Il mistero è fitto e come ogni mistero napoletano occorre la giusta pazienza per sbrogliare l’intricata matassa.
Tre giorni alla settimana – puntuale come la TARES – il piccolo camioncino dell’ASIA giunge nel parco ove abito e due zelanti operatori ecologici svuotano il cassonetto della raccolta differenziata dell’umido, il bidone marrone del porta-a-porta partenopeo.
Dal tanto atteso giorno nel quale fu «installato», il leggendario (e per molti quartieri ancoralatitante) bidoncino marrone non è stato mai lavato. Senza perdersi d’animo, durante le giornate di pioggia, un condomino attento all’igiene ha avuto l’accortezza di alzare il coperchio del cassonetto. L’acqua piovuta dal cielo ha provveduto alle mancanze terrene (d’altronde, le Istituzioni attendono lo stesso aiuto divino anche per il lavaggio di molte strade cittadine).
Qualche giorno addietro esco dal portone di casa ed il destino mi fornisce l’occasione per svelare questo sporco enigma: mi ritrovo faccia-a-faccia con i custodi del mistero.
«Mi scusi, vorrei un’informazione: a chi tocca lavare il cassonetto?» chiedo con calma olimpica.
«Toccherebbe a noi dell’ASIA» risponde l’esperto operatore attento a non sbilanciarsi troppo (immagino quante volte abbia contrastato il medesimo attacco).
«Bene, e quando lo laverete visto che fino ad oggi nessun vostro collega l’ha mai pulito!» incalzo sicuro.
«Quando qualcuno metterà nel turno il lavaggio del bidoncino, noi raccogliamo ma non puliamo» risponde monòtono l’operatore.
«E quando avverrà questo turno?» chiedo privo di speranza.
«Non si sa, bisogna aspettare» sentenzia asettico il muro di gomma umano.
I due dipendenti salgono sul piccolo camion comunale e con calma si dileguano.
«Non finisce quì» farfuglio a denti stretti mentre un fetore sinistro giunge dal bidoncino marrone appena svuotato.
Col tempo questo mistero napoletano puzzerà sempre di più, ne sono certo.
MMo