MUSICA ASCOLATA: GLI ANNI NOVANTA (SEZIONE JAZZ)
ART ENSEMBLE OF CHICAGO
LESTER BOWIE (tromba, flicorno)
ROSCOE MITCHELL (sax alto, tenore e piccolo)
MALACHI FAVORS (contrabbasso)
DON MOYE (batteria, percussioni).
Gli Art Ensemble of Chicago (A.E.O.C.) sono il gruppo più importante di quell’avanguardia artistica, politica e sociale denominata “ASSOCIATION FOR THE ADVANCEMENT OF CREATIVE MUSICIANS”( A.A.C.M.) fondata e diretta da MUHLAL RICHARD ABRAMS, sodalizio nato allo scopo di promuovere e far incontrare i numerosi giovani neri di talento esclusi dalla possibilità di suonare in pubblico.
“ Trovare un’occupazione tra di noi, piuttosto che essere licenziati da qualcun altro”, ha affermato in una intervista un membro del gruppo (Roscoe Mitchell).
Nei primi anni settanta, Chicago, attraversata da un’imponente immigrazione nera, in maggioranza senza lavoro, era ricchissima di nuovi stimoli e fermenti artistico-musicali. C’era SUN RA, musicista visionario e compositore per “musiche dei secoli futuri”, con la sua SOLAR ARKESTRA; i suoi spettacoli eclettici, teatrali, multimediali, mostravano la predilezione per il polistrumentalismo e per le percussioni africane. C’erano le jam session al Wilson Collage Student dove i saxofonisti più innovativi dell’epoca come Von Freeman (nato a Chicago nel 1922, padre di Chico Freeman), Fred Anderson (della Lousiana, 1929) e Joe Daley (dell’Ohio, 1918) si incontravano con i giovani futuri protagonisti dell’A.A.C.M., per suonare bop e hard bop. C’era l’EXPERIMENTAL BAND, un Laboratorio musicale di Muhlal R. Adams alla ricerca di nuovi linguaggi espressivi attorno al quale ruotavano musicisti come Phil Cohan, Lester Lashley, Malachi Favors, Joseph Jarman, Roscoe Mitchell, Anthony Braxton, Henry Threadgill, Maurice McIntyre, Jack DeJohnette e Steve McCall.
Naturale conseguenza di quell’ambiente, la vicenda e la musica dell’A.E.O.C. è costellata di simboli che richiamano le istanze di liberazione di qualsiasi schiavitù, fisica, morale o ideologica, in uno stile che, distruggendo e ricomponendo tutte le tracce che hanno lasciato i neri nella “Great Black music” in Africa e in America, ritrova il gusto per la vocalità, le percussioni, il movimento, la gestualità, l’energia, l’esibizione di se stessi, la dimensione visiva e spaziale del suono, l’improvvisazione strutturata del collettivo, in una sintesi di esperienze e qualità dei suoi componenti.
Un mito per l'ensemble di Chicago: John Coltrane
Roscoe Mitchell (Sax) è nato a Chicago nel 1940. Pittore, era nella banda militare con Albert Ayler in Germania, poi a Chicago in gruppi bop, hard bop, s’ispirava a Eric Dolphy e John Coltrane.
Lester Bowie (tromba) è nato nel Maryland nel 1941. Nell’infanzia spirituals nelle chiese, poi dopo la banda della US Army, visse a St. Louis dove fece parte delle formazioni soul e R&B (Rufus Thomas e Salomon Burke), dal suono blues “duro” texano, fece anche il clown “on the road” nei carnevali. E’ scomparso nel 1999.
Malachi Favors (contrabbasso) è nato a Lexington nel ’37. Suonò con Andrew Hill, pianista haitiano, con Dizzy Gillespie, Art Blakey, Freddie Hubbard. Un’altra grande perdita per la musica jazz la sua morte nel gennaio 2004.
Famoudou Don Moye (Batterista), nato a Rochester nel 1946. Compì tournèe in Europa e Africa del Nord, come polipercussionista, con Stevy Lacy, compositore e sassofonista.
Il quinto componente il poeta Joseph Jarman, scrittore di testi e di molti brani del gruppo, nonché nel 1965 autore di musica euro-colta con John Cage, è rimasto nel gruppo fino al 1993 per poi ritirarsi a vita privata (rientrato nel 2003, ndr).
Artisticamente il primo nucleo, senza batteria, nacque a Parigi dove Mitchell, Bowie, Jarman e Favors si erano recati nel ’68 ( aproprie spese e senza prospettive di concerti) perché il batterista francese Claude Decloo li informò dell’interesse del vecchio continente per le avanguardie. A partire dall’anno successivo, con l’aggiunta di Don Moye, il quintetto è rimasto immutato fino al ’93.
Nei primi due anni di permanenza a Parigi l’AEOC incise ben 11 LP, tre colonne sonore e compì una serie ininterrotta di concerti, interviste, apparizioni in radio e televisioni, dimostrando l’immediato favore del pubblico europeo. Tornati negli Stati Uniti si sono impegnati per organizzare una cooperativa che fosse il più possibile flessibile, pronta a d intervenire in diverse aree artistiche e nel ’74 una casa discografica indipendente: l’AECO. Questi sono gli anni in cui i musicisti cominciano a compiere individualmente un’enorme e disparata quantità di attività musicali al di fuori dell’AEOC. Nel 1980 la cooperativa diventa una specie di corporation con due segretari e un commercialista, alle dipendenze diretta e instancabile di Don Moye.
Lester Bowie ha più volte sostenuto il rapporto inscindibile tra musica e vita quotidiana. Secondo lui il pubblico americano era il più adatto per gli Art Ensemble of Chicago perché poteva capire il nesso tra la musica e i motivi sociali e storici che l’avevano fatto nascere, come parte integrante della vita e della vicenda di un popolo e non come un evento autonomo e intellettuale.
“Non voglio presentarmi come uomo politico, ma io sono un artista, perciò mi occupo della vita e così deve essere un po’ di politica nella musica, un po’ di religione, e un po’ di humour e molto amore e una sorsata di whisky. Qualsiasi cosa!” (Lester Bowie)
(Alessandro Meroli, Gabriele Corrado, associazione culturale “Il Paese degli Specchi”, Bologna).
Nota bene: aggiornamenti dell’autore.