Il regista Simon Curtis si avvale del corpo di una bravissima Michelle Williams (profumo di Oscar?) per far rivivere sulla scena il grande mito di Marilyn Monroe.
Sfruttando le prime esperienze di Colin Clark (Eddie Redmayne), un giovane terzo aiuto regista aspirante al mestiere reclutato quasi per caso sul set del film “Il Principe e la Ballerina”, viene dipinto un ritratto piuttosto chiaro ed esplicito di una Marilyn in piena ascesa e portatrice sana di una presenza a dir poco ingombrante.
Visto dall’interno, quello della donna più bella e più amata del mondo non sembra essere stato affatto un ruolo semplice da interpretare per Marilyn Monroe. Se si mettono da parte le poche occasioni in cui la diva utilizzava la sua immagine popolare per divertirsi con i fan, il peso enorme di ciò che era diventata agli occhi di tutto il mondo era più simile a una maledizione che a una benedizione per lei. L’essere vittima di un immagine troppo pesante ma soprattutto ingombrante per una donna fragile quale era, aveva scatenato un contraccolpo emotivo molto gravoso nei confronti della sua personalità.
Una donna piena di debolezze, questo era veramente Marilyn Monroe, considerate addirittura distruttive per chiunque sostasse troppo al suo fianco. Il regista e attore Laurence Olivier (un Kenneth Branagh favoloso) nel corso delle riprese se ne renderà presto conto, arrivando per un momento anche ad odiare fortemente gli atteggiamenti da star dell’attrice combinati alle sue continue destabilizzazioni. Simon Curtis però preferisce dipingere Marilyn attraverso gli occhi e le esperienza del giovane Colin e la trasmette come donna fragilissima, incapace di vivere sola con se stessa e sempre alla ricerca di un uomo scalpitante e desideroso di prendersi cura di lei. Ma la vera difficoltà dell'attrice, non era trovare qualcuno disposto ad amarla, bensì riuscire a mantenere vivo un rapporto che non appena finiva per scontrarsi con la realtà dei fatti andava via via logorandosi.
Nel lato più insicuro di sè traspare però, in modo molto sincero, anche l'amore dell'attrice nei confronti della recitazione. Sebbene moltissimi la considerassero esclusivamente come un innesto di pura sensualità, lei teneva immensamente ad essere considerata un attrice vera e propria e per farlo aveva persino adottato una coach personale da portare sempre al suo fianco. In una scena del film, Olivier, per accelerare il ritardo delle riprese, chiede espressamente alla Monroe di badare meno all’interpretazione preoccupandosi più di essere sensuale, questa richiesta scatena immensa rabbia nei confronti dell’attrice che si stava impegnando appassionatamente per entrare al meglio nel personaggio.
Interpretato in modo eccellente da un ottimo cast d'attori, una credibilissima Michelle Williams in particolare, “My Week With Marilyn” diventa un'accuratissima raffigurazione di una donna dal carattere difficile e ingestibile ma comunque conscia della sua immensa grandezza e di quanto questa potesse creare spesso delle difficoltà sproporzionate nei confronti dei terzi. Ciò la portava ad essere sempre e costantemente amata da tutti e qualunque uomo, pur se a conoscenza della sventura cui andava incontro, era ben felice di rimetterci il cuore per scoprirlo.
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