Napolitano e il Cavaliere della Repubblica vicino al boss della ‘ndrangheta

Creato il 03 giugno 2012 da Carusopascoski

Non solo una parata inutile (ma non da quest’anno e per il terremoto, ma da sempre), ma nello stesso giorno il Presidente della Repubblica ha nominato Cavaliere gente così. Napolitano non è un Presidente, è un complice e il titolo di Cavaliere di cui si è qui a lungo discusso è ormai una ingiuria. Resta da capire cosa possa essere una Repubblica del genere, oltre che un giardino in cui criminali, politici corrotti e avidi dirigenti possono dialogare insieme, aiutandosi e premiandosi vicendevolmente.
Di seguito, l’articolo di Chiara Pracchi per “Il Fatto Quotidiano” di oggi 03/06/2012, che si può leggere anche sul sito del quotidiano al seguente link – http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/02/politico-udc-nominato-cavaliere-da-napolitano-ma-vicino-al-boss-alla-ndrangheta/250349/

Due giugno, festa della Repubblica, è il giorno in cui vengono nominati i cavalieri della Repubblica. E fra i nominati oggi da Giorgio Napolitano figura anche Rosario Monteleone, presidente del Consiglio regionale della Liguria. Ma Monteleone, politico dell’Udc con una parentesi nella Margherita, compare nelle indagini che hanno portato all’inchiesta ‘Maglio’ e in alcuni passi dell’indagine ‘Crimine’, come ha denunciato oggi la Casa della Legalità di Genova. Monteleone non è indagato ma dagli atti emergerebbe una sua vicinanza con Mimmo Gangemi, il fruttivendolo di San Fruttuoso accusato di essere il capo della ‘ndrangheta in Liguria, a cui sarebbe ricorso più volte per ottenere appoggio elettorale.

Nell’inchiesta ‘Crimine’, nel mezzo della lotta che oppone Gangemi a Domenico Belcastro per le candidature da sostenere, Belcastro si lamenta con Giuseppe Commisso perché Gangemi vorrebbe sponsorizzare “un finanziere, uno sbirro. Cinque anni fa ha detto che lui che è sbirro questo qua, che è un infame, adesso ha voluto appoggiare a Monteleone, lui lo potete appoggiare. Uno vale l’altro, appoggiamo a Monteleone”. La ragione di questa scelta, spiega ancora Belcastro, risiede nel fatto che il politico avrebbe promesso un posto di lavoro al genero di Gangemi. Ma l’intercettazione rivela anche che i rapporti fra Monteleone e la consorteria non sono sempre stati pacifici e lineari.


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