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n. nemo

Creato il 08 gennaio 2013 da Thefreak @TheFreak_ITA
n. nemo

Era Nemo. Meglio, non era Nemo ma tutti lo chiamavano così. Era colpa di quel cartone animato. Il suo nome vero era Amphiprion ocellaris. Non Nemo. Anche perché Nemo significava nessuno. E lui invece si sentiva qualcuno. Non perché si desse le arie. Avrebbe preferito sentirsi chiunque altro piuttosto che Nemo. Tutta quella popolarità infatti lo seccava. E per un pesce seccarsi non era divertente. Soprattutto se il suo soprannome era pesce pagliaccio.

Lui non si sentiva per nulla simpatico. Non capiva perché risultasse simpatico agli esseri dalle squame secche. Erano odiosi e stupidi. Sì, stupidi. Lui non era divertente, ma quelli lo divertivano in maniera particolare. Li osservava, immobile. Loro si fermavano, per osservarlo. Avevano dovuto togliere l’acqua dal loro oceano. Non erano capaci di respirare sott’acqua. Si tenevano dritti sulla pinna caudale. Non avevano ancora imparato a staccarsi dai fondali. Picchiavano la barriera corallina trasparente con le loro pinne pettorali. Erano rumorose e sgraziate, scheletriche e senza membrana. Ridevano con quelle loro facce piatte. Sembravano fatte per essere prese a schiaffi dalle correnti. E pronunciavano quel nome. Nemo. Erano così stupidi che dovevano dare un nome a tutte le cose. Senza nome, le cose non esistevano. Con un nome, tutto diventava uguale al resto. Come Nemo, ovvero nessuno.

Poi un giorno un cucciolo degli esseri stupidi si fermò al di là della barriera corallina. Lui aveva ormai affogato ogni suo piacere nell’osservarli. Però i colori delle squame secche di quell’essere fecero riemergere in lui la curiosità. Li riconobbe. Erano identici ai suoi. Era Nemo. Sì, Nemo, cioè lui. L’altro lui. Quello che gli aveva rovinato la vita vendendosi alle squame secche. E su quelle squame se ne stava immobile, spiaccicato, per nulla simpatico.

L’altro Nemo allora provò ad attirare l’attenzione del Nemo vero. Picchiò con le sue pinne pettorali contro la barriera corallina trasparente. Si mise ritto sulla pinna caudale, imitando quegli esseri inferiori. Fece esplodere una dopo l’altra bolle d’aria e vi ficcò la testa dentro. Gli sembrò che quello avesse dimenticato di trovarsi in una prigione priva d’acqua. Ma Nemo lo osservò muto. E dentro di sé rise di quel pesce che imitava gli esseri umani.

L’altro Nemo però non si arrese. Nemo era un traditore. Non intendeva pentirsi? Bene, gliela avrebbe fatta pagare. Raggiunse il fondale. Trattenne il fiato. Nuotò come uno squalo verso la superficie. Saltò fuori dall’oceano, oltre la barriera corallina trasparente. In aria poté scorgere di nuovo il cucciolo che nel frattempo si era allontanato con Nemo al seguito. Si era infilato nella grande corrente a due sensi. Ma l’altro Nemo si trovava già in direzione. Raggiungerli, sarebbe stato un gioco da girini per lui. E invece. La barriera corallina trasparente ne nascondeva un’altra, più alta, più trasparente. Vi spiaccicò contro la sua pinna pettorale che si disintegrò in un moncherino atrofico. I passanti divertiti e spaventati gridarono “NEMO!”. Ma Nemo non si voltò. L’altro Nemo ci rimase secco. E questa fu la fine di Alla ricerca di Nemo.

di Chet

Tratto da Erano – 26 racconti per gente che fu

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