Magazine Arte
NAKED LUNCH | MARLA LOMBARDO
sabato 2 ottobre alle ore 18.00 - 17 ottobre alle ore 0.00
Progetto Dharma
Via Sant'Agnese, 14
Milan, Italy
PROGETTO DHARMA | CI PIACE CIO’ CHE E’ DIVERSO
Sicuramente vi starete chiedendo…..Perchè Progetto Dharma ?
Dharma è un termine sanscrito che presso le religioni e le filosofie religiose dell'Asia meridionale riveste numerosi significati.
Può essere tradotto come “Verità” "Legge cosmica", “Giustizia” oppure "il modo in cui le cose sono" o "come le cose dovrebbero essere".
Oppure, lo si potrebbe definire, con una mentalità più contemporanea e applicata alla realtà odierna in cui viviamo, come “un atteggiamento” che non segue un chiaro percorso, ma che si affida all'intuito e allo stato temporaneo delle circostanze, al fine di generare nuova conoscenza, che può essere spirituale o materiale.
E’ questo il filo conduttore del Progetto Dharma ideato e curato dal presidente dell’Associalzione culturale “Milano Art Affairs” Hamilton Moura Filho, con la partecipazione della curatrice Valentina Lippo, che avrà come sede inaugurale “ENOCRATIA – IL GOVERNO DEL VINO”, il nuovo tempio enogastronomico in una Venue storica di Milano.
“Non vogliamo essere compresi, non vogliamo essere amati o odiati – dichiara il Presidente Moura Filho - vogliamo solo esprimerci e permettere ad altri di fare lo stesso. Basta copie in questo mondo, basta toglierci la possibilità di creare, di sognare, di provocare, di provare delle sensazioni senza limiti, di commettere degli errori, di sorridere della nostra pazzia”.
Ogni 15 giorni un evento diverso, originale, che coinvolge, di volta in volta, una particolare espressione di Arti visive.
Per tutti quelli che hanno la mente aperta e lo spirito libero.
Ad inaugurare questa serie di eventi artistico-culturali sarà la mostra fotografica "NAKED LUNCH" di Marla Lombardo.
“La mia arte è come un viaggio all’interno della mia mente – sottolinea l’artista – per mettere a nudo la mia coscienza, che nella sua incrollabile determinatezza presenzia alla propria celebrazione senza esistere, al di là della propria storia, al di là della propria immagine riflessa, catturata e consumata”.
Eclettica, visionaria, sensibile, invaghita della sua terra natale, la Sicilia, Marla Lombardo ama stupire con i suoi turbamenti dell’anima. l risultato è un’arte di stati d’animo e di poetica dell’immagine.
Sondandone le lacerazioni più oscure, i desideri più inappagati, la fotografia diventa strumento di conoscenza interiore, di esplorazione e ridefinizione di identità, per predisporre lo spirito a lasciar cadere lo sguardo sulle cose non per possederle, ma per trasfigurarle, cogliendone la bellezza più profonda.
Opening Dharma Project
2/10/2010 dalle ore 18.00
At "ENOCRATIA- IlGoverno del Vino"
Via Sant’Agnese 14, Milano
INFO
http://www.enocratia.com/
http://milanoartaffairs.org/nakedlunch.html
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TESTO CRITICO
A cura di S.G. – FemminArt Review
MARLA LOMBARDO | NAKED LUNCH
Soggetto senziente, Marla Lombardo, nel rapporto con la propria figurazione fisica, somatica, antropomorfa. Elegantemente perduta nel simbolo di ciò che, se mostrato, in genere perde efficacia e peso storico. Marla, nelle esternazioni trasposte del proprio io cangiante, proferisce l’idioma del corpo parlato, ovvero espresso nella sua vetusta giovinezza, che è poi quella del mondo, e nella sua antica nobiltà. Non si fa riferimento alcuno alla nobiltà di facciata, o di esposizione, bensì al rango di chi sa interpretare innanzitutto il proprio contorno, la scorza primordiale, la silhouette della negazione sedotta alla propria contraddizione, bassa manovra sagacemente rispedita al mittente.
Corpo e luogo. Sovente Marla coadiuva l’azione riflessiva delle sue sembianze con un luogo volutamente provvisorio, quasi fosse ininfluente il qui e ora, ma importante il porvisi come cuneo dissacrante, che s’insinua fra le ironie cercate e quelle rappresentate. Come dire che Marla è perfettamente conscia, nel suo sembrare, della vacuità della propria icona, sovrastante energia di fuoco pulsante, ma che, come tante, come tutte, una volta messa in scena si autoelide nell’esercizio sterile che in genere ne risulta, quello di porre limite al proprio limite, talora magnificandolo. Quando il personale viene esposto in maniera sistematica alla routine dei mezzi di ripresa, siano essi statici o dinamici, l’insieme delle matrici della rappresentazione implode in un continuo contraltare fra l’estasi spontanea e la consacrazione pratica della circostanza.
E’ ciò che non accade a Marla per via della sostenuta carnalità dell’intenzione, che finisce per epurare il sogno stesso delle manipolazioni del contingente, quando un corpo viene definito femminile, per esempio, o quando il corpo femminile esprime solamente femminilità, isolandosi dal contesto come un’anima ibernata. Nel nostro caso la carnalità, intesa come espressione solida dell’etereo, è vivace esattamente nella esecrazione del limite, non perché avulso, ma in quanto lasciato, depositato al suo fluire come un fiume deviato che cerca comunque la sua via di fuga, naturale.
Non c’è posa, nelle auto referenze di Marla, soprattutto non c’è costruzione dell’idolo della mancanza, quella che recita l’abbandono di sé ad un auto convincimento. Anche la fototessera è un rimpiattino continuo con le proprie identità diffuse, viepiù il compito di esternare il proprio linguaggio di valorizzazione continua della presenza, quella che la passerella della storia solitamente ignora, non perché poco significante, bensì ininfluente. Gli animali non si guardano allo specchio, e l’essere umano si affanna a descrivere questo innato istinto primario proprio specchiandosi, o facendo sì che altri si specchino nella altrui e nella propria immagine riflessa, ritenute comunque deformate indipendentemente dalla convessione.
Marla si libra invece autenticamente nella rassegna dei propri istanti fugaci, senza ironie strumentali, tipiche di chi apparentemente ridicolizza il proprio stato per averne un riconoscimento formale a posteriori. Accende le pulsioni che le immagini dell’io devono suscitare, mantenendosene però sempre a debita distanza, accorgimento che le permette di respirare, traspirare, con impercettibili movimenti sottopelle che in genere vengono interdetti ai figurinisti di maniera. Quando i bambini si perdono amorevolmente nell’inventario delle smorfie, compiono un’operazione analoga, non ironica in quanto tale, o peggio satirica, ma nell’annoverare le infinite possibilità appannaggio non solo del corpo come essenza legata alla terra, ma della mimica ancestrale che la volitività di ogni azione, anche quella quotidiana, richiede. La mutevolezza fisiognomica che fa da sponda all’irrinunciabile anelito dell’uomo a vedere, e farsi vedere, per rappresentare un ideogramma qualsiasi, purché compiuto.
In definitiva Marla Lombardo dà fiato all’indistinto ogni qual volta cerca di limitarsi ad una sola posa, o all’insieme di movimenti plastici o casuali che ne generano di nuove, per fare da stimolo, e questo è il suo messaggio portato, a chi si chiede costantemente, nelle diverse situazioni, se sta bene o male in rapporto ad un contesto che è sempre puramente ipotetico. Marla rifonda il contesto, ancorandolo all’umanità effervescente di chi, anche con l’oscuramento della propria riflettenza, riesce a sondare le dimensioni multiple di sé e dell’ignoto.
INFO
http://www.marlalombardo.com/
http://femminart.it/fotografia/marla-lombardo/
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