Tipo questa notte dopo che tu gli hai dato la poppata, lo hai cambiato, e me lo hai passato per addormentarlo.
Io ero stanco, avevo sonno, cantavo quella cazzalora di Ninna nanna Ninna oh, che per quante volte l’ho ripetuta mi è venuto il voltastomaco ma lui invece non mollava. Andavo su e giù nella cucina al buio, che avrò fatto i solchi sul pavimento, tipo i carri degli antichi romani sulla via Appia Antica, mi sentivo un cretino, cantavo e quella canzone più che far addormentare lui faceva assopire me. Lui non dormiva, vegliava su di me che volevo dormire. Sentivo i giganti appesi alle palpebre, gli occhi che difficilmente cercavano di resistere al sonno, e sta creatura di 57 cm che anziché prender sonno si dilettava a prendermi a capocciate. Si i momenti così son duri.
O peggio ancora mi manda ai matti, quando lo sento nel mei tai russare, e allora penso “ok è cotto, è il momento giusto per portarlo nella culla”. Al buio mi avvicino al lettino, slaccio il fiocco del mei tai, lascio scivolare le cinghie lentamente su di me, mi affretto a poggiare una mano sul sederino e l’altra sulla testa, e calibrando ogni minimo muscolo del mio corpo cerco di adagiarlo nella culletta trattenendo il respiro. Penso che l’ho fatta, lo guardo due minuti prima di rimboccargli le coperte e andare a coricarmi. Poi nel momento preciso in cui mi sto adagiando sul letto, poggiando la testa sul cuscino sento il silenzio della stanza infrangersi al suono di un Gueeeeeee ngueeeee. Si quello mi manda veramente ai matti.
Però. Si c’è un però. Quando slaccio il mei tai e lui sta dormendo dentro, c’è un momento magico in cui io ho uno sturbo. Precisamente quando lo libero dal battente di stoffa e noto come si è accartocciato dentro. Vedo che è tutto rannicchiato con il culetto a punta che sporge di fuori e la guancia rossa un po’ sudata completamente spiaccicata sul mio petto. Ha le braccia aperte, e dorme abbracciando il mio pancione. Si, in quel preciso momento, io lo ammetto, ho uno sturbo.