Museo del violino, anche ad Arvedi si può dire no. No al progetto di città calato dall’alto, no alla cultura ispirata dai soldi. No, perché la povertà c’è e la città è di tutti

Creato il 05 febbraio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

L’incontro di ieri sera organizzato da Partecipolis consolida le idee di chi non accetta che una città intera si mobiliti e si dia un programma solo perché un modello politico e culturale viene calato dall’alto precisamente dall’industriale-editore Giovanni Arvedi. Egli fa costruire un museo del violino e lo regala al Comune, tramite un giuoco di quote e fondi che ancora non è chiaro tramite Fondazione detassata omonima dell’industriale, e di conseguenza la città deve adeguare il proprio progetto politico e culturale drenando tutte le risorse per inserire quel museo in un contesto di innaturali e indebite sinergie, con un marketing asfissiante per trascinare cinesi, europei, americani, cremaschi addirittura a Cremona per vedere i violini? Ma perché?

Il deputato Pizzetti si adopera, ha dichiarato egli stesso in varie occasione, per far ottenere il riconoscimento Unesco di patrimonio dell’umanità al saper fare liutario di Cremona. Altra bella cosa, ottimo, ma Cremona così come nessuna città al mondo appartiene ai liutai. Della liuteria importa agli specialisti, una città è fatta anche di poveri, non solo di ricche o non ricche botteghe di pregiati strumenti ad arco.

Il museo del violino sarà pure una meraviglia ma interessa di più ascoltare musica, o far musica, per radio gratis o su disco a bassa spesa. Non si vede perché genuflettersi al padrone dell’acciaio.

A Cremona, pura follia, ci sono troppe famiglie che non hanno acqua luce e gas: è un caso nazionale che al Comune di Cremona non interessa. E le maggiori forze politiche devono impegnarsi per il museo del violino, risolvendo il problema delle emergenze umane affidandolo alla carità della Caritas, col coordinamento dei servizi sociali dell’assessore Amore che ha detto sì senza discutere troppo già allo stoccaggio Stogit che presenta rischi sismici? Che senso ha che il Comune non si muova secondo il diritto umano dell’accesso all’accesso all’acqua, che nemmeno riconosca questo diritto, che coordini la carità della Caritas e basta???

Lgh non prevede nella propria mission alcuna quota sociale per le emergenze, come avveniva in passato, decenni or sono, quando i distacchi non c’erano o si riattaccava dopo poco tempo, perché la vecchia Aem non doveva “fare profitto”.

Ancora oggi si è costretti ad affermare che la città è dei cittadini e che le istituzioni non esistono per inginocchiarsi a Giovanni Arvedi, dato che tale industriale, importante socio di Siemens Vai,  non ha affatto concordato nulla di chiaro e trasparente con il Comune.


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