"Secondo me dovresti ascoltare musica elettronica!".C'è stato un periodo, nel 1977, in cui l'acquisto dei dischi era competitivo, tra me e mio fratello. I pochissimi soldi di cui disponevamo spesso venivano uniti per un disco collettivo - 500 lire per un singolo, 2500/3500 per un LP a seconda che fosse stampa italiana o estera - ma la smania del possesso cominciò presto a farsi strada nelle nostre menti bacate. Per esempio,ricordo "Everyone's a winner" dei London - un gruppo punk in cui militava Jon Moss, in seguito batterista dei Culture Club e fidanzato di Boy George - il 45 giri per cui spasimavo brutalmente: provai a ricomprarlo a mio fratello svariate volte, offrendogli ben oltre le 500 lire che era costato, e questo nonostante i nostri dischi fossero in comune sullo stesso scaffale. Era una questione di semplice possesso, come ho spiegato prima, di poter dire "è mio". Tra l'altro, ora quel 7" "è mio", ne ho comprata un'altra copia nel corso degli anni, ce l'ho pure in digitale, non si sa mai...Io, comunque, avrei dovuto ascoltare musica elettronica, ampliare i miei orizzonti, smetterla di fissarmi col punk, le spille da balia, i vestiti stracciati, i nomi come Rotten o Vicious."Compra i Kraftwerk".Senza nemmeno sapere chi fossero, mi faccio accompagnare da Valerio (avevo dieci anni, dovevo aspettare che mia mamma mi ci portasse), negozio di dischi biellese, e torno a casa con una copia di "Radioactivity". Lo metto sul piatto della fonovaligia di mio zio, l'unica in dotazione per ascoltare i vinili, e scopro che in Germania quattro signori vestiti in giacca e cravatta suonano le tastiere e delle percussioni strane e parlano di radioattività, madame Curie, ohm. È bellissimo, è la seconda rivoluzione della mia vita, dopo quella di "Anarchy in the UK". Dura pochissimo però, a causa di un particolare non proprio secondario: né io né mio fratello (lo stesso che mi aveva spinto ad ampliare gli orizzonti) conosciamo altri nomi di gruppi o artisti di quel genere. La mia collezione finisce miseramente con un totale di un LP, incrementata l'anno successivo dalla cassetta di "Trance Europe Express", sempre dei Kraftwerk, che ci regalano assieme allo stereo nuovo di zecca regalo dei nostri genitori. Nel frattempo, ho comprato il mio primo vero 33 giri punk, "(I'm) Stranded" degli australiani Saints, un capolavoro senza tempo. Mio fratello me lo invidia tantissimo e qualche volta ce lo ascoltiamo assieme dimenticando per quasi quaranta minuti chi sia il proprietario.
"Secondo me dovresti ascoltare musica elettronica!".C'è stato un periodo, nel 1977, in cui l'acquisto dei dischi era competitivo, tra me e mio fratello. I pochissimi soldi di cui disponevamo spesso venivano uniti per un disco collettivo - 500 lire per un singolo, 2500/3500 per un LP a seconda che fosse stampa italiana o estera - ma la smania del possesso cominciò presto a farsi strada nelle nostre menti bacate. Per esempio,ricordo "Everyone's a winner" dei London - un gruppo punk in cui militava Jon Moss, in seguito batterista dei Culture Club e fidanzato di Boy George - il 45 giri per cui spasimavo brutalmente: provai a ricomprarlo a mio fratello svariate volte, offrendogli ben oltre le 500 lire che era costato, e questo nonostante i nostri dischi fossero in comune sullo stesso scaffale. Era una questione di semplice possesso, come ho spiegato prima, di poter dire "è mio". Tra l'altro, ora quel 7" "è mio", ne ho comprata un'altra copia nel corso degli anni, ce l'ho pure in digitale, non si sa mai...Io, comunque, avrei dovuto ascoltare musica elettronica, ampliare i miei orizzonti, smetterla di fissarmi col punk, le spille da balia, i vestiti stracciati, i nomi come Rotten o Vicious."Compra i Kraftwerk".Senza nemmeno sapere chi fossero, mi faccio accompagnare da Valerio (avevo dieci anni, dovevo aspettare che mia mamma mi ci portasse), negozio di dischi biellese, e torno a casa con una copia di "Radioactivity". Lo metto sul piatto della fonovaligia di mio zio, l'unica in dotazione per ascoltare i vinili, e scopro che in Germania quattro signori vestiti in giacca e cravatta suonano le tastiere e delle percussioni strane e parlano di radioattività, madame Curie, ohm. È bellissimo, è la seconda rivoluzione della mia vita, dopo quella di "Anarchy in the UK". Dura pochissimo però, a causa di un particolare non proprio secondario: né io né mio fratello (lo stesso che mi aveva spinto ad ampliare gli orizzonti) conosciamo altri nomi di gruppi o artisti di quel genere. La mia collezione finisce miseramente con un totale di un LP, incrementata l'anno successivo dalla cassetta di "Trance Europe Express", sempre dei Kraftwerk, che ci regalano assieme allo stereo nuovo di zecca regalo dei nostri genitori. Nel frattempo, ho comprato il mio primo vero 33 giri punk, "(I'm) Stranded" degli australiani Saints, un capolavoro senza tempo. Mio fratello me lo invidia tantissimo e qualche volta ce lo ascoltiamo assieme dimenticando per quasi quaranta minuti chi sia il proprietario.
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