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MURI – Recensione

Da Videogiochi @ZGiochi
Recensione del 21/01/2014

Cover MURI

PC TESTATO SU
PC

Genere:

Sviluppatore: , Remar Games

Produttore: Ludosity

Distributore: Digital Delivery

Lingua: Inglese

Giocatori: 1

Data di uscita: 07/12/2013

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Pro-1Una gemma per i nostalgici... Contro-1... Meno per gli altri

Remake, reboot, remaster, rimandi, spunti e reinterpretazioni varie… Mentre tecnologicamente il mercato del gaming compie passi da gigante senza guardarsi mai indietro, sul versante ludico sembra avere difficoltà a non attingere dai grandi classici dell’epoca d’oro, a quegli archetipi che segnarono la storia; oramai viene difficile rinunciare al nome di un brand, figurarsi rivoluzionarne le meccaniche, si è sempre alla ricerca di quel punto di contatto con il passato, quel feeling di vissuto che infonde sicurezza agli sviluppatori e fa sentire a casa i videogiocatori, eppure sfido chiunque ad essere più “vecchio” di MURI, da poco su Steam. Il titolo indie, ad opera di Remar Games in collaborazione con Ludosity (Ittle Dew), è un run and gun vicino al filone dei Metroidvania, concepito per riprodurre fedelmente l’interfaccia DOS tipica dei giochi per PC degli anni ’80; un lavoro certosino, dagli effetti sonori gracchianti, al motore grafico realizzato in stile EGA, persino i 16 frame al secondo e l’onnipresente menu al lato dello schermo, un trip a ritroso nel tempo che colpirà di sicuro l’utenza più attempata, promettendo di fargli rivivere quelle emozioni distanti qualcosa come 30 anni. La nostalgia è una brutta bestia, nevvero? E MURI sarà stato fedele alla parola data? Di seguito la nostra recensione.

MURI-evidenza

IMPOSSIBILE? NO… MURI!

Come se l’intera esperienza di gioco non fosse sufficiente ad identificare le radici di MURI, anche il comparto narrativo rimanda prepotentemente agli anni ’80, dalla composizione delle schermate d’intermezzo, con caratteri colorati su sfondo nero e pixellosi artwork parzialmente animati, alla trama stessa, così esagerata eppure seriosa, raccontata a morsi, senza un vero e proprio artefatto o uno sviluppo degno di tal nome, lasciando pertanto la possibilità di avventurarsi nei meandri del gioco senza pensieri, o perché no, trovare un nesso tra i vari eventi con la propria immaginazione. La storia ha inizio su una stazione spaziale in orbita intorno a Marte, dove un gruppo di scienziati concepisce una corazza hi-tech, nome in codice MURI, dai poteri “cataclismatici”, che viene indossata dal figlio dei due capi reparto; i governanti della Terra la ritengono però troppo pericolosa, quindi inviano i loro eserciti di robot assassini (?) per eliminare la pericolosa invenzione ed ogni testimone, quando il pianeta rosso scompare improvvisamente. Nei panni di Adwoa, entrata in possesso di un’altra MURI, dovremo far luce sui misteri che avvolgono la tuta e salvare la Terra, nel frattempo devastata dagli stessi robot che aveva sguinzagliato (!?). Molti interrogativi si sollevano facendo un attimo mente locale su quanto appena letto, ma anche dopo colpi di scena e plot twist più o meno prevedibili ed un finale biblico, non sentiamo affatto di dover criticare un copione che sembra quasi strizzare l’occhio a Evangelion, non perché di poca importanza ai fini del gameplay, non perché parte integrante dell’operazione nostalgia intrapresa dagli autori del titolo (all’epoca erano numerosi i giochi che puntavano parecchio “in alto” quando si trattava di dare un senso al tutto), ma perché complessivamente la storyline funziona, nel suo essere diretta e minimale riesce a risultare più interessante di tanti filmati in CGI di recente memoria. Certo, abbiamo dato per buono qualunque cosa ci venisse propinata a schermo, ma di rado ci era capitato di trovare racchiusi nello stesso file power-suit, robot, mondi alieni, spettri e genesi planetarie, materiale sufficiente a mandare in calo di zuccheri qualunque patito di sci-fi.

Tastiera alla mano (si può ricorrere al pad, ma sarebbe un’eresia), la campagna di MURI è composta da 4 capitoli, a loro volta suddivisi in 5 livelli; sin dal primo avvio si potrà selezionare quello che si preferisce, tuttavia per ovvie ragioni consigliamo di partire con ordine, in modo da prendere confidenza con i comandi ed abituarsi alla curva di apprendimento, dolce ma implacabile, lo scarto tra uno stage e l’altro è evidente. Restando in tema, non temete un tasso di sfida altrettanto old-school, sono presenti ben 4 livelli di difficoltà per accontentare ogni palato, sebbene lo stimolo sia partire subito dal più arduo, MURI per l’appunto, sarà che i punti quadruplicano… I livelli si sviluppano all’interno di antri simili a labirinti, infarciti di piattaforme, ascensori, barriere da infrangere e pertugi nascosti in cui infilarsi, pullulanti di nemici: il nostro obiettivo sarà farci strada fino alla porta per il piano successivo, fino allo scontro con il boss di turno. Lineare, intuitiva, nessuna sub-quest, puzzle o deviazione di sorta, la formula di gioco verte interamente sull’abilità del giocatore nel riuscire ad orientarsi e a sopravvivere; il ritmo è frenetico, ma anziché sui combattimenti l’enfasi è stata posta principalmente sull’esplorazione, il ché ci ha riportato alla mente il primissimo Duke Nukem. Nonostante il level design piuttosto articolato e i nugoli di robot che infestano ogni angolo, la struttura chiusa delle location impedisce di perdere la bussola ed una volta memorizzati gli elementari pattern arginare le minacce a schermo diventa semplice, fattori che sottolineano l’intento di focalizzare l’attenzione del giocatore sulla ricerca di bonus, vite extra e munizioni; doppi fondi, corridoi nascosti, pareti friabili, il percorso tra lo spawn e il checkpoint non è che la punta dell’iceberg di una complessa rete di stanze segrete, ottime per gonfiare il punteggio e semplificarsi la carneficina.

L’arsenale della protagonista comprende 6 armi da fuoco (anche se potremo saltare in testa ai nemici per infliggergli danno, Mario style), il classico blaster semi-automatico inossidabile e altre tra mitragliatrici, fucili e laser vari, di cui dovremo raccattare munizioni in giro. Trovarne sparpagliate in giro è una bazzecola, i livelli sono tempestati di rifornimenti pronti all’uso, ma la curiosa soluzione di negare la possibilità di cambiare arma, costringendo ad utilizzare sempre quella più potente fino all’esaurimento dei colpi bilancia non poco il battle system. A detta degli sviluppatori, questa “non-feature” è stata implementata per evitare che gli utenti conservino il meglio a loro disposizione per il gran finale, fossilizzandosi sull’equipaggiamento base, vuoi per parsimonia o cupidigia (ne so qualcosa, NdR). Dobbiamo ammetterlo però, dopo il disappunto iniziale, l’idea ci piace e funziona, gli scontri a fuoco diventano ragionati ad ogni sparo mirato con precisione, non c’è spazio per lo spam ignorante, a meno che si ambisca a restare a secco dopo 5 minuti. I controlli e le fasi platform in generale sono invece un po’ rigide, la MURI presenta l’agilità di un blocco di marmo, rendendo alcune azioni particolarmente verbose, ma una volta impratichiti a dovere si riesce e gestirne la mole senza troppi problemi.

Dal punto di vista tecnico MURI è la riproduzione fedele di un titolo per DOS e come tale deve essere preso. Le sole aggiunte estranee al suo periodo di riferimento sono il supporto ai 1080p (meno sgranato di quanto si possa immaginare) e la modalità Turbo, che permette al gioco di raggiungere i 32 frame al secondo contro i 16 standard, comodo se non si è abituati alle animazioni scattose imposte dalla piattaforma, sebbene si perda parte della “magia”. Per il resto veste grafica e colonna sonora sono “invecchiati” benone.

Immagine anteprima YouTube IN CONCLUSIONE
MURI è un titolo intrigante, unico, rivolto ad una cerchia di videogiocatori ben precisa, gli unici che probabilmente riusciranno ad amarlo incondizionatamente scavando nei ricordi, ma che nonostante tutto si presenta come un prodotto completo, accessibile e ricco di personalità, inoltre il prezzo estremamente contenuto non può che incentivare quei curiosi desiderosi di riscoprire le radici del gaming per come lo conosciamo oggi. Difficile muovergli critiche che non tocchino le sue origini fittizie, tranne forse una longevità non esaltante, mitigata da un'ottima rigiocabilità. In definitiva, dategli una chance, non vi serve neanche avere il floppy sempre a portata di mano! ZVOTO 7.5
Voto dei lettori8
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