Quando ero piccolo, anche se tutti non mi scherzavano per le dimensioni del mio pene (anche se io non stavo bene per mille altri motivi), avevo un pensiero fisso: quello di diventare grande. Andando avanti, più precisamente durante il tempo delle superiori, avevo come unico obiettivo quello di finire le scuole, iniziare a lavorare e scoprire quel lato di mondo che lo stare fra i banchi non mi permetteva di fare - anche se il non ciullare mai non era proprio colpa della scuola, ma come scriveva Michael Ende, questa è un'altra storia. Adesso che tutte le scuole sono finite e sono in quella che potrebbe dirsi un'età adulta, sto cominciando a capire quanto ero coglione all'epoca. Non che ora sia migliorato, però una certa nostalgia per quando ero bambino ed effettivamente avevo molti meno problemi di adesso c'è, e si riversa in certe serate durante le quali, armato di Nutella, vado su youtube ad ascoltare le sigle dei cartoni che guardavo, forse unico vero lascito di un'infanzia molto strana. Così passando fra La fabbrica dei mostri, Nel covo dei pirati con Peter Pan, Action Man, Brividi e polvere con Pelleossa e Street sharks, sono incappato in questo Nadia - il mistero della pietra azzurra. Il che porta con sé una strana analogia... perché? beh, continate a leggere e scopritelo!Il giovane Jean, nel partecipare all'esposizione universale di Parigi del 1889, incontra la coetanea Nadia, una ragazza dalla pelle scura che lavora come acrobata in un circo. La ragazza porta con sé una strana pietra, unico lascito dei suoi genitori mai conosciuti, alla quale in molti sembrano interessarsi. Senza volerlo Jean sarà così coinvolto in un'avventura oltre i confini del mondo e della materia.All'epoca per me questo era solo il cartone che mi guardavo non appena tornavo a casa dalla colonia estiva. Ne avevo fatto una mania e se mi perdevo una puntata ero guai, perché le avventure di questa strana coppia di ragazzini erano davvero strane, evocative e, lo ammetto, stranamente inquietanti. Fin troppo inquietanti, il che mi ha spiegato molte cose quando, verso i diciotto anni, ho avuto modo di rivederlo tutto, scoprendo che l'autore è quell'Ideaki Anno in futuro firmò il celeberrimo Neon Genesis Evagelion, forse uno degli anime più discussi e controversi di sempre. I pipponi mentali robotici, le citazioni della Cabala ebraica e delle massime di Schopenhauer qui erano ancora ben lontani, anche se la profondità di certi momenti e l'exploit di violenza che segue verso la fine mi ha sempre fatto chiedere se quelli di Mediaset si siano mai accorti di che diamine abbiano mai trasmesso. Perché nonostante inizi come un innocue cartone per bambini, già nel primo quarto dei trentanove episodi che lo compongono si possono notare alcune sequenze che di certo non possono essere di facilissima comprensione per i più piccoli - si veda il riferimento alle città bibliche di Sodoma e Gomorra - insieme a tutta una serie di tematiche come quello della guerra, del razzismo e della sopravvivenza. Ma se nella prima metà tutti è abbastanza attutito, questa libera interpretazione del Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne sembra partire per la tangente, lasciando sempre dei siparietti comici attui a sdrammatizzare una spettacolo che altrimenti sarebbe stato fin troppo pesante, ma con un'aura di oppressione di oscurità e di disagio che di certo potrà urtare gli spettatori più sensibili. Morti in ogni dove, eventi catastrofici, senso imminente di apocalisse e ripresa di alcune riletture bibliche (per farvi un esempio, i dinosauri si sono estinti per un fallimento della prima arca costruita da Noè, in barba ad Aronofsky) che ti fanno capire che forse al tuo fratellino di sei anni era meglio se continui a far vedere Tom e Gerry. Il vero delirio di onnipotenza del regista Ideaki Anno [aiutato dal collega Shinji Higuchi], che si vocifera abbia ideato questa serie insieme al mentore Hayao Miyazaki, avviene nell'ultimo, cruento episodio, ma già una volta che la storia è ben avviata si evince che le sue intenzioni sono davvero abbastanza elevate. Il suo tentativi, oltre a quello di costruire una storia abbastanza complessa da poter emozionare tutte le fasce d'età, è stato quello di fare il suo personalissimo manifesto contro la guerra, innalzando la diversità come l'unico modo per essere uguali. Perché diversità è solo una parola, a conti fatti siamo tutti quanti degli esseri umani, come sembra voler dire uno dei colpi di scena finali, mentre l'unico collante che può eliminare ogni barriera culturale è l'amore. L'amore puro e semplice di due ragazzini, magari, ancora non intaccati in maniera completa e totale dal mondo che sembra aver incupito il cuore degli adulti. Forse una morale troppo ovvia per scomodare una serie di tematiche simili e degli intrecci così pesanti, eppure io sono fermamente convinto che non conta tanto quello che si vuole dire, ma come lo si dice. E questo anime lo fa con una freschezza di pancia, di sicuro molto più leggera del trip mentale che verrà a seguire, che non può assolutamente lasciare indifferenti anche i più insensibili. Anche perché il mondo ha bisogno di storie, e le storie sono il carburante che fa girare il mondo. E se tutte fossero come questa serie, allora forse quello su cui viviamo sarebbe un pianeta migliore.Forse non il capolavoro supremo, quello sarebbe venuto qualche anno più tardi, ma comunque una serie che ti fa capire come una bella storia possa migliorarti la giornata.Voto: ★★★★
Quando ero piccolo, anche se tutti non mi scherzavano per le dimensioni del mio pene (anche se io non stavo bene per mille altri motivi), avevo un pensiero fisso: quello di diventare grande. Andando avanti, più precisamente durante il tempo delle superiori, avevo come unico obiettivo quello di finire le scuole, iniziare a lavorare e scoprire quel lato di mondo che lo stare fra i banchi non mi permetteva di fare - anche se il non ciullare mai non era proprio colpa della scuola, ma come scriveva Michael Ende, questa è un'altra storia. Adesso che tutte le scuole sono finite e sono in quella che potrebbe dirsi un'età adulta, sto cominciando a capire quanto ero coglione all'epoca. Non che ora sia migliorato, però una certa nostalgia per quando ero bambino ed effettivamente avevo molti meno problemi di adesso c'è, e si riversa in certe serate durante le quali, armato di Nutella, vado su youtube ad ascoltare le sigle dei cartoni che guardavo, forse unico vero lascito di un'infanzia molto strana. Così passando fra La fabbrica dei mostri, Nel covo dei pirati con Peter Pan, Action Man, Brividi e polvere con Pelleossa e Street sharks, sono incappato in questo Nadia - il mistero della pietra azzurra. Il che porta con sé una strana analogia... perché? beh, continate a leggere e scopritelo!Il giovane Jean, nel partecipare all'esposizione universale di Parigi del 1889, incontra la coetanea Nadia, una ragazza dalla pelle scura che lavora come acrobata in un circo. La ragazza porta con sé una strana pietra, unico lascito dei suoi genitori mai conosciuti, alla quale in molti sembrano interessarsi. Senza volerlo Jean sarà così coinvolto in un'avventura oltre i confini del mondo e della materia.All'epoca per me questo era solo il cartone che mi guardavo non appena tornavo a casa dalla colonia estiva. Ne avevo fatto una mania e se mi perdevo una puntata ero guai, perché le avventure di questa strana coppia di ragazzini erano davvero strane, evocative e, lo ammetto, stranamente inquietanti. Fin troppo inquietanti, il che mi ha spiegato molte cose quando, verso i diciotto anni, ho avuto modo di rivederlo tutto, scoprendo che l'autore è quell'Ideaki Anno in futuro firmò il celeberrimo Neon Genesis Evagelion, forse uno degli anime più discussi e controversi di sempre. I pipponi mentali robotici, le citazioni della Cabala ebraica e delle massime di Schopenhauer qui erano ancora ben lontani, anche se la profondità di certi momenti e l'exploit di violenza che segue verso la fine mi ha sempre fatto chiedere se quelli di Mediaset si siano mai accorti di che diamine abbiano mai trasmesso. Perché nonostante inizi come un innocue cartone per bambini, già nel primo quarto dei trentanove episodi che lo compongono si possono notare alcune sequenze che di certo non possono essere di facilissima comprensione per i più piccoli - si veda il riferimento alle città bibliche di Sodoma e Gomorra - insieme a tutta una serie di tematiche come quello della guerra, del razzismo e della sopravvivenza. Ma se nella prima metà tutti è abbastanza attutito, questa libera interpretazione del Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne sembra partire per la tangente, lasciando sempre dei siparietti comici attui a sdrammatizzare una spettacolo che altrimenti sarebbe stato fin troppo pesante, ma con un'aura di oppressione di oscurità e di disagio che di certo potrà urtare gli spettatori più sensibili. Morti in ogni dove, eventi catastrofici, senso imminente di apocalisse e ripresa di alcune riletture bibliche (per farvi un esempio, i dinosauri si sono estinti per un fallimento della prima arca costruita da Noè, in barba ad Aronofsky) che ti fanno capire che forse al tuo fratellino di sei anni era meglio se continui a far vedere Tom e Gerry. Il vero delirio di onnipotenza del regista Ideaki Anno [aiutato dal collega Shinji Higuchi], che si vocifera abbia ideato questa serie insieme al mentore Hayao Miyazaki, avviene nell'ultimo, cruento episodio, ma già una volta che la storia è ben avviata si evince che le sue intenzioni sono davvero abbastanza elevate. Il suo tentativi, oltre a quello di costruire una storia abbastanza complessa da poter emozionare tutte le fasce d'età, è stato quello di fare il suo personalissimo manifesto contro la guerra, innalzando la diversità come l'unico modo per essere uguali. Perché diversità è solo una parola, a conti fatti siamo tutti quanti degli esseri umani, come sembra voler dire uno dei colpi di scena finali, mentre l'unico collante che può eliminare ogni barriera culturale è l'amore. L'amore puro e semplice di due ragazzini, magari, ancora non intaccati in maniera completa e totale dal mondo che sembra aver incupito il cuore degli adulti. Forse una morale troppo ovvia per scomodare una serie di tematiche simili e degli intrecci così pesanti, eppure io sono fermamente convinto che non conta tanto quello che si vuole dire, ma come lo si dice. E questo anime lo fa con una freschezza di pancia, di sicuro molto più leggera del trip mentale che verrà a seguire, che non può assolutamente lasciare indifferenti anche i più insensibili. Anche perché il mondo ha bisogno di storie, e le storie sono il carburante che fa girare il mondo. E se tutte fossero come questa serie, allora forse quello su cui viviamo sarebbe un pianeta migliore.Forse non il capolavoro supremo, quello sarebbe venuto qualche anno più tardi, ma comunque una serie che ti fa capire come una bella storia possa migliorarti la giornata.Voto: ★★★★
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