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My Ex

Da Omonero

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แฟนเก่า
Tailandia – 2009

cast: Shahkrit Yamnarm - Navadee Mokkhavesa - Wanida Termthanaporn - Atthama Chiwanitchaphan - Bordin Duke
regia: Piyapan Choopetch
soggetto: Adirek Wattaleela
sceneggiatura: Adirek Wattaleela - Piyapan Choopetch - Sommai Lertulan
musica: Thippataj Pirompak
durata: 86 min
INEDITO


“Mi sono chiesto molte volte se ci è concesso avere un unico vero amore. E se ne trovassi un altro? Che cosa ci sarebbe di così sbagliato?
Sono un ragazzo come tanti altri, se avessi l’occasione di scegliere il mio vero amore, perché non dovrei avere l’occasione per farlo?”

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Ken ( Shahkrit Yamnarm) è un ragazzo fortunato. E’ un attore di successo, bello e ricco.  Ha una passione smodata per le donne e le donne lo adorano, pronte a cadere ai suoi piedi appena lui si dichiara loro. Ma Ken è anche una persona egoista e volubile e con la stessa facilità con cui conquista le sue prede, tende a disfarsene non appena un’altra donna attira la sua attenzione. Molte si rassegnano, alcune si disperano; ma c’è chi non riesce a darsi pace.
E così l’amore si corrompe e si trasforma, diventando qualcosa di perverso, ossessivo e malato; mutando in un sentimento orribile e velenoso, che non riesce ad estinguersi neanche con la morte…anzi, diventando veicolo di morte stessa, smentendo il famoso adagio “Non si muore per amore…”
Questa è la storia di Ploy (Wanida Termthanaporn) una giovane fidanzata, di Ken, l’uomo che amava se stesso, e di Meen (Navadee Mokkhavesa), lo spettro sanguinario della sua ex.

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Choopetch (Necromancer 2005) fabbrica l’antiGhost (1990) per antonomasia, anzi, forse sarebbe più corretto definirlo un “Brivido nella Notte” (Play Misty for Me – 1971) in salsa horror; con risultati godibili e dignitosi. Personalmente ho sempre preferito lo stile registico tailandese, che sbandiera con un certo orgoglio la contaminazione occidentale che lo influenza, a quello più purista, ma decisamente più schematico e criptico, degli altri paesi del Sol Levante; My Ex ha una fotografia limpida e patinata, un ritmo costante (anche se non compulsivo) e una coerenza lineare nel sistemare i vari tasselli della storia al proprio posto. Nonostante la venatura romantica, sottolineata dalla colonna sonora, i flashback ed i pensieri ad alta voce di Ken, le ombre sporche di sangue della spigolatura horror della pellicola diventano predominanti e piacevolmente consequenziali. Come al solito (e come detta la tradizione orientale) una volta entrati in conflitto con il mondo degli spiriti, non c’è possibilità di redenzione ne via di fuga. E a noi questo  ce piace.
Grazie al digitale ed agli effetti di buona levatura, il film è stato candidato nel 2010 ad un premio Award per i “migliori effetti speciali”.
P.S. occhio al finale doppio durante i titoli di coda.

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Archiviato in:CINEMA, INEDITI Tagged: orrori del sol levante, presenze, splatter/gore

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