovane Liz Montario è in realtà il fulcro, attorno al quale ruota tutto il mistero. La chiave di volta è nel passato della donna, che l’autrice descrive con maestria, attraverso continui cambi di scena e numerosi flashback. Liz ha conosciuto il male da vicino, poiché è la sorella di un pericoloso serial killer, ritenuto ormai morto, che quando lei era bambina aveva ucciso tre delle sue amiche. Alcuni messaggi anonimi, ricevuti dalla donna, la mettono in allarme. “Prendimi”, le chiede una mente perversa che intende ingaggiare con lei una battaglia all’ultimo sangue. Forse il passato di Liz non è poi così lontano, e nemmeno cambiare cognome e rinnegare i fatti è servito a qualcosa. Perché il cerchio si sta stringendo, e ad essere colpite sono le persone a lei care.

La descrizione dei delitti, in quest’opera, è davvero cruda, ma realistica. L’assassino è molto furbo, gioca con la polizia e sfida le forze dell’ordine in continuazione. Non per niente, la task force nominata per dargli la caccia è chiamata “la squadra dello Squartatore”, con un riferimento al ben più noto Jack. Ogni personaggio conosce una parte della storia, e tiene per sé, con caparbia ostinazione, pezzi di verità che avrebbero potuto da subito collimare. Soltanto da metà libro in poi, le carte saranno “messe in tavola”, seppur nella loro drammaticità. Quindi il lettore si chiede come possa una criminologa, che dovrebbe svolgere il suo lavoro secondo coscienza, tacere su argomenti tanto importanti.

Lo stile dell’autrice è diretto e molto semplice. Il romanzo ha una struttura cinematografica, e non è difficile immedesimarsi nelle scene, seppur non vi siano grosse descrizioni.

Il finale è creato ad arte, per far si che vi sia un sequel. A ottobre, infatti, è uscito in Germania il secondo episodio delle indagini della coppia Stadler- Montario, che ha avuto un successo strepitoso.

“Muori con me” è l’esempio di thriller dove il male alberga vicinissimo al personaggio principale, forse mai così vicino, e qui sta la sua originalità.

Per altri versi, invece, è un déjà vu, poiché, nonostante l’autrice sia brava a confondere le acque, non è poi così difficile comprendere come si sia svolta la vicenda.

Ad un appassionato di thriller non la sia fa. Purtroppo.

Sarà perché chi ama questo genere di romanzi, quando legge di incendi, in cui un cadavere non può venire identificato con precisione, inizia a sentire puzza di bruciato.

Questo preclude la sorpresa, ma non ci si può far niente. L’”esperienza” nel campo prende il sopravvento e rovina tutto.

Written by Cristina Biolcati


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :