Che esagerazione. Un peccato venale, qualcuno potrebbe dire, dettato dalla voglia di farsi notare. Forse. Perchè l'aspetto più sconcertante e triste di questa faccenda è che Ellory non si è limitato ad auto incensarsi con toni entusiastici, sed etiam ha deliberatamente criticato in maniera pesante i propri colleghi-rivali. Così è accaduto con Ed McBain, giallista scozzese che è stato definito da Nicodemus Jones – pseudo usato dall’autore sui siti di recensioni e su Amazon – fastidioso e irritante. Inutile dire che la riprovazione del mondo letterario è stata unanime e forte. Non sono bastate le scuse di Ellory, che ha perso così lettori (oppure ha aumentato la sua fama?) e la stima della critica: la strada per il giallista inglese è tutta in salita e viene da chiedersi se e come verrà accolto un suo libro nel prossimo futuro.
Ma se pensate che questo sia stato uno scivolone di uno scrittore dall’ego troppo cresciuto, vi sbagliate. Perché da tempo si assiste, anche qui da noi, al proliferare di recensioni entusiastiche nei confronti di libri che la maggior parte dei lettori considera passabili o, al più, discreti. Il fenomeno è particolarmente evidente su Anobii, la libreria virtuale frequentata giornalmente da lettori, blogger e addetti ai lavori. Semi-sconosciuti autori pubblicati da case editrici italiane che ottengono cinque stelle su Anobii o su Goodreads, o che vengono indicati come un must have su IBS o Amazon. Recensioni che lodano trama e stile come se si trattasse di capolavori innovativi o di sperimentatori linguistici immediatamente smentiti dalla lettura degli incipit pubblicati sui siti specializzati. Recensori che implorano seguiti descrivendo le emozioni cosmiche provate o l’accuratezza storica in resoconti di due o tre righe. Strano, molto strano però che le librerie di questi recensori presentino al massimo cinque o sei volumi (magari tutti del medesimo autore)… nel migliore dei casi. Perché non sono rari i casi di librerie i cui proprietari hanno uno o due romanzi in scaffale e il cui nick name è sfacciatamente falso.
Quello dell’auto recensione è un fenomeno più diffuso di quanto si pensi ed è trasversale per genere, per età e sesso. Va dal fantastico al romance, segno che sia uomini che donne amano il proprio lavoro (o il proprio ego?) al punto di falsare la concorrenza e invogliare i lettori meno attenti ad acquistare un romanzo che non è di certo un capolavoro assoluto.
Già: il lettore. Vittima ultima di questo circolo vizioso. Egli non è più visto come il destinatario di belle storie, da conquistare e fidelizzare: è un pollo da spennare. Brutta espressione che rende bene l’idea. L’autore narciso, per insicurezza, per egocentrismo o per calcolo smaliziato presenta il proprio lavoro come il più originale sulla piazza, quello che ha i numeri per intrigare i lettori. Utilizzando vari nick-name fomenta le discussioni, interviene sui forum, chiede recensioni ad amici e colleghi: in una parola, usa il web per creare e alimentare il passaparola.
Di contro, ci sono altri autori – dei… “rivali” – da sminuire: perché magari hanno scritto un’opera simile o perché vi sono antagonismi da primedonne. Ed ecco che l’autore narcisista cerca di far piazza pulita: non è raro il caso di scrittori che agiscono scientemente su Anobii o su Amazon silurando con recensioni al vetriolo i lavori dei colleghi. Per quanto sia spiacevole e triste, dobbiamo riconoscere che il malcostume dell’auto recensione è radicato anche in Italia. Probabilmente, con l’avvento del self -publishing, esso diverrà ancora più forte e marcato: il mercato si riempirà di testi straordinari, sorretti da stellette e pareri entusiastici. Si sa, il quarto d’ora di celebrità non si nega a nessuno, meno che mai sul web… E voi lettori, anobiani e non, cosa ne pensate?