E poi, al termine del lungo (non) ponte, la ‘povna torna a scuola (di giorno ‘libero’, come da lei stessa scelto, per il potenziamento ufficiale, quello con “le ore” pagate, per le tesine, al pomeriggio) e sbrocca.
Perché va bene #lascuolabuona, va bene lo scatolificio, vanno bene i pomeriggi di recupero. Va bene il fatto che non abbia bucato, nonostante tutto, una sola scadenza, che oggi abbia iniziato (e completato) quattro tabelle di scrutini on-line, comprensive di giudizi, abbia fatto l’intervista per la scuola digitale (perché poi, su 200 insegnanti e 1500 studenti, quando si tratta di vetrina non c’è altro che ricorrere a lei e alle Giovani Marmotte), l’articolo di giornale per il progetto europeo degli Extra-terresti, la filastrocca augurale per la pensione di Voglio-la-mamma; ha corretto tutti i compiti con dieci giorni di anticipo, fatto i programmi, le relazioni, fatto la supplente con i genitori di Ribaldo (convocati per gli Extra-terresti e che si sono presentati a scuola oggi invece che la settimana scorsa, e ad accoglierli c’era, ovviamente, quella cretina della ‘povna), preso i contatti per una questione editoriale della preside Barbie, scritto il documento del 15 maggio (impostandolo per tutto il suo plesso), seguito la procedura normativa di tutti, pensato alle lettere da mandare i genitori per tutte e tre le sue classi (ne coordina solo una, per inciso, ed è quella meno problematica). Va bene che in tutto questo sia riuscita a non abbassare i libri letti a maggio sotto la media del cinque, a nuotare tutti i giorni e a uscire due sere su quattro durante il ponte, e preparare anche una torta. Va bene quello, va bene tutto.
Ma poi oggi, appunto, una e una sola cosa aveva chiesto di fare, alla segretaria Stronzetta, aveva chiamato apposta questa mattina alle 8, e cioè scaricare dall’applicativo di segreteria le commissioni di maturità, che sono uscite in anteprima (per tutti saranno disponibili solamente il 5 giugno): e quando arriva, alle 13, ovviamente delle commissioni non c’è traccia, perché Stronzetta non c’è riuscita e, in assenza della ‘povna, nessuno, dicesi nessuno, si è degnato di farle fretta.
E poi sale dai Merry Men, e trova maretta. Perché, non contenti del recupero miracoloso, i professori di materie tecniche (sì, tutti, persino SaiMon, Esagono e l’Ingegnera Tosta), più Sturmtruppen, ovviamente, hanno comunicato che ritengono “opportuno fare un ultimo giro di interrogazioni, per mettere i 9 e gli 8 e vedere, perché le ultime sufficienze non bastano, se ammettere gli Smarginati”.
E trova Soldino (che ha la media del 7,9) che dice: “Io la maturità non la faccio, divento obiettore e mi fermo per un anno”, Rebecca sull’orlo delle lacrime, Orlando, Cirillo Skizzo che sbraitano con le lacrime agli occhi, Riccia sotto shock, Mr. Mao anche, la Pesciolina con lo sguardo da “ci avete deluso tutti”. Solo Piccolo Giovanni (media del 7,8) la prende per fortuna a ridere, trascinandosi dietro pure il Panda. E così, dopo tutto il lavoro del fine settimana lungo, eccola di nuovo a sanare, a calmare, consolare, trattenere dentro al cerchio; con metà classe che rinuncia alle ore di potenziamento e se ne va a studiare (non può fare altro). E lei a rispondere alle loro scuse a voce rotta con il sorriso accomodante, e “coraggio”, e “tranquillo”, e “non ti preoccupare”.
Poi però nell’atrio, prima di iniziare le sue ore di lezione (regolarmente approvate in sede di consiglio), si sfoga con Mafalda e S(t)olida. E ricorda a loro, ma vorrebbe urlarlo a tutti, e in specie a questi cultori dell’alidada, del compasso, della tabella excell a tutti i costi che sì, certo, la professione, e la scuola tecnica. Peccato però che una, e una sola materia sia quella che, dall’esame non va mai via, ed è uguale per tutti. E si chiama “Lingua e letteratura italiana”, e non altro. E vorrebbe umilmente far notare che si può pure essere ingegneri magnifici, ma, se non sai parlare, e non sai scrivere, la figura di merda non la eviterai lo stesso, e forse questo è qualcosa che parecchi di loro farebbero bene a ricordare. Ma soprattutto, a chiare lettere, vorrebbe scandire a tutti quanti il seguente, banalissimo concetto: che queste interrogazioni a fine anno, modello telequiz, un tanto al chilo e tutti contenti, sono semplicemente e solo tanto ridicole. E che lo Stato, a loro, che sono pubblici funzionari, e anche insegnanti, passerebbe uno stipendio non tanto o solo per essere ripetitori e verificatori di concetti, ma per fare il loro mestiere a tutto tondo, che sarebbe poi appunto quello di insegnare. E che di questa funzione, che la legge definisce “docente” fa parte, dovrebbe fare parte, anche prendersi le proprie responsabilità, tutte quante – anche quella di dare o non dare un otto, un nove, una sufficienza sulla base non di un ultimo voto a computare una media matematica, ma di un giudizio complessivo, professionale e pertinente, quello che loro, in quanto adulti professionisti, dovrebbero essere in grado di dare. E invece no. Il coraggio di prendere le proprie decisioni, e giustificarle, e anche difenderle, deve essere puntellato da questa litania sfiancante di “ultimi voti”, “un’altra domandina”, “ancora qualcosetta”. Perché guai a dire agli alunni che ci si prende, da soli, la responsabilità autonoma di giudicare. E vorrebbe anche dire loro, in sovrapprezzo, che lei, ‘povna, che quest’anno ha circa sessanta alunni, sei materie e tre classi, lei, che ha smesso di fare compiti e verifiche a metà maggio, totalizzando il consueto numero di nove valutazioni di italiano e sei di storia, minime, per alunno, di tutta questa massa di persone dovrà risentirne, entro sabato, cinque (e di certo non per decidere un otto). Due perché assenti all’ultima verifica, e altri tre che si configurano (la coerenza da tabella excell non può far parte del mestiere di insegnante) come eccezioni.
Ma invece no. Si cheta, si morde la lingua, tace e corre in aula computer. A fare le sue due ore di lezione previste. E poi Inglese, e poi Ponteggi. E poi qualunque altra cosa alla follia di persone ombelicali, narcise, irrisolte che la circonda salterà in testa di comandare.
Magazine Diario personale
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