Magazine Cinema
Il quartiere dell'amore e della speranza (Ai to kibo no machi) (1959)
Racconto crudele della giovinezza (Seishun zankoku monogatari) (1960)
Il cimitero del sole (Taiyo no hakaba) (1960)
Notte e nebbia del Giappone (Nihon no yoru to kiri) (1960)
L'addomesticamento (Shiiku) (1961)
Giovinezza sotto il ghiaccio (Kori no naka no seishun) (1962)
Amasuka shiro Tokisada (1962)
Un esercito imperiale dimenticato (Wasurerareta kogun) (1963)
Io sono Bellet (Watashi-wa beretto) (1964)
Il monumento della giovinezza (Seishun no ishibumi) (1964)
La fortezza della tenacia (Hankotsu no toride) (1964)
Gimei shojo (1964)
La traversata del Pacifico del battello Chita Niseigo (Chita Niseigo taiheiyô ôdan) (1964)
Chiisana boken ryoko (1964)
Operaio delle ferrovie dello stato (Aru kokutetsu-jomuin) (1964)
Ripensando alle preziose lezioni del mio professore (Aogeba totoshi) (1964)
Poiché ti amo (Aisurebakoso) (1964)
L'alba dell'Asia (Aija no akebono) (1964)
Diario di Yumbogi (Yunbogi no nikki) (1965)
L'incidente del peschereccio (Gyosen sonansu) (1965)
Il godimento (Etsuraku) (1965)
Il demone in pieno giorno (Hakuchu no torima) (1966)
Cronache delle imprese dei ninja (Ninja bugei-cho) (1967)
Suicidio forzato a due (Muri shinju: Nihon no natsu) (1967)
Sulle canzoni sconce giapponesi (Nihon shunka-kô) (1967)
Diario di un ladro di Shinjuko (Shinjuku dorobo nikki) (1968)
Daitoa senso (1968)
L'impiccagione (Koshikei) (1968)
Il ritorno degli ubriachi (Kaette kita yopparai) (1968)
Mao Tse-Tung e la rivoluzione culturale (Mo-taku-to to bunka daikakumei) (1969)
Il bambino (Shonen) (1969)
Storia segreta del dopoguerra: dopo la guerra di Tokyo (Tokyo senso sengo hiwa) (1970)
La cerimonia (Gishiki) (1971)
I giganti (Kyojin-gun) (1972)
Viva il Bangladesh! (Joi! Bangla) (1972)
Goze: Momoku no onna-tabigeinin (1972)
Sorellina d'estate (Natsu no imoto) 1972)
Bengal no chichi laman (1973)
Ikiteiru nihonkai-kaisen (1975)
The Battle of Tsushima (1975)
Ogon no daichi Bengal (1976)
Ikiteiru umi no bohyo (1976)
Ikiteiru gyokusai no shima (1976)
Denki mo-taku-to (1976)
Ecco l'impero dei sensi (Ai no corrida) 1976)
Yokoi shoichi: guamu-to 28 nen no nazo o ou (1977)
Shisha wa itsumademo wakai (1977)
L'impero della passione (Ai no borei) (1978)
Furyo (Merry Christmas Mr. Lawrence) (1983) - 4/5
Max amore mio (Max mon amour) (1986)
Kyoto, il posto di mia madre (Kyoto, My Mother's Place) (1991)
100 Years of Japanese Cinema (1994)
Tabù - Gohatto (Gohatto) (1999)
Oshima (1932), giapponese, è un importante regista moderno, che ha affrontato nella sua carriera varie questioni riguardanti la società giapponese nei suoi difetti: non solo a livello di incertezze politiche, ma anche sottolineando i lati più critici della cultura nipponica. Insomma è il regista ideale per chi voglia approfondire le criticità della società giapponese.
-Furyo (aka: Merry Christmas mr. Lawrence)
(Senjo no Merry Christmas) di Nagisa Oshima - Giappone/GB/Nuova Zelanda - guerra/drammatico - 122min.
Giava 1942. Campo di prigionia giapponese per soldati americani, inglesi e coreani. Il sergente Lawrence (Tom Conti), amico di una guardia carceraria stufa di quel posto, obbediente agli ordini ma insoddisfatta (Takeshi Kitano), riconosce il nuovo prigioniero: è il maggiore Colliers (David Bowie), con cui aveva collaborato in passato. Il comandante del campo Yonoi (Ryuichi Sakamoto) è affascinato da quest'ultimo (forse infatuato) e va fuori di testa.
Nel tracciare questa stralunata parabola di ossessione omoerotica (tema che riprenderà in "Tabù - Gohatto") Oshima realizza un film squilibrato, strutturalmente frammentario e narrativamente ellittico, facendo recitare due famose rockstar (Sakamoto è anche l'autore dell'indimenticabile colonna sonora del film) più il grande Kitano, concentrando l'azione (a parte il breve epilogo e qualche scena iniziale) nel campo di concentramento che diventa un microcosmo a sé stante, mettendo a confronto due modi di concepire la vita radicalmente diversi (la volontà individuale da una parte, la cieca obbedienza alla patria dall'altra) e criticando fortemente la propria.
Proprio come i protagonisti di "Ecco l'impero dei sensi", le guardie giapponesi vivono il loro compito e la loro esistenza come un rituale sacro(i riti funebri, l'harakiri), come se la loro vita fosse al servizio di uno scopo più vasto. Di contro i due protagonisti inglesi rivendicano il diritto alla scelta, quindi all'individualità e all'autodeterminazione.
Eppure, come mostra il rapporto di stima reciproca (se non proprio di amicizia) fra Lawrence e la guardia, una convivenza è più che possibile. Su tutto però incombe la realtà della guerra, un'insensata carneficina di cui non sono nemmeno discusse le motivazioni, forse perchè nessuno le capisce. Ecco quindi che il film è prima di tutto un apologo antimilitarista, in secondo luogo un'analisi critica della forma mentis nipponica messa a confronto con quella occidentale, infine un'analisi sull'irrefrenabile potenza dei sentimenti cui è impossibile sottrarsi, per quanto si cerchi di sopprimerli.
Ce n'è abbastanza per considerarlo un gran film e consigliarne la visione.
Voto: 4/5
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