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Muoversi subito

Creato il 17 ottobre 2010 da Renzomazzetti

MUOVERSI SUBITO

 Non possiamo aspettare di andare prima al governo per presentare un progetto di rinnovamento: bisogna muoversi subito. Per impegnarci in un progetto di rinnovamento della società, e per fare la proposta di mettersi al lavoro per definirlo, non potevamo attendere che, prima, maturassero nei partiti le condizioni per un nostro ingresso nel governo.

Questa esigenza, lo ribadiamo, rimane più che mai aperta. Ma intanto e subito noi abbiamo il dovere di prendere le opportune iniziative, che rispondono a non rinviabili necessità di lotta del movimento operaio e a non procrastinabili interessi generali del paese, anche nell’ambito dell’attuale quadro politico, che, pur con tutte le sue insufficienze, è un quadro profondamente influenzato dagli effetti positivi dell’avanzata popolare e comunista di questi anni, in particolare di quella del 20 giugno. La proposta del progetto nasce anche da una esigenza interna al movimento operaio: quella di evitare che non si comprendano bene le ragioni oggettive, l’obbligo di una politica di austerità, oppure che si corra il rischio di adagiarsi nella quotidianeità, di ausuefarsi al piatto tran-tran del giorno per giorno. Ma nasce soprattutto da una esigenza generale, di tutta la nazione, di avere finalmente un orizzonte diverso e dei concreti punti di riferimento. La fase attuale della

nostra vita nazionale è certo gravida di rischi, ma essa offre a noi tutti la grande occasione per un rinnovamento. Questa occasione non può essere perduta: essa è la più grande, forse, - sia detto senza retorica, - che si presenti al popolo italiano e alle sue più serie forze politiche da quando è nata la nostra repubblica democratica. Sta qui una peculiarità italiana, di questo nostro paese dissestato, disordinato sì, ma vivo, carico di energie, forte di un grande spirito democratico; di questa nostra Italia che è forse la nazione nella quale la crisi è più grave che in altre zone del mondo capitalistico ( e non soltanto in senso economico, ma anche in quello politico, di minaccia alle istituzioni democratiche ), e nella quale, però, sono anche maggiori che in molti altri paesi le possibilità per lavorare dentro la crisi stessa, per farla diventare mezzo per un cambiamento generale della società. La nostra iniziativa non è dunque un atto di propaganda o di esibizione del nostro partito. Vuole essere un atto di fiducia; vuole essere, ancora una volta, un atto di unità, cioè un contributo che sollecita quello che altri partiti per avviare un lavoro e chiamare ad un impegno comuni, che coinvolgano tutte le forze democratiche e popolari. Anche per questo suo carattere e intento unitario, il nostro progetto non vuole essere, io credo, un programma di transizione a una società socialista: più modestamente, e concretamente, esso deve proporsi di delineare uno sviluppo dell’economia e della società le cui caratteristiche e modi nuovi di funzionamento possano raccogliere l’adesione e il consenso anche di quegli italiani che, pur non essendo di idee comuniste o socialiste, avvertono acutamente la necessità di liberare se stessi e la nazione dalle ingiustizie, dalle storture, dalle assurdità, dalle lacerazioni a cui ci porta, ormai, l’attuale assetto della società. Ma chi sente questo assillo e ha questa aspirazione sincera non può non riconoscere che, per uscire sicuramente dalle sabbie mobili in cui rischia di essere inghiottita l’odierna società, è indispensabile introdurre in essa alcuni elementi, valori, criteri propri dell’ideale socialista. Quando poniamo l’obiettivo di una programmazione dello sviluppo che abbia come fine la elevazione dell’uomo nella sua essenza umana e sociale, non come mero individuo contrapposto ai suoi simili; quando poniamo l’obiettivo del superamento di modelli di consumo e di comportamento ispirati a un esasperato individualismo; quando poniamo l’obiettivo di andare oltre l’appagamento di esigenze materiali artificiosamente indotte, e anche oltre il soddisfacimento, negli attuali modi irrazionali, costosi, alienanti e, per giunta, socialmente discriminatori, di bisogni pur essenziali; quando poniamo l’obiettivo della piena uguaglianza e dell’effettiva liberazione della donna, che è oggi uno dei più grandi temi della vita nazionale, e non solo di essa; quando poniamo l’obiettivo di una partecipazione dei lavoratori e dei cittadini al controllo delle aziende, dell’economia, dello Stato; quando poniamo l’obiettivo di una solidarietà e di una cooperazione internazionale, che porti a una ridistribuzione della ricchezza su scala mondiale; quando poniamo obiettivi di tal genere, che cos’altro facciamo se non proporre forme di vita e rapporti fra gli uomini e fra gli Stati più solidali, più sociali, più umani, e dunque tali che escono dal quadro e dalla logica del capitalismo?

-Enrico Berlinguer, le conclusioni al convegno degli intellettuali,1977.

 

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MUOVERSI SUBITO

 

ALL’ ITALIA

Italia, Italia, o tu cui diè la sorte

Dono infelice di bellezza, ond’hai

Funesta dote d’infiniti guai,

Che ‘n fronte scritti per gran doglia porte;

Deh, fossi tu men bella, o almen più forte,

Onde assai più ti paventasse, o assai

T’amasse men chi del tuo bello ai rai

Par che si strugga, e pur ti sfida a morte!

Che giù dall’Alpi or non vedrei torrenti

Scender d’armati, e del tuo sangue tinta

Bever l’onda del Po gallici armenti;

Nè te vedrei del non tuo ferro cinta

Pugnar col braccio di straniere genti,

Per servir sempre o vincitrice o vinta.

-Vincenzo Da Filicaia ( 1642-1707 )


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COMMENTI (1)

Da francodalucca
Inviato il 17 ottobre a 11:29
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Avendone le disponibilita' economiche, bisognerebbe acquistare uno spazio sui giornali e pubblicare questa pagina con le parole di Berlinguer. Sicuramente avrebbe piu' effetto di qualunque comizio di oggi.Rivedere il modello di sviluppo basato sul consumo e non esasperare l'individualismo non sono obiettivi di oggi? Caro Renzo,prova ad inviare una copia al Presidente Rossi e chiedigli come mai non risponde ai nostri messaggi sul suo blog. grazie