Da alcune settimane sto riflettendo su una leggendaria figura in auge nel Giappone medievale: il Musha Shugyo, l'equivalente nipponico del cavaliere errante europeo.
Davvero singolare il cammino di questo genere di Samurai, il cui esempio più lampante è rappresentato da Miyamoto Musashi, il celebre spadaccino autore del "Gorin No Sho" (libro dei 5 anelli).
"Il primo passo, e forse il più difficile, è scoprire il proprio cammino. Nei tempi antichi era naturale accettare con semplicità qualsiasi strada fosse designata dalla nascita. Oggi, con l'aumento della libertà che il mondo consente all'individuo, trovare la propria via dell'illuminazione può essere in alcuni casi più facile, oppure - al contrario - diventare una specie di incubo di decisioni da prendere in uno sconcertante mare di possibilità. [...]
Può essere utile ricordare che trovare la via non è lo scopo ultimo, ma semplicemente il veicolo tramite il quale avvicinarsi al significato dello scopo stesso. La necessità di abbandonarsi totalmente alla via e l'abilità di destarsi alla consapevolezza rivela l'importanza di essere elemento attivo nello schema dell'universo, risultato di ogni via intrapresa. La via è un metodo per la realizzazione e non l'obiettivo. [...]
Storicamente, seguire la via del guerriero all'illuminazione usualmente comporta, ad un certo punto, il mettersi sulle tracce del musha shugyo (guerriero errante). Il musha shugyo rifugge tramite le arti marziali dalle comodità dell'ambiente familiare, e si espone alle esperienze che richiedono risorse e ingegnosità per trovare la chiave della sopravvivenza. [...]
La ricerca musha shugyo del pellegrinaggio potrebbe essere paragonata ad un pellegrinaggio ad un tempio sacro. Appena il viaggio inizia conserviamo nel nostro cuore la consapevolezza che esiste una sola via appropriata alla meta, e ci mettiamo per strada con la certezza e la risoluzione di raggiungere lo scopo. Nel procedere, però, altre strade sembrano acquistare maggior attrattiva, più gradevolezza, o appaiono più brevi. Nella nostra confusione, sembra subito che queste strade si armonizzino meglio con ciò che crediamo dovrebbe essere la via. Invece di seguire la vera via del tempio ci scopriamo poi a vagabondare in tutte le direzioni, disperdendo le nostre energie, correndo dietro a ciò che al momento ci diverte, e sempre perdendo la possibilità di raggiungere il tempio. Insomma non troviamo mai la via di casa.
[tratto da "Ninja - vol. 5" di Stephen Hayes]
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