Andrea Giordano
2013-03-11 00:00:00 Andrea GiordanoTag:
dronedrone
doommetaldoommetal
experimentalexperimental
Un progetto che da sempre ha scavato nella sperimentazione. In questo disco un lieve raggio di luce sembra aver colpito la band canadese, che così uscendo dal buio del drone più profondo, ci regala un disco che sembra sposare caratteristiche puramente doom.
Aidan Baker , una moltitudine di progetti musicali e di attività sperimentali nasce da quest'artista canadese. Di formazione classica, ora di base a Berlino, Baker collabora, scrive, produce un'enorme quantità di materiale oramai da più di 10 anni. Una ricerca sonora e sperimentale dai tratti spesso scuri, spazi afosi, ritmiche lente, ambienti e riverberi vasti e allo stesso tempo claustrofobici, sono i tratti che caratterizzano il suo stile e di conseguenza il mondo sonoro di tutti i suoi lavori. NADJA nasce come suo progetto solista, difatti se si prova a leggerne al contrario il nome, il risultato è proprio il nome di Baker. In un intervista afferma che NADJA prende vita appunto come un'altra faccia della sua anima compositiva. Chitarra elettrica, drum-machine e vari effetti per creare Drone-Ambient sono le basi di questo progetto. Nel tempo, la volontà di portare il tutto al di fuori delle mura di uno studio, spinge Baker a collaborare con la bassista canadese Leah Buckareff. Negli anni Leah diventerà parte integrante del processo creativo, occupandosi di quasi tutti gli artwork dei loro lavori, e tramite le continue improvvisazioni in compagna di Baker, il progetto da puro sfogo solista diventerà un solido duo. La maggior parte del loro materiale, nasce appunto da improvvisazioni, da un’attitudine di ricerca legata ad attitudini sperimentali sonore profonde, legate quasi a concetti e profondità simili alle maggiori ricerche di musica concreta (John Cage, Henry Cowell). Difatti negli anni numerose saranno anche le collaborazioni di Baker in progetti e ambienti più ''classici'', vedi il suo disco “Liminoid / Lifeforms” del 2010, dove sono presenti strumentisti sinfonici come il Penderecki Quartet. In questo Dragdrom, il duo di Montreal decide di far accompagnare il proprio solito sound dal batterista dei Jesus Lizard, Mac McNeilly. La presenza della voce in tutte le tracce, sempre sussurrata e cantata con onirico trasporto, e il suono acustico di una cruda batteria dai caratteri puramente doom, segnano la diversità di questo lavoro dai precedenti, creando così una maggior facilità d'ascolto e dando una maggior fluidità alle solite strutture e sonorità sperimentali di casa NADJA. Larghissimi crash, rullate minime, e l'incessante battere del rullante a segnare le lente cadenze di tutte le tracce del disco, aiuteranno anche le orecchie meno abituate a superare indenni le quattro lunghe tracce di questo disco. Un lavoro che non può non essere accostato all'universo sonoro targato Justin K. Broadrick. In questo album si toccano gli stessi apici che con unicità, un artista come Broadrick ha saputo raggiungere negli anni, dettando uno stile ed un genere. Baker non nasconde infatti la profonda ammirazione per Jesu e Godflesh, affermando la grande influenza che hanno avuto nella propria musica. Distribuito dall'etichetta indipendente Broken Spine Production, altra creazione di casa Baker-Buckareff, da segnalare la collaborazione con gli OVO che ha portato all'incisione nel 2010 di un disco (Nadja/OVO - The Life and Death of a Wasps) proprio sotto questa etichetta. Per finire, Dragdrom è un disco suonato con maestria. Riesce a dare nuova vita musicale a suoni e attitudini profondamente sperimentali, tracciando un sound scuro ed evocativo ma pur sempre strumentale e di più facile ascolto rispetto alle maggiori produzioni metal-drone contemporanee.
Tracklist:
1. One Sense Alone
2. Falling Out of Your Head
3. Dagdrøm
4. Space Time & Absence
Line-up:
Leah Buckareff - Bass, Vocals, Artwork
Aidan Baker - Vocals, Guitar
Mac McNeilly - Drums
Autore : Nadja
Titolo: Dagdrom
Anno : 2012
Etichetta : Broken Spine Production
Voto :
(7.00/
10)
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