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Una città torbida. Palazzi che sono villaggi, prigioni. Coltelli e droga, donne, ragazzini e uomini. È la Londra di My Brother The Devil, della regista anglo-egiziana Sally El Hosaini.
Una magnifica opera prima che, come un coltello, colpisce, entra, taglia. Di un dolore che rimane, che fa pensare a quella Londra, una città qualunque, in cui egiziani, nigeriani, turchi, cinesi, immigrati, cioè persone, vivono una realtà spesso parallela, fatta di stenti, di sotterfugi, di ricatti, una realtà che vogliono farci credere migliore di quella che è.
My Brother the Devil di Sally El Hosaini non fa sconti: una finestra aperta su quella realtà.
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