sabato 2 giugno: passo tutta la mattina a smaltire del lavoro arretrato, e nel pomeriggio vado al mare col proposito di camminare. Ma sul bagnasciuga fa troppo vento, aspetto che cali su un lettino vicino al muro. Mi addormento e mi sveglio che è l'ora di andare a casa a preparare cena
domenica 3 giugno: è il compleanno di Riccardo. Mi sveglio inquieta, perché da tradizione il giorno del suo compleanno siamo invitati a pranzo dai suoi e questa sarebbe la prima volta che mangiamo insieme da quando sono a dieta. E so che non avrò voglia di rispondere educatamente alle domande maleducate che mi faranno. Quando nei piani per la giornata non viene menzionato questo impegno sociale, tiro un sospiro di sollievo. Appunto mentale: cercare di combattere la sensazione di doversi giustificare perché si è a dieta quando si parla con persone che, effettivamente, faticano a capire l'utilità di una dieta in una società moderna. Nel pomeriggio mi appisolo di nuovo al mare, vado a trovare un'amica dall'altra parte del paese, poi vado a prepararmi per la cena di compleanno di Riccardo. Che da due giorni si sta trascinando in giro con una serie di malanni alle vie respiratorie, per altro. Cena a base di pesce, senza carboidrati. Due bicchieri di vino a testa, e non chiediamo neanche il dolce perché lui sente di avere la febbre e ha bisogno di riposare, e io quasi quasi sento che mi sto ammalando anch'io.
lunedì 4 giugno: mi sveglio con un gran bel tremolio addosso. Mi dico: o hai fatto casino con gli zuccheri, o hai la febbre. Ho la febbre. Lavoro dalle 8.30 alle 17, vado a casa e mi metto a letto. Voglio morire.
martedì 5 giugno: la febbre è scesa, mi trascino dalla dietologa dove scopro che ho perso solo 500 gr in 3 settimane. Ma poteva andare peggio, davvero. Non ci rimango neanche troppo male, in fondo so in cosa non sono stata ligia, e so come rimediare. Mi fa i complimenti per le analisi del sangue (modestamente...) e non mi varia di molto l'alimentazione (però mi introduce le pesche-noci nella mia routine-frutta, yeah!) a patto che ricominci a muovermi. Mi dà qualche dritta su come affrontare la movida milanese e le tentazioni che ne deriveranno. Ci diamo appuntamento tra due settimane. Torno a casa e ho di nuovo la febbre. Mi metto a letto. Se sopravvivo mi muoverò domani, eh!