Napoli: ma è proprio vero? Un assegno di 10mila euro al mese per Ugo de Lucia?

Creato il 10 novembre 2013 da Yellowflate @yellowflate

Napoli,  una scoperta straordinaria. Un killer,  riceverebbe  in carcere uno “stipendio” mensile di 10mila euro. Non è dato sapere chi sia il mittente ma da quel che si apprende da TGCom 24 Ugo De Lucia, noto Ugariello,   che nel 2004 aveva ucciso la giovane Gelsomina Verde.  L’indiscrezione sarebbe stata data dal pentito Carmine Annunziata.

Forse quelle 10mila euro sono dare a De Lucia per assicurarsi il silenzio? Ora è mistero su chi gli faccia il bonifico ogni mese: forse si tratta di un boss.

Gelsomina Verde era stata uccisa perchè colpevole di avere un fidanzato coinvolto nella faida di camorra che, nel 2004, insanguinò la zona a nord di Napoli. A rivelarlo è il pentito Carmine Annunziata, secondo il quale Ugo De Lucia, il killer della ragazza, riceverebbe un bonifico al mese “per non parlare”. L’inchiesta non è ancora chiusa e, sull’omicidio, è ancora giallo.

Gelsomina Verde  è stata una giovane vittima della Faida di Scampia, la ragazza a soli 22 anni, nel 2004, veniva torturata ed uccisa, il suo corpo poi viene dato alle fiamme all’interno della sua auto. Era il 21 novembre 2004.  La morte di Gelsomina aveva colpito, in quegli anni, l’opinione pubblica in particolar modo per l’efferatezza del delitto.  Gelsomina poi non era una organica ai clan, era una giovane operaia di una fabbrica che però, a quanto è emerso poi dall’inchiesta aveva una storia d’amore con uno degli uomini legati agli scissionisti. Una relazione che qualche mese prima della morte della giovane era stata interrotta.

La famiglia di Gelsomina Verde si è costituita parte civile nel procedimento penale che si è concluso il 4 aprile 2006[2] con la condanna all’ergastolo di Ugo De Lucia(classe 1978, considerato uno dei più efferati sicari del clan Di Lauro) ritenuto l’esecutore materiale e la condanna ad anni sette e mesi quattro di reclusione del collaboratore di giustizia Pietro Esposito.

Si legge nella Sentenza depositata il 3 luglio 2006 riportata da Wikipedia

« Si badi, ed è il caso di sottolinearlo con forza che, a fronte di decine e decine di morti, attentati, danneggiamenti estorsivi e paraestorsivi, lutti che hanno coinvolto persone innocenti che non avevano nulla a che fare con la faida in corso, ma che hanno avuto la sventura di trovarsi al momento sbagliato nel posto sbagliato, finanche anziani e donne trucidate impietosamente, ebbene di fronte a tale scempio, fatto di ingenerato ed assurdo terrore, non vi è stata alcuna costituzione di parte civile, ad eccezione dei genitori di Gelsomina Verde.In altre parole, pur non indulgendo in considerazioni sociologiche, o peggio, moraleggianti (omissis) non può non rilevarsi che nessun cittadino del quartiere di Secondigliano e dintorni, nel corso delle indagini, e prima ancora che esplodesse la cruenta faida di Scampia, abbia invocato, con denuncia o altro modo possibile, l’aiuto e l’intervento dell’autorità. Sembra, e si vuole rimarcarlo senza ombra di enfasi, che ad alcuno dei superstiti e parenti delle vittime, specie se ancora residenti a Secondigliano, è mai interessato chiedere ed ottenere giustizia, instaurare un minimo, anche informale, livello di collaborazione con le forze dell’ordine, tentare, in vari modi, di conoscere i possibili responsabili, ma è evidente che solo arroccandosi tutti dietro un muro di impenetrabile silenzio, hanno visto garantita la propria vita »

Il 13 dicembre 2008, Cosimo Di Lauro, 35 anni, è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Gelsomina Verde, perché ritenuto mandante dell’omicidio.

L’11 marzo 2010, lo stesso Di Lauro, pur non ammettendo la responsabilità del delitto, ha risarcito la famiglia di Gelsomina Verde con la somma di trecentomila Euro, importo che aveva incassato da un premio assicurativo per un incidente occorsogli quando era adolescente. In seguito al risarcimento, la famiglia della vittima ha rinunciato a costitursi parte civile Nel dicembre del 2010, Cosimo Di Lauro è stato assolto dall’accusa di essere il mandante dell’omicidio.


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