e non può essere stato lui a rubare quei cervi, si dice, non si è mai macchiato di un simile peccato e frusta il cavallo per poter arrivare in tempo, per poter chiedere la grazia al re per il padre dei suoi figli, per chiedere di slegare la corda d'oro per un uomo dalle origini nobili finito in miseria a rubare, maledetta quella corda d'oro, lei sarebbe disposta anche a pagarla per liberarlo da quel nodo, e intanto il cavallo corre e solleva terra durante la corsa, accorcia il tempo, e alle porte di Londra Geordie si prepara a morire, e sale gli scalini della forca dentro il cappuccio nero e sente i bisbigli del popolo che lo osserva e la pesantezza della corda sulle clavicole, sente le voci, Geordie, di quella gente disperata come lui, che non ha la forza di potersi sollevare e ribellarsi ma dentro il cappuccio non piange, non una lacrima a tagliare la sua faccia, e il brusio della gente è sempre meno forte e mentre l'ossigeno smette di circolare nel suo corpo, gli pare di sentire la voce della sua amata che urla.È tardi, addio mia dama virtuosa.Federico Orlando
Geordie è un'antica ballata britannica nata intorno al XVI secolo, numero 209 delle Child Ballads, ed esiste in molte varianti. La vicenda di Geordie sembra avere un fondamento storico: si tratta, secondo un'ipotesi, della storia di George Gordon, conte di Huntly, che fu condannato a morte come traditore nel 1589 per essersi ribellato contro Giacomo VI, re di Scozia. Per intercessione della famiglia fu liberato previa consegna di un riscatto; è probabile che Giacomo VI attraverso tale concessione abbia voluto evitare lo scontro con la famiglia di George, da sempre potente alleata della Corona. La ballata esiste in molte varianti. In Italia è maggiormente conosciuta la versione cantata da Fabrizio De André.Fonte: Wikipedia
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