il lungo fiume
il ginko del tempio
osteria di champon (ramen di Nagasaki)
gli studenti giocano con le carpe
il ponte "occhialuto"
il lungofiume
Nagasaki è la città giapponese che ho amato di più, così lontana ed isolata dal resto del paese, in fondo così poco giapponese. Una città che vuole dimenticare il suo tragico passato con lo scoppio della bomba atomica, ma che invece vuole rimembrare un altro glorioso passato, a cavallo fra la fine del 1500 ed il 1600 quando Nagasaki era il grande porto del Giappone dove approdavano navi portoghesi, olandesi e cinesi.
il cimitero della città
Durante i due lunghi secoli di isolamento del paese, Nagasaki era l'unica città che poteva avere contatti con l'estero e questa caratteristica si riscontra ancora fra i visi della gente, nella lingua e nella cucina.
Su una delle molte colline che abbracciano la città c'è un magnifico bosco con alberi antichissimi e lapidi avvolte dalle glicini, dove riposano i defunti e mentre cammino in questo magico mondo che sembra disegnato da Myazaki penso che vorrei riposare qui, sotto le fronde di questi alberi secolari dove la natura riprende possesso dell'uomo e noi ridiventiamo parte di questa meravigliosa natura.
one pillar torii, sopravvissuto alla bomba
shochu, distillato di patata dolce
Il fiore di Nagasaki è l'ortensia Hydrangea detta Otaksa dal nome della moglie giapponese di un medico tedesco venerato nella città come colui che portò la medicina moderna nel paese. Il medico scoprì il fiore e lo chiamò con il nome dell'amata consorte. Ma in questo periodo le ortensie sono in fiore e la loro bellezza rende questa magica città ancora più affascinante.
Alla prossima!