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Tramite questa grandissima cantante americana, Patti Page, che certo non devo presentare io, vorrei esprimere e fissare qui nel blog un semplice parere.
Ho come molti la sensazione di vivere un'epoca della comunicazione mediatica, in tutte le forme si presenti, particolarmente sguaiata. Strillano tutti e se non strillano non li prendono. Dai presentatori televisivi ai giornalisti, senza dimenticare le comparsate dei politici (etciù! scusate, è l'allergia...), se non strillano come venditori all'incanto non li vogliono. Non dico niente di nuovo.
Questa sensazione la provo da tempo anche nell'universo della musica cantata.
Io amo particolarmente quella strumentale più che quella d'ugola, ma la musica è sempre musica e se la voce si comporta come uno strumento allora tutto mi calza. La mia attenzione è molto più rivolta alla voce come suono che come contenuti testuali, che se non ci sono tanto meglio, cerco il messaggio universale non tanto quello diretto, le poche volte che riesco a godermi qualcosa all'ascolto.
Non voglio fare quello che dice "ai miei tempi...", e poi Patti Page con quell'incipit la potrebbe presentare mio padre al limite, ancora dovevo nascere quando cantava i bellissimi brani che riporto sotto. Nemmeno voglio criticare tutte le cantanti attuali su tutta la linea, ce ne sono certamente di bravissime.
Dico solo che, come in tutti i mestieri, se anche si deve giustamente innovare occorre tenere sempre un occhio verso chi prima di noi l'ha fatto, con grande livello, e chiedersi il perché certe canzoni regalavano grandi emozioni.
Il mio maestro di musica m'insegnava che sì, c'è sempre del margine interpretativo, ma le note quelle sono e lo spartito va' rispettato. D'altronde basta pochissimo, una semi-semicroma, una pausa o una nota allungata di 1/32 che devi riguadagnare all'interno della battuta però e non dell'intero brano, e dai il tuo timbro personale ad un pezzo. Poi ci sono le mitiche corone, dove ci si può sbizzarrire, e chi più è bravo più ne metta. Però... sempre tenere a mente lo spartito, soprattutto se non stai facendo un assolo ma interagisci in un'orchestra.
Ecco allora la lezione da Patti Page, coi brani sotto come esempio. Potrei citarne altre di grandi cantanti, americane e non, ma l'ho appena sentita in un film una sua canzone e m'è venuta in mente. Una lezione di discrezione e precisione, dove le capacità vocali immense sono controllate a dovere e usate per come vanno usate. Poi cura nella pulizia del timbro vocale e se pensate che i pezzi sotto sono registrazioni che hanno 50-60 anni c'è da sbalordire. Non urla Patti, non tira fino allo strozzo le corone, non fa i gargarismi col microfono, non sposta lo stesso avanti e indietro come il pistone di un trombone, non falsifica la sua voce con posture di gola assurde. Corde vocali e diaframma, fine. E' lei, così come ti parlava di persona poi cantava. Talento smisurato e siccome la natura spesso è generosa in eccesso con alcuni quanto in difetto con altri, era anche bellissima.
Giovani talenti femminili, mi rivolgo proprio a voi, a quelle che perlomeno desiderano davvero sfondare nello spettacolo come cantanti vere e senza sfondare divanetti. Prima d'inventarvi qualcosa, imparate a misurarvi con cantanti come questa, studiatela, cercate d'imitarla, fateci qualcosa insomma ché dal nulla si crea il nulla ma da basi importanti e dal mazzo fatto nell'esercitarsi imparando da maestri e maestre può nascere qualcosa d'importante.
Questa la canzone nel film:
Questo forse il suo più grande successo:
Questa dà l'idea di come potesse cantare ogni genere con la medesima classe: