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MY BUDDY | AMORI GOLIARDICI  | La collezione fotografica di Michael Stokes

Creato il 03 ottobre 2014 da Amedit Magazine @Amedit_Sicilia

my_buddy_dian_hanson (2)di Massimiliano Sardina

L’altra faccia della guerra è quella dell’amore, lo sa bene l’americano Michael Stokes, che per decenni ha raccolto una singolare documentazione fotografica che conta più di cinquecento esemplari. Protagonisti sono gli young soldiers della Seconda Guerra Mondiale: australiani, russi, americani, polacchi, inglesi e francesi, tutti per lo più giovanissimi. Le fotografie, spesso piccole, gualcite, smangiate nei contorni, ritraggono giovani maschi in equivocabili atteggiamenti di intima solidarietà, calati in un’arcadia bellica che a noi è dato di spiare solo nella parzialità del bianco e nero. Sono nudi, o seminudi, e sorridono, si abbracciano, si insaponano sotto la doccia, si rotolano sulla sabbia, sull’erba, ovunque li guidi l’ozio e la curiosità della gioventù. Molti non hanno ancora compiuto i vent’anni, ed esibiscono con una punta di malcelata ritrosia i timidi muscoli appena abbozzati dell’adolescenza. Altri, più maturi e piantati, si distinguono per una più spiccata spavalderia. La giovinezza però li accomuna tutti. Compagni di ventura, vanno tutti incontro a un medesimo destino, lontani dalla propria famiglia, dalla propria città e da quell’insieme di regole, convenzioni e consuetudini vissute e assimilate fino all’altro ieri. L’impatto violento della guerra li predispone a quello, altrettanto violento, dell’amore.

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All’odio per l’altro, il nemico invisibile sul fronte opposto, fa da contraltare l’amore per il proprio simile, per l’amico commilitone, il camerata, il my buddy compagno di branda e di trincea. Qui, in ossequio alla legge dei contrasti, alla disumana violenza del corpo a corpo sul campo di battaglia viene a opporsi un corpo a corpo di tutt’altra e ben più pacifica natura, un’interazione fatta di morbido contatto fisico e complice reciprocità. Nelle immagini la sessualità non è mai esplicitata ma vi è sempre sottesa.

Non di rado i comandanti incitavano i soldati a consolidare strette alleanze di cameratismo per mantenere alto il morale e per nutrire un’emotività messa quotidianamente alla prova. I soldati condividevano la caserma e il cortile, il rancio e la tinozza, le lunghe marce e le lunghe soste, le avanzate e le ritirate, le azioni belliche e quelle ludiche, la concentrazione e il relax. Le attività ricreative occupavano un posto particolarmente importante nella vita dei giovani soldati, servivano ad allentare le tensioni, a risarcire gli sforzi e a ritemprare gli animi; spesso ne sortiva una goliardia serenamente omoerotica, fatta di turgide nudità e sorrisi spontanei, privi di malizia. L’orrore della guerra innescava un bisogno quasi infantile di tenerezza, e al freddo di quei lunghi inverni poneva rimedio il reciproco calore dei corpi, l’umanità dei respiri.

Le donne sono lontane come lontana è quella cultura che costringe gli uomini a farsele piacere. Sul fronte, sulle retrovie, in quelle terre di nessuno dove si combatte per il presente più immediato, cadono una ad una tutte le impalcature. Le pulsioni elleniche riprendono prepotentemente il sopravvento, ma nella più assoluta naturalezza, senza le etichette della trasgressione o la libido del senso di colpa impartita dalla sessuofobia di dottrina cattolica. Le straordinarie fotografie raccolte da Stokes parlano chiaro (e Photoshop, fortuna volle, era ancora lontano da venire): i commilitoni fanno coppia prima di far plotone, liberi in un mondo costretto, in pace in tempo di guerra, estemporanei e felici, inconsapevolmente rivoluzionari e coraggiosi. Quanta virilità in quelle carezze, in quegli slanci, in quei possessi. Non ci troviamo di fronte al repertorio artistico di un fotografo professionista o con qualche velleità autorale (nulla di più lontano per intenderci dalle pose orchestrate da Guglielmo Pluschow e Wilhelm von Gloeden), ma a semplici riproduzioni amatoriali scattate con le macchine di fortuna che circolavano tra caserme e accampamenti; talvolta gli

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autori erano i personaggi stessi ritratti nelle foto, talvolta si trattava di fotografi di passaggio, è impossibile però ricostruire con esattezza l’intero esercito archiviato da Stokes. Fatta eccezione per qualche appunto utile segnato dietro alcune fotografie, per la stragrande maggioranza si tratta di materiale anonimo, non più riconducibile ai diretti interessati. Questo aspetto a mio avviso accresce e intensifica il valore straordinario e l’unicità di questa documentazione (che nel taglio particolare acquisito nel volume in oggetto, costituisce un aspetto della Seconda Guerra Mondiale ancora troppo poco indagato, suscettibile di significativi approfondimenti). A guardar queste fotografie verrebbe quasi la voglia di riscrivere la storia della Seconda Guerra Mondiale.

Il volume My Buddy, World War II Laid Bare – pubblicato quest’anno da Taschen in una ricca edizione in pelle blu con rilievi serigrafici dorati – è stato curato da Dian Hanson (già curatrice di altri book erotici per Taschen); all’interno testi di Gore Vidal, James Jones, E.B. Sledge e Allan Bérubé, e un’introduzione di Scotty Bowers (un ex marine, oggi quasi novantenne, che racconta di come la guerra abbia modificato per sempre il suo atteggiamento riguardo alle categorie omo e etero). Tutto l’apparato critico del volume è in lingua inglese.

Massimiliano Sardina

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Cover Amedit n° 20 – Settembre 2014, “VE LO DO IO” by Iano

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