di Iannozzi Giuseppe
Precisiamo subito: a me la
Austen sta sullo stomaco da sempre. Non la reggo. Riuscire a leggerla è stata impresa non da poco. La metto sullo stesso piano di una
Liala qualunque, niente di più niente di meno. Di
A.S. Byatt posso dire che c’ho provato, ma ha avuto sù di me lo stesso effetto lassativo della
Austen, per cui ho rinunciato dopo
Possessione. Mai fatto mistero che odio
Emily Dickinson, grande sì, ma sin tanto che restava confinata nella sua bella cameretta.
Michela Murgia mi fa ridere e molto, di sicuro molto di più di
Silvia Avallone, che perlomeno è onesta con sé stessa: scrittura commerciale adatta agli italioti, che sono la maggioranza cancerosa del nostro paese.
Sir Vidiadhar Surajprasad Naipaul non ha tutti i torti, tutt’altro. Il Premio Nobel ha avuto modo di dichiarare: “Io leggo un brano in prosa e nel giro di uno o due paragrafi capisco subito se è di una donna o no. Non è alla mia altezza”.
Naiupul un ego ipertrofico? Forse che sì forse che no. Ma uno come Naipaul si può permettere questo e altro. Ha forse una sola colpa, quella d’aver sparato sulla Croce Rossa, scegliendosi bersagli un po’ troppo all’acqua di rosa.