Musei e fondazioni. Pubblico o privato? Pubblico e privato?

Creato il 13 ottobre 2012 da Filelleni

L’ultima nata è la Fondazione “Grande Brera” il cui statuto dovrebbe essere pronto per novembre. E’ sorta in mezzo a mille polemiche grazie all’art. 8 del decreto sviluppo (DL 83 del 22/06/2012). L’investimento previsto, di 30 milioni di euro, cui, già sappiamo, parteciperanno, tra gli altri, la Fondazione Cariplo e la Camera di Commercio,  è finalizzato all’apertura del Polo Museale di Palazzo Citterio ed alla costruzione del Campus per l’Accademia nella ex-caserma di via Mascheroni.

L’imput viene da lontano e, manco a dirlo, dal Nord del mondo, dai Paesi anglofoni e dagli Stati Uniti. In Europa l’Olanda ha avviato il processo di privatizzazione dei propri Musei già dalla fine degli anni’80. Da noi già negli anni ’90, con la legge Veltroni, i teatri nazionali sono stati trasformati in fondazioni di diritto privato. Il D.L.368 (20/10/1998) prevedeva che il Ministero per i Beni e le attività culturali potesse costituire o partecipare ad associazioni, società o fondazioni e redigere accordi con soggetti ed enti pubblici e privati (art.10). Nel successivo Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.L. 42 del 22/01/2004) è prevista la gestione diretta o indiretta della valorizzazione dei beni culturali laddove:”la gestione indiretta è attuata tramite concessione a terzi delle attività di valorizzazione, anche in forma congiunta e integrata da parte delle amministrazioni cui i beni pertengono…” (art.115).

Le fondazioni garantirebbero una gestione rapida, veloce;  sarebbero l’unico modo per superare la crisi e l’inevitabile taglio dei finanziamenti che, anche quest’anno, abbatterà la sua scure sul MIBAC (Ministero per i Beni e le Attività Culturali): 50 milioni di euro in meno e Ministri di turno che, fatte salve rarissime eccezioni, non si ribellano, ma subiscono senza levare un fiato qualsiasi ulteriore taglio al loro,  già ridicolo ed infimo, bilancio.

Che i Musei statali troppo spesso non funzionino è sotto gli occhi di tutti. Non è possibile che il museo di Siracusa, inaugurato nel 1988, abbia le sale del secondo piano ancora in allestimento; né che il Museo di Taranto, riaperto al pubblico nel dicembre 2007 dopo decenni di lavori consenta al pubblico la visita di sole quattro (!) sale…”Il piano terreno è cantierizzato…Ah sì..anche il secondo piano è cantierizzato … provi a dare un’occhiata alla piccola mostra sulla policromia delle sime architettoniche a testa gorgonica”.

Né risulta vivace (e non potrebbe essere diversamente) la gestione dei tanti musei nazionali sparsi nelle nostre regioni, soprattutto al sud. Musei che languono, pieni di splendidi reperti e pneumaticamente vuoti di visitatori; Musei dove guide, servizi, progetti continuano a mancare del tutto e dove il rapporto con i territori che essi rappresentano è del tutto inesistente. Musei che, essendo nazionali, rispondono ad un Direttore troppo spesso impegnato anche altrove, con poco tempo a disposizione e soprattutto bloccato da mille legacci burocratici ed amministrativi.

E’ questo lo scenario che dobbiamo difendere a tutti i costi? Non so, forse no. A difenderlo sempre e comunque lanciando grida d’allarme ci pensano già numerosi intellettuali ed addetti ai lavori da Salvatore Settis ad Asor Rosa a Tomaso Montanari, tra i firmatari, proprio in occasione della nascita della Fondazione di Brera, di un accorato appello rivolto al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a Mario Monti ed a Lorenzo Ornaghi. Sulla scia di istanze e di modelli venuti da lontano tutto il settore pubblico -che, purtroppo, troppo spesso presenta macroscopici malfunzionamenti- sembra destinato a scomparire franando. E’ il nostro stesso modello di pubblico che pare destinato a soccombere fatalmente a favore del privato: dalla sanità, all’istruzione, ai Musei. Giusto? No! Direi piuttosto sbagliato. Ma … e se, solo per un attimo, accantonassimo  l’idealismo crociano di cui ancora siamo pervasi a favore di un po’ di Realpolitik?…Nun è peccato…cantava Peppino di Capri cinquanta anni fa.

Certo le Fondazioni non sono la panacea. Antonio Paolucci in un, ormai lontano,  articolo comparso su  Repubblica nel gennaio 2005 (Pubblico e privato nelle fondazioni: chi comanderà?) segnalava con grande lucidità i nodi fondamentali della diatriba: da un lato il nuovo,  ed in taluni casi è da chiedersi quale (?), ruolo che gli addetti ai lavori avranno; dall’altro i probabili condizionamenti che la componente tecnico-scientifica (qualora pure esista) dovrà subire essendo sottoposta ai finanziatori, siano essi fondazioni bancarie o rappresentanze politiche locali o regionali. Nella migliore delle ipotesi, è chiaro, si tratta di operare all’interno di un complesso meccanismo di sinergie.

L’Espresso, 11 ottobre 2012 titola: Lo stato dell’arte, dopo il decreto su Brera è polemica sull’arrivo dei privati da Siena ad Aquileia. Me le prime esperienze sono positive (di Francesca Sironi). L’articolo fa il punto della situazione e cita le fondazioni museali finora sorte una per una.

Se il conteggio è completo, al momento siamo a 11, con Torino indiscussa capitale. Da sola conta ben tre Fondazioni che, inter alia, vedono la partecipazione del Ministero dei Beni Culturali, della Regione Piemonte, di Provincia e Comune di Torino, affiancati da banche quali la Compagnia di San Paolo e la Fondazione CRT (Cassa di Risparmio di Torino). Si tratta della Fondazione Torino Musei, di quella delle Antichità Egizie di Torino , della Fondazione della Venaria Reale. Forse non è un caso che Alain Elkann, il Presidente della Fondazione del Museo Egizio, dal 2001 al 2004 sia stato anche consigliere del Ministro Giuliano Urbani, a suo tempo strenuo promotore della privatizzazione dei Musei.

In Lombardia, oltre alla nascenda Brera, sono le Fondazioni Bergamo nella storia  e Brescia Musei (nata nel 2003 come SpA per volontà del Comune di Bresciasocio di maggioranza – delle Fondazioni CAB e ASM e della Camera di Commercio); in Friuli è la Fondazione Aquileia (MIBAC,  Regione Friuli Venezia Giulia, Comune di Aquileia, Provincia ed Università di Udine. Arcidiocesi di Gorizia); in Veneto quella dei Musei Civici di Venezia (unico socio il Comune di Venezia) ; in Romagna sono la Fondazione Ravennantica (Comune, Provincia, Arcidiocesi, Università, Fondazione della Cassa di Risparmio di Ravenna e del Monte di Bologna e Ravenna) e quella del Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza (un mix di Enti locali pubblici e di aziende private che dal 2002 ha in gestione il Museo); in Toscana la Fondazione dei Musei Senesi (43 musei per un unico sistema); a Roma c’è il Maxxi. Sotto il Maxxi il vuoto…

A sud di Roma a cartina de L’Espresso è inquietantemente muta. Il color verdino, scelto per lo sfondo, domina incontrastato …. Nord e centro-nord 12 a zero mi verrebbe da dire … e provate, per pura curiosità, a cliccare, a caso, uno dei diversi siti indicati sopra … Solo facciata? Pura estetica? Nella già ricordata lettera indirizzata a Giorgio Napolitano, Mario Monti e Lorenzo Ornaghi si esprime timore per il contagio che il progetto di Brera potrebbe tirarsi dietro … Sì certo mezza Italia, al momento, non sembra contagiata, e, in mancanza di grandi banche sul territorio e della estrema difficoltà di creare altrettante facili sinergie tra rappresentanze politiche locali, è destinata forse a rimanerlo a lungo … ma siamo proprio sicuri che questa mancanza di contagio sia un bene?

Elle



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