Murray di tutto il mondo unitevi

Creato il 12 novembre 2012 da Albertocapece

Lo  dicevo alcuni giorni fa: per i repubblicani la rielezione di Obama è un dramma, molto più di quanto non sia una speranza per i democratici. Ce l’hanno messa tutta: montagne di soldi, ricatti, lobby scatenate, integralismo religioso a massimo volume. E c’erano tutte le condizioni: il presidente nero, la crisi che non passa, le molte delusioni che Obama ha dato al suo elettorato. Ma non è bastato perché  l’america bianca, rurale, con la bibbia in mano e tutto quello che vi sta dietro non è più in grado – anche solo per questioni demografiche – di vincere da sola.

L’hanno presa così male che un magnate del carbone tale Robert Murray, ha deciso di licenziare 163  dipendenti prendendo a pretesto la rielezione di Obama. Lo aveva già minacciato in campagna elettorale, aveva costretto gli operai ad applaudire Romney e a versare consistenti contributi elettorali. E alla fine si è vendicato della sconfitta con uno spirito non poi così lontano da quello di Marchionne: s’intuiscono tutte le affinità di un brodo culturale.

La lettera con cui Murray annuncia i licenziamenti (qui) è un vero delirio di sciocchezze e di ipocrisia, di grottesca retorica biblica dietro la quale s’intuisce il pervasivo colore dei soldi. Ma in un punto, in una sola frase dal sen sfuggita illumina lo scenario in cui si svolge la lotta di classe rovesciata: a un certo punto dice scandalizzato “Gli acquirenti hanno messo in minoranza i produttori”. Di certo Murray non dev’essere un appassionato lettore di sociologia o di economia politica, ma il senso è chiarissimo e può essere reso in infiniti modi: la stragrande maggioranza delle persone che rappresentano essenzialmente la domanda ha osato sconfiggere la minoranza  che rappresenta essenzialmente l’offerta. Oppure i poveri hanno sconfitto i ricchi. O ancora e più sconsolatamente: le vacche da mungere non si sono fatte convincere della bontà assoluta della mungitura.

E così via. La cosa che conta e che ci riguarda da vicino è il fatto che le classi dirigenti occidentali dicono democrazia, ma in realtà sempre di più intendono oligarchia, governo effettivo di chi produce beni o il bene per eccellenza che è il denaro. Sebbene siano un piccola minoranza ritengono offensivo essere sconfitti dalla maggioranza. Nascosti dietro teorie economiche che hanno occhi solo per l’offerta, al riparo dietro un sistema mediatico che fa parte esso stesso della minoranza dei “produttori” , grazie al denaro e al ricatto che esso permette, i Murray di tutto il mondo hanno individuato nelle tutele sociali il vero nemico. Esse infatti sono collegate all’idea di diritti e di cittadinanza che a sua volta richiede lo stato. Affamate quest’ultimo, magari con la teoria del debito e avrete affamato la democrazia, preparato il terreno perché gli “acquirenti” non abbiano più voce in capitolo.

E’ la stessa cosa che s’intuisce benissimo quando la Fiat pretende di imporre una propria legalità dittatoriale in fabbrica, negando quella dello stato, anche se queste vicende vengono facilmente annegate dentro un mare magnum di considerazioni che ne nascondono la vera natura. Per fortuna ci sono i pescicani allo stato puro come Murray a chiarirci le idee.


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