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Nairobi (Kenya) /Karen Road e la Mbogani House

Creato il 06 febbraio 2013 da Marianna06

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L’emozione è notevole. E io stessa non mi rendo conto ancora, per davvero, se sogno o sono desta.

Si sta, infatti, materializzando all’improvviso un “qualcosa”, io direi , d’inspiegabile (“magia” africana forse?) e pare provenga dalle pagine aperte  di un libro,  poggiato sullo scrittoio del mio studio.

Mi trovo in Karen Road.

E’ il quartiere di Nairobi, in cui la scrittrice danese Karen Blixen e il barone Brorvon Blixen Finecke, suo marito, noto“perdigiorno” oltre che  un impunito don Giovanni, sempre in cerca di facili emozioni( leggere in proposito “Tamburi africani”di Lennart Hagerfors), hanno vissuto quando giunsero in Africa, nel lontano 1913.

 E qui c’è la sua casa, la casa di quella donna straordinaria che è stata Karen, coraggiosa fino all’ultimo. 

Quella stessa in cui nacque, in seguito, la meravigliosa e struggente storia d’amore, che tutti o quasi tutti, abbiamo letto in “La mia Africa”, con l’aviatore inglese Denys Finch Hatton.

Ma io non intendo perdermi in spicciole considerazioni romantiche da” love story”.

Non m’interessano.

Mi piace  semmai poter assaporare e rivivere, anche per pochi attimi,come se fosse possibile grazie ad una speciale “macchina del tempo”,costruita appositamente per me, le atmosfere di quegli anni lontanissimi , intorno alla casa coniugale dei coniugi Blixen,quando non esisteva affatto il brulicante quartiere di oggi  ma solo un’immensa piantagione di caffè, piante endogene e alberi  e tantissimi animali in libertà.

Libertà. Parola magica. Quella che io catturo a volo dalla "scrittura" di Karen.

La “Mbogani  house”, la “casa nel bosco”, oggi come ieri, comunica, appunto a chi la visita, un “senso” di libertà , di gioia intima,d’armonia con il contesto circostante.

Ti mette le ali e  capisci, allora, perché Karen amasse proprio così tanto quel posto e quella casa.

Lei che era nata e vissuta, prima d’allora, sempre nei rigori di un freddo clima boreale.

Nonché di inverni interminabili.

Senza sole.

Karen che si scopre, e lo è, amante di questo sconfinato cielo africano, che ti consente, a osservarlo di giorno o di notte, indifferentemente, le più sbrigliate fantasie ma pure delle riflessioni e dei pensieri non necessariamente gioiosi.

Karen che si perde ad osservare emozionata l’andare e il venire di giovani cervi dallo zampettare discreto oppure indugia a guardare il volo di superbi fagiani,che compaiono e scompaiono.

O, ancora che si sofferma ad ascoltare il gracidare delle rane negli stagni, non troppo distanti dall’abitazione.

E poi, una volta che sei all’interno delle stanze della casa ecco che tutto il suo “quotidiano” t’investe.

Dagli arredi coloniali all’oggettistica raffinata, alle fotografie d’epoca.

E comprendi così perché, adolescente dai mille “sogni” nella tua testolina, seguendo i "passi" di Karen, ti sei innamorata dell’Africa.

Karen ti ha dato, a suo modo, e cioè da donna colta e intelligente, quale è stata, una lezione di “libertà” autentica. Di vita originale, se vuoi, ma di vita  certamente vera.

Termineranno, com’è naturale che sia, queste fantasie occasionali.

Sono già terminate.

Ora sono desta e lo so.

Mai, però, avrà fine, almeno per me, come è stato per Lei, quella ricerca d’autenticità che solo l’Africa è in grado di offrire a chi accetta senza timori la “sua”sfida, nonostante sofferenze e contraddizioni palesi, che ben conosciamo.

 

   Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

  

Karen_Blixen


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