Una carriola che si piega su un fianco e cade all’improvviso, un secchio che doveva essere pieno d’acqua ed è stato ritrovato vuoto, gli attrezzi da lavoro che erano stati lasciati a destra e sono stati ritrovati a sinistra, la rottura di vasi preziosi all’interno di una teca ben protetta, sparizioni di oggetti.
Dove?Al Museo Archeologico di Napoli, durante i lavori di ristrutturazione che il Ministero dei Beni Culturali ha ordinato e per conto del quale cui opera l’architetto Oreste Albarano, nominato responsabile del cantiere partenopeo.
Un monaciello figura molto popolare a Napoli, abituata a prendersi gioco degli abitanti delle case che frequenta con piccoli dispetti da mesi imperversa nelle sale del museo.
Tutto comincia nella scorsa primavera quando l’architetto Albarano, richiamato dalle lagnanze delle maestranze, decide di andare personalmente in cantiere per vedere di cosa si tratti e nel contempo ne approfitta per scattare qualche foto con il cellulare perché non sono documenti ufficiali,ma servono solo come promemoria. Quando, dieci giorni dopo, il professionista nominato dal ministero trasferisce le fotografie dal proprio smart, queste rivelano un’ ombra trasparente che assomiglierebbe tanto a una bambina seduta ma non è certamente la figlia di uno degli operai e, probabilmente è semplicemente il frutto di uno strano gioco di luci. «Ho sgranato gli occhi quando sul computer mi sono accorto di una figura che ad occhio nudo mentre scattavo la foto non c’era» spiega il dirigente dei Ministero dei Beni culturali. A questa bimba Albarano ha dato il nome di Caterina.
«Perche? non so: è il primo nome che mi è venuto in mente. Sembra una bambina, con una borsa e la gonna a balze».ha raccontato, sottolineando che ai fantasmi non credeva, «adesso un po’ ci credo, come vogliamo chiamarla quella figura, che sembra uscita dal primo Novecento, con i capelli a boccoli che scendono sulle spalle e la borsa stretta a se».
Ricordiamo che già anni addietro, al cimitero dei Colerici,ormai da tempo abbandonato, un visitatore scattò una foto per poi ritrovarsi stampata anche lui la sagoma di una bambina vestita con abiti ottocenteschi.
Immediatamente è arrivata la smentita ufficiale del soprintendente per i Beni Archeologici di Napoli e Pompei, Teresa Elena Cinquantaquattro: la notizia sarebbe infondata. Intanto si apprende che traqualche settimana al Museo Archeologico Nazionale arriveranno i «ghostbusters»,un’equipe di esperti del soprannaturale tra i quali studiosi e docenti universitari che con i loro rilevatori di presenze sovrannaturali daranno la caccia al fantasmino,o quantomeno cercheranno di dare alcune risposte alle molte domande che ancora una volta si moltiplicano dinnanzi a questi episodi.
Non ultimo la possibilitàà di realizzare dei fotomontaggi con l’aiuto dell’applicazione Ghost Capture , che ci mette nelle condizioni di scegliere una foto dalla libreria, o di scattarne una ed inserire varie tipologie di spettri sulla stessa immagine. Con modificazioni si potrà rendere il fantasma in varie doimensioni rendendolo più grande o più piccolo o modificando il suo livello di trasparenza così da farlo sembrare reale.
La domanda è dunque chi è il burlone?
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