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Napoli: malumori e teste basse, ma la vera crisi è societaria

Creato il 15 settembre 2014 da Nicola933
di Anna Ambrosio Napoli: malumori e teste basse, ma la vera crisi è societaria - 15 settembre 2014

HiguainDi Anna Ambrosio. Quattro partite ufficiali. Una vittoria, arrivata negli ultimi istanti di gara, un pareggio e due sconfitte. Un bilancio pesante, alla luce del quale i tifosi del Napoli ieri a fine partita si sono fatti sentire duramente. I fischi riversati sugli azzurri e sul tecnico Rafa Benitez, condivisibili oppure no, sottolineano il periodo nero che la squadra, e la società, sta attraversando all’inizio di una stagione che per qualcuno ha perso appetibilità da prima ancora che iniziasse. La grande cantonata presa in Champions dunque, sottolineata anche dai tifosi con eloquenti striscioni, continua a lasciare tracce anche in campionato e il Napoli arrembante che avrebbe dovuto scalare la classifica alla ricerca di dell’aggancio alla vetta, sembra essersi perso fra i fischi di uno stadio che pretende di più e i volti disorientati dei calciatori che solo l’anno scorso erano ad un passo dall’impresa. E’ bastato il Chievo, ed un impressionante Bardi,  per portare tutto alla luce,  per risvegliare i fantasmi di Bilbao e i malumori di ha puntato il dito contro il mercato, volto al risparmio, fin da Agosto. E’ bastato il caparbio Chievo, per l’appunto.

Ma anche un Napoli apparso mediocre e senza motivazioni. In testa alla fila degli imputati c’è Gonzalo Higuain, pur sempre idolo indiscusso della tifoseria partenopea, che afferrando quel pallone e piazzandolo sul dischetto del rigore avrebbe potuto prendersi il merito della gioia napoletana ma che, sbagliando, si è assunto anche la responsabilità di portare sulle spalle i tanti mugugni sollevati. I rigori si sbagliano, ha detto qualcuno. E certo il problema del Napoli ad oggi non è, solo, l’attaccante argentino. Le brutte prestazioni viste in campo fino ad ora passano anche dai piedi di Josè Callejon, ad esempio, apparso svogliato e privo di quella caparbietà che nello scorso anno lo rendeva padrone di ogni zona del campo occupata. Una cattiva condizione fisica, verrebbe da dire. Ma c’è anche chi pensa ad altro e chi racconta di alcune voci di corridoio che vorrebbero lo spagnolo sempre più insoddisfatto e con la testa all’altro lato di Madrid, dimenticando forse che il mercato è chiuso e che con  delle prestazioni da 4 in media, le offerte faraoniche di certo non giungeranno nuovamente alla corte del serafico Aurelio De Laurentiis. Insomma, sotto accusa c’è anche lo spagnolo, ma solo. Molle e privo di sostanza è apparso anche il centrocampo azzurro con un Jorginho sotto tono e un Marek Hamsik che seppur a lenti passi sta cercando di ritornare la vecchia gloria dei tempi che furono.

Arrivando, poi,  fino alla difesa e a un reparto che, dopo le polemiche dello scorso anno, è stato privato di alcuni membri importanti ed affidato a due giovani con le ossa ancora da farsi, Rafael e Coulibaly, e al fatiscente Ràul Albiol perso nei meandri del suo io e non più capace di portare a termine una prestazione senza macchiarla con qualche sbavatura. Insomma tutto da rivedere per Rafa Benitez, che qualcuno frettolosamente dà già con le valige pronte verso una nuova destinazione. Ma è troppo presto. Il mister spagnolo non ha ancora voglia di mollare e, nonostante il suo rapporto con De Laurentiis si stia logorando pian piano e qualche tifoso abbia iniziato a contestarlo, gode ancora della fiducia di gran parte dell’ambiente che vede in Benitez più una vittima volontaria che un vero e proprio carnefice. La vera crisi, infatti, aldilà di quella calcistica che certo non è poca roba, è societaria. Qualcuno l’ha definito come il peggior momento dell’era De Laurentiis, e se così proprio non è  quantomeno ci si avvicina. Quel rapporto indissolubile tifosi-presidente che ha portato il Napoli dalla C alla Champions si sta inceppando sempre più ed anche i più convinti sostenitori del patron azzurro hanno storto il naso dinnanzi a chi pur essendo ad un passo dalla vetta ha voltato le spalle al traguardo e impuntato i piedi. Il rischio è di cadere nell’oblio in cui è crollata la Lazio lo scorso anno, insomma, con una contestazione che più che scalfire Lotito ha pesato e non poco sulla squadra ritrovatasi molto spesso a giocare in solitaria fra le mura amiche. Il fallimento della campagna abbonamenti è un primo campanello d’allarme per De Laurentiis che tuttavia ieri ha scelto di disertare l’appuntamento col San Paolo e di dedicarsi agli ultimi preparativi prima dell’imminente partenza per gli Stati Uniti. Un modo, seppur involontario, per non ascoltare i tanti cori di contestazione nei suoi confronti scoppiati a fine gara. Cori ascoltati invece dai calciatori che a testa bassa sfilavano verso gli spogliatoi. Insomma un primo vento di crisi che sembra provenire da più punti, completamente differenti. L’unico punto comune è quella sconfitta da cui Napoli riparte giovedì sera.


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