Magazine Lifestyle

#mydietdiaries La verità, vi prego, sulle diete

Creato il 09 maggio 2012 da Musadinessuno @lamusadinessuno
Come sapete, da mercoledì scorso sono a dieta. Su Twitter, compare di tanto in tanto l'hashtag #mydietdiaries, che -se mi passate il giro di parole- mi consente di mettere a fuoco alcune cose mentre sono presa da altre cose. In anni e anni di lotta con la bilancia, infatti, ho consolidato una convinzione: che per fare la dieta, una come me, che mangia di gusto ma mangia anche per noia, per tristezza, per stanchezza, per delusione, per distrazione (ma anche per allegria, per entusiasmo, per curiosità!), ha bisogno di un sacco e una sporta di concentrazione. Testa sgombra e obiettivi chiari.
Questo non significa che si debba aspettare il punto zero della serenità e dell'ottimismo per iniziare una dieta (si rischierebbe di non iniziarla mai), ma che, una volta a bordo, bisogna cercare di tenersi concentrati finché non si entra in un circolo virtuoso che ci fa andare col pilota automatico. La concentrazione, lo ripeto sempre ai miei alunni, è come un muscolo. Va allenata con buonsenso, gradualmente. Se sono abituata a mangiare di fretta, senza pensare a ciò che sto buttando giù, come faccio a rendermi conto se ciò che ho ingerito è sufficiente o è troppo per il mio corpo, se mi fa bene o mi fa male, se contiene o no i nutrienti di cui ho bisogno per essere sana? Se il tempo per l'attività fisica viene sempre dopo i mille impegni della giornata, come faccio a essere sicura di dedicargli un giusto spazio nella mia vita? Allora ho deciso di scrivere: qualche tweet al volo, un diario cartaceo di poche righe giornaliere sull'andamento della mia dieta (con annotate le domande che voglio girare alla mia dottoressa), e questo spazio che fa un po' il punto della situazione, il mercoledì. E' una cosa che faccio per me, per sentirmi meno sola in questo cammino che ho appena iniziato, e per raccogliere anche le vostre esperienze, se vorrete.  
Questa prima puntata sarà lunghissima perché densissima di riflessioni, cercherò di essere un po' più snella (ahahah, ma come sarò divertente, eh?) nelle successive, promesso #mydietdiaries La verità, vi prego, sulle diete Source: media-cache7.pinterest.com via Cheryll on Pinterest
Mercoledì 2 maggio: primo incontro con la dottoressa. Ha una bella faccia serena e sorridente, non mi mette in soggezione con la sua magrezza come la dottoressa che mi aveva seguita qualche anno fa, che non aveva alcun interesse nel cibo e non comprendeva come una persona possa desiderare di mangiare più di quanto il suo fabbisogno calorico preveda. Facciamo una lunga chiacchierata sulla mia storia medica, sul mio rapporto con le diete, su come si svolgono le mie giornate e sul mio modo di occupare il mio tempo libero. Arriva il momento di pesarmi/misurarmi/valutarmi. Il tutto viene svolto continuando a tenere un tono abbastanza informale, la dottoressa non mi chiede di spogliarmi completamente se questo può mettermi in imbarazzo, ma mi fa spogliare “a pezzetti” per condurre la visita. So quanto sono alta (163 cm), ma non mi pesavo da circa 3 anni. Delicata, mi chiede se non voglio guardare, ma io guardo lo stesso. Quasi 80 chili. 80 CHILI. Spesso in passato ho scherzato: “Ok, sono una culona, ma non sono mica 80 chili!” o “Basta, mi metto a dieta o di questo passo divento 80 chili”. Bene, ci sono riuscita. Come sono arrivata fin qua? Il fatto grave è che il mio BMI (Body Mass Index, Indice di Massa Corporea, cioè il rapporto tra il mio peso e la mia altezza) è 30,37. Fino a 29,99 si parla di sovrappeso, da 30 in poi di obesità. Io in questo momento sono obesa. A volte mi sono chiesta come facciano le persone veramente grasse (tipo i super-obesi americani che tutti abbiamo presente) ad arrivare fino a quel punto senza rendersi conto che stanno mettendo a repentaglio la loro salute, perché non è che la sera vai a letto e sei normale e la mattina ti svegli con 50 kg di sovrappeso, no? E, a parte disfunzioni o altre patologie, bisogna mettersi un bel po' d'impegno ad arrivare fin lì, no? Ecco. Non deve essere tanto difficile allora. Vediamo di sgombrare la strada da discorsi inutili e iniziamo a trattare la cosa come deve essere trattata: un problema di salute. Se continuo a prendere peso -ma anche se rimango così- metto a rischio quantomeno le mie articolazioni e la mia circolazione periferica. Ma siccome è più facile che io continui a prendere peso, ci sono tanti altri aspetti della mia salute che potrei mettere a rischio. Rimbocchiamoci le maniche. La dottoressa è ferma adesso, ma positiva, propositiva. Mi dice che sono già a un buon livello di consapevolezza, e che ora ho bisogno di mettere a punto qualche abitudine sana in modo da tornare in un “normale” sovrappeso e poi da lì scendere a un peso accettabile. La dieta che mi prescrive non si discosta molto dalle mie abitudini, anche se ovviamente ne è la versione sana. La cosa che mi entusiasma di più è l'inizio della giornata con una colazione a base di tè, frutta a basso tasso glicemico (in questo momento dell'anno kiwi o fragole) e pane e pomodoro. Per una persona che la mattina ha la pressione bassa come me è un'idea talmente semplice da essere geniale! Non vedo l'ora che arrivi l'indomani. Per i primi 15 giorni avrò delle restrizioni più marcate, poi vedremo al prossimo controllo. L'importante adesso è che mi concentri sul trovare degli alimenti che, oltre a essere sani, siano buoni e a portata di mano: la pasta integrale trafilata al bronzo, la frutta e la verdura con un buon rapporto qualità/prezzo, il pesce migliore senza dover dare in cambio un rene né attraversare il mondo per procurarmelo. Appuntamento tra 15 giorni, quindi. Esco consapevole che sarà un percorso lunghetto, ma non ho fretta. Voglio solo stare bene. Rientrando passo dal negozio di una mia amica e decido che dopo il controllo mi proverò il tubino da pin-up che ha in vetrina, per vedere quanto manca a poterlo indossare. Mi sento motivata, ce la posso fare. La giornata però è un viavai emozionale: prima Riccardo, che alla domanda (retorica, che NON voleva una risposta) “Come ho fatto ad arrivare fin qua?” mi risponde “Io me ne ero accorto che andavi verso gli 80 chili, ma avevo paura di ferirti facendotelo notare”, poi mamma, che mi dice che mio zio (il pianista sull'oceano, quello che mi vede pochi mesi all'anno) prima di partire aveva notato che io, rispetto alle ultime volte, oltre a essere ingrassata molto, ero anche molto più vorace, che forse bisognava che affrontassi in qualche modo la situazione. Mi arrabbio, mi sento abbandonata: come mai queste cose vengono fuori solo ora? Perché nessuno ha parlato, prima? Sono così fragile da non poter sostenere il peso di un suggerimento a fin di bene? Decido di lasciare da parto i rimuginamenti, vado a fare la spesa. Riempire il carrello di alimenti col semaforo verde mi aiuta a concentrarmi sulla mia missione. Ma non è ancora finita: di pomeriggio vado dal mio medico di famiglia (una professionista seria, nella quale ho fiducia da sempre) per farmi prescrivere degli esami del sangue, e lei scuote la testa. Sto perdendo tempo, una dieta che comprende pane, pasta e frutta non va bene per me, che da come sono ingrassata negli ultimi anni, mettendo su molto grasso anche su braccia e pancia, sono evidentemente una paziente iperinsulinica. Visto che sono ancora giovane, posso ancora concedermi una dieta iperproteica, quelle sì che funzionano!, e poi tenermi il sabato o la domenica come giorno libero in cui fare il pieno di carboidrati, che aiuta l'umore e il metabolismo. Non sono sicura che questo metodo funzioni per me, non in questo momento, almeno. Ringrazio e me ne vado. Sono di nuovo un po' arrabbiata. Perché mi agita davanti il termine iperinsulinemia solo adesso, se ne aveva già avuto il sospetto in passato? Perché non mi aveva prescritto degli esami in passato? Quanto devo sentirmi malata, a questo punto? Durante il giorno piango molto. Piango moltissimo la sera, vedendo Mine Vaganti. Coi singhiozzi e i guaiti, anche, tanto in casa sono sola. So che domani è un altro giorno, quindi sfogo la tristezza, l'incertezza e la paura di non farcela tutta in una botta, come da ragazzina, per affrontare il domani come una pagina bianca. #mydietdiaries La verità, vi prego, sulle diete Source: louiselak.tumblr.com via Sam on Pinterest
Giovedì 3 maggio: il domani è sì una pagina bianca, ma con una cacca di mosca sopra: un mal di testa che mi toglie il respiro per tutto il giorno. Ho una fame nera, resisto giusto perché in testa ho la parola iperinsulinemia e la cifra 30,37. E perché so che è solo questione di abitudine sia per il mio corpo, che deve capire chi è che comanda adesso, se io o il mio tasso glicemico, che per la mia mente. Però la colazione col pane&pomodoro, signore mie! Una botta di buonumore che scansati. Provo a tener fede alla prescrizione di un'ora di camminata al giorno, ma ho molte commissioni da fare e cammino per quasi 2 ore, anche se con un po' troppi intervalli per i miei gusti. Meglio è nemico di bene, quindi, visto che per oggi è andata così, me la farò andare bene così.
Venerdì 4 maggio: la testa sta meglio. Ho fame, eh! Ma va un po' meglio. È un giorno complicato per il lavoro e, di nuovo, non riesco a fare un'ora intera di camminata.
Sabato 5 maggio: è il giorno in cui mi reco a Barberino per The Ultimate Day Out, e per pranzo la soluzione insalata mista con verdure grigliate e mozzarella è il meglio che riesca a fare. Mi appunto la domanda: “Come mi organizzo quando devo pranzare fuori ma non posso portare con me la mia schiscetta?”. Nell'entrare e uscire dai camerini noto che oggi la pancia è meno gonfia, ma non ho mai avuto le braccia così gonfie!
Domenica 6 maggio: ci svegliamo e il cielo promette pioggia. Colazione, abluzioni, tuta, e via, vado a camminare prima che piova. Non sono ancora riuscita a mettere piede in palestra, in questi giorni, mi merito una camminata come si deve.
#mydietdiaries La verità, vi prego, sulle diete Source: goo.gl via Bell on Pinterest
Lunedì 7 maggio: oggi 2 ore di flamenco in pausa pranzo anziché una, yeeeh! Sono molto contenta, ma sfinita. Sperimento la schiscetta da dieta, anche con un certo entusiasmo, ma il lunedì è tragico perché non mi fermo mai e arrivo a fine giornata stanchissima, irritabile e scontrosa. Ma di una cosa sono particolarmente soddisfatta: a una persona che ha l'irritante abitudine di minimizzare qualsiasi cosa riguardi le persone più giovani, come se solo sopra i 60 anni tu abbia diritto ad avere dei problemi, che mi dice “Ma nooooo, perché sei a dieta? Stai bene anche così, perché dobbiamo essere tutte incasellate nei canoni estetici prestabiliti?” rispondo, gentile ma ferma: “Sono quasi 80 kg, ho un MBI di 30,37, che tradotto in italiano vuol dire lieve obesità. Non mi interessano i canoni estetici, mi interessa la mia salute” e allontano il rischio di infarcire la discussione con ulteriori banalità. Mentre mi addormento penso a come affrontare la prossima volta che pranzerò dai miei suoceri, visto che in quelle occasioni il focus principale di tutti i familiari sembra spostarsi sul mio piatto (Mangi? Non mangi? Non ti piace? Non sarai mica a dieta? Vuoi il formaggio? Perché non mangi? Hai mangiato poco! Mangia!). Per ora decido che la prossima volta non sarà prima della metà di giugno. Mi addormento con un vaffanculo e un sorriso sulle labbra.
Martedì 8 maggio: tra le attività del giorno trovo il tempo di andare un'oretta al mare e di camminare. Avrei anche il tempo di andare in palestra, ma ho in programma una donazione di sangue per il giorno dopo e per la mia pressione bassa il dottore del centro trasfusionale mi consiglia di evitare l'attività fisica il giorno prima della donazione, just in case.
Bene, per ora mi fermo qui, dato che il mercoledì è ancora in progress. 
Se siete arrivate fin qua vi stringo la mano per la pazienza, e vi rispondo a una domanda che di sicuro vi sarete fatte: perché questo post s'intitola “La verità, vi prego, sulle diete”. Non è solo un tributo, un pelino irrverente, a W.H. Auden, , ma anche e soprattutto il grido disperato di chi, arrivata a un certo punto di tentativi di dimagrimento, vorrebbe trovare una volta per tutte la dieta perfetta. Bene, ve lo dico, la dieta perfetta non esiste. Perché la dieta in sé non insegna niente, fa solo perdere peso, e allora lì si può scegliere il metodo che ci pare, ognuno ha le sue teorie, e tanto poi se fate la Dukan ci sarà sempre qualcuno che vi dice che la migliore è la Zona (e viceversa, o cambiando i nomi a piacimento), o che si è trovato bene mangiando alle 3 di notte, o su un piede solo al buio. Ma il succo è che la cosa difficile non è tanto perdere peso, quanto mantenerlo. È lì che inizia il difficile. Io lo so bene, e forse lo sanno bene anche tante di voi, per esperienza diretta o di qualcuno che conoscono. 
Però, qualcuna ci riesce. 
Io ci proverò.
(voi, intanto, continuate a votare il vostro abito preferito qui, ok?)

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :