Di Grazia Serao. «Se non trovano lavoro i giovani, l’Italia è finita»: così ha risposto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ad un giovane che a Monfalcone gli ha chiesto cosa bisogna fare se manca il lavoro.
Una risposta laconica, netta e che non lascia spazio ad ambiguità. Dai giovani l’Italia deve ripartire. Come a dire che dai giovani riparte l’economia, ma più di tutto riparte lo sviluppo sociale, culturale e morale di un paese dilaniato dalla povertà di ricchezze e di valori. Se si considera l’attuale tasso di disoccupazione giovanile al 43% (con picchi di oltre il 50% al sud), il monito di Napolitano acquista ancora maggior valore.
Accolto da una folla festante nella prima tappa del suo cammino verso la commemorazione della prima guerra mondiale, Napolitano si è preso il tempo di salutare la gente che lo attendeva in strada. Ha rassicurato con le sue parole la speranza di quanti vivono con difficoltà la situazione economica odierna.
Il Presidente della Repubblica ha scelto di partire dal Friuli Venezia Giulia per commemorare il primo conflitto mondiale del 1914-18 (al quale l’esercito italiano prese parte solo dal 1915) e per onorare le vittime che in quella sciagura persero la vita.
Al termine della visita alla mostra sulla “Grande Guerra” allestita a Monfalcone, Napolitano ha invitato il popolo italiano a fare propria la lezione della storia: «E’ dal ricordo che deve venire una presa di coscienza della assoluta necessità di sradicare nazionalismi aggressivi e bellicisti, dando vita a un progetto e concreto processo di integrazione e unità dell’Europa».
Con questa riflessione che sembra oltrepassare ogni distanza spaziale e temporale il Presidente ha ricordato le cause che cento anni fa furono foriere di uno dei più grandi disastri della storia, e che oggi rischiano di ripetersi se l’Europa non riesce a superare i settarismi che la dominano.
Alla base dell’attuale crisi, ne è convinto Napolitano, vi è una profonda sofferenza sociale ed economica, che si combatte in Europa come in Italia con la riscoperta dei valori dell’unità e della pace.
«Sappiamo che allora grandi masse di figli dell’Italia umile e provinciale – continua Napolitano – scoprirono di essere cittadini. L’Italia uscì perciò da quella guerra trasformata socialmente e moralmente».
In serata il Presidente della Repubblica ha assistito al concerto serale tenuto da Riccardo Muti a Redipuglia, dove sono custoditi i resti di oltre centomila caduti della Grande Guerra. Con lui hanno preso parte all’evento i rappresentanti di Austria, Croazia e Slovenia.
Oggi la commemorazione si sposterà a Gorizia, al piazzale della Transaplina, simbolo della divisione dei confini tra Italia e Jugoslavia, dove Napolitano incontrerà il Presidente sloveno Borut Pahor.