Regia: Deniz Gamze Erguven
Origine: Turchia, Francia, Qatar, Germania
Anno: 2015
Durata: 97'
La trama (con parole mie): siamo all'inizio dell'estate in un piccolo villaggio della Turchia settentrionale quando Lale e le sue quattro sorelle, appena terminato l'anno scolastico e separatesi dalla loro insegnante favorita, in partenza per Istanbul, decidono di passare un pomeriggio in compagnia di un gruppo di ragazzi giocando innocentemente al mare.L'evento scatena lo scandalo nella comunità locale, tradizionalista e di vedute ristrette, e da inizio ad una serie di eventi che porteranno le cinque giovani a confrontarsi con la dura realtà dei matrimoni combinati e della libertà pressochè assente consentita alle donne, soprattutto se giovani e dalle aspirazioni di indipendenza come loro: riusciranno in qualche modo a vincere le resistenze dei parenti, le imposizioni della società ed un destino che le vede tutte già indirizzate alla stessa, identica vita?
Sono il primo ad ammettere che, probabilmente, per quanto le ami da sempre, non riuscirò mai e poi mai a capire davvero le donne.
Troppo empatiche, troppo sveglie, troppo complicate per le bestie che siamo noialtri, che probabilmente e se siamo fortunati viviamo un periodo sensibile nel corso dell'adolescenza prima di lasciarci di fatto travolgere dagli istinti più selvaggi e primordiali - una cosa del tipo sesso, pappa, cacca, per intenderci -: spesso e volentieri, anzi, cerco di tenermi lontano da qualsiasi spiegazione, e cerco con tutte le forze - attuando anche fughe rocambolesche - qualsiasi rottura di palle da digressioni femminili in agguato.
Eppure, quando mi imbatto in visioni come quella di Mustang, non riesco a capacitarmi di quanto e come sia ancora possibile, ad Anni Zero ben più che appena iniziati, che esistano realtà sociali e politiche all'interno delle quali, di fatto, la donna viva ancora un ruolo da prigioniera, costretta a seguire una strada già scritta a meno di non correre rischi importanti per tentare di vivere la propria vita.
E finisco per incazzarmi, e non poco.
Perchè a ben guardare, perfino nelle nostre realtà "evolute" occidentali, la situazione risulta differente in termini macroscopici ma non microscopici: dal lavoro alla vita privata, infatti, le donne vivono ancora una condizione di sudditanza forzata rispetto all'uomo, in grado di saltare meno all'occhio del destino amaro di Lale e delle sue sorelle ma ugualmente negativa.
Penso alle signore ucraine responsabili delle pulizie nel mio posto di lavoro, che si stupiscono perchè noi italiani aiutiamo a sparecchiare la tavola, o a un sacco di miei amici o conoscenti che, a casa, non alzano il culo dal divano neppure per rifarsi il letto, lasciando le incombenze dei lavori domestici completamente alle loro compagne - una cosa che trovo piuttosto infantile, dato che, se vivessero soli, dovrebbero badare a tutta una serie di compiti con le proprie forze -: nessuno è perfetto, sia chiaro, e l'uguaglianza completa tra i sessi non è certo il mio primo pensiero, nel momento in cui penso alla fortuna che abbiamo a trovarci ad incrociare il cammino delle donne, eppure di fronte a lavori come Mustang mi sento scoraggiato rispetto al genere umano, almeno quanto quando capita di imbattersi in muri di ignoranza talmente grandi da rendere impossibile qualsiasi dialogo.
Ed è proprio la capacità di raccontare un muro di questo genere, ed il coraggio - seppur diverso per ognuna - di cinque ragazzine lasciate completamente a se stesse il pregio principale del lavoro di Deniz Gamze Erguven, che senza dubbio non inventa nulla ma porta sullo schermo un film dal grande cuore, che tengo a raccontare senza alcun riferimento legato alle connotazioni geografiche o religiose, che sarebbero solamente pretesti assurdi per collocare un certo tipo di soprusi lontani da casa nostra in modo da chiudere gli occhi rispetto a quello che avviene qui.
La storia di queste sorelle divenute pietra dello scandalo per un pomeriggio passato al mare in compagnia di alcuni compagni di scuola, rifugiatesi in piccole ribellioni quotidiane e nella speranza di una fuga da una casa che è come una prigione c'è tutta la necessità del mondo e della società di uscire da canoni vetusti ed ingiusti, che fanno comodo per coprire gli ominidi da divano e chi ha troppa paura delle donne per potercisi confrontare alla pari.
Personalmente, continuo a pensare possano essere delle gran rompicoglioni, e che in nove casi su dieci mi risparmierei volentieri il suddetto confronto, eppure questo non mi impedisce di sentire sulla pelle il piacere di potermi battere ad armi pari - pia illusione, considerata la nostra semplicità di bestie - con loro ogni volta che se ne presenti l'occasione.
E spero davvero che, un giorno non troppo lontano, giovani con un futuro ancora tutto da costruire come le protagoniste di questo piccolo, grande film possano essere libere di confrontarsi e rompere i coglioni a qualunque uomo vogliano, senza temere per questo di essere picchiate, uccise o, ancora peggio, condannate ad una prigione domestica a vita.
MrFord
"Love you so much
can't count all the ways
I'd die for you girl
and all they can say is:
He's not your kind"
Neil Diamond - "Girl, you'll be a woman soon" -
Magazine Cinema
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