Produzione: NetflixOrigine: USAAnno: 2015
Episodi: 10
La trama (con parole mie): siamo in Colombia nel pieno degli anni ottanta quando Pablo Escobar, trafficante locale, inizia la sua ascesa al trono di re dei narcotrafficanti, divenendo anno dopo anno non solo uno degli uomini più ricchi e potenti del mondo, ma anche un modello per generazioni intere di criminali. La sua influenza, che passa dalla strada alla politica, la violenza della sua organizzazione ed il suo distorto progetto di diventare, un giorno, Presidente della Colombia, vengono narrate attraverso il punto di vista degli agenti della DEA Javier Pena e Steve Murphy, distaccati all'Ambasciata americana in modo da contrastare la progressiva acquisizione di potere da parte dei narcos guidati da Escobar grazie all'aiuto dei pochi incorruttibili tra le forze dell'ordine locali come Carrillo.
Una cronaca spietata e terribile di una delle epoche più importanti per il crimine e la lotta di pochi uomini disposti a tutto affinchè lo stato delle cose possa cambiare.
A dispetto del fatto che si tratti di uno dei più grandi criminali del ventesimo secolo, penso che il nome di Pablo Escobar sia noto anche a chi non ha mai avuto niente a che fare con qualsiasi droga e non sia appassionato di storie legate al mondo oltre la Legge.
Il trafficante colombiano, tra gli anni ottanta e novanta, è stato di fatto l'equivalente reale - e forse anche più grande - di tutti gli Scarface cinematografici pensabili, al vertice di un impero che mise in ginocchio un intero Paese e gli garantì un "tesoro" che lo pose tra i dieci uomini più ricchi del mondo perfino per la storica rivista Forbes: Netflix - una realtà sempre più interessante soprattutto per quello che riguarda il piccolo schermo -, affidandosi ad una produzione con due palle d'acciaio, ad un cast semplicemente perfetto - magnifico Wagner Moura, già protagonista di Tropa de elite, proprio nel ruolo di Escobar - e ad atmosfere che ricordano pietre miliari del genere come Il potere del cane di Don Winslow, regala al pubblico una delle sorprese più liete ed uno dei titoli imperdibili di questo duemilaquindici televisivo, sfruttando la narrazione esterna dell'agente della DEA Steve Murphy e mescolando abilmente eventi reali e fiction, confezionando dieci episodi serratissimi, emozionanti, violenti, i più vicini, forse, di questa stagione che volge al termine, alla qualità più alta del grande schermo.
La scalata al potere di Escobar ed il suo tentativo di conquistare letteralmente la Colombia - tentativo che, di fatto, segnò anche l'inizio della fine del suo impero -, sviluppato in parallelo agli sforzi degli agenti americani e dei pochi incorruttibili tra le forze dell'ordine colombiane di arrestarlo o ucciderlo, porta in scena non solo una storia così clamorosa da apparire effettivamente fiction, ma anche tutte le sue sfumature più umane, a partire dal legame di Escobar con la sua famiglia fino alle evoluzioni nel carattere di Murphy e Pena - sarà interessante scoprire come decideranno di orientare il loro approccio in proposito gli autori con la seconda stagione -, o la vera e propria ossessione di figure come quella di Carrillo, disposto a tutto pur di mettere le mani su Escobar e vendicarsi delle morti di compagni ed amici persi negli anni.
Un altro aspetto portato a galla alla grande dagli sceneggiatori è rappresentato dalla tipica sete di potere di chi detiene il potere stesso, che aumenta progressivamente fino a diventare la rovina di chi la sente crescere e pensa di poterla dominare: le scelte dell'incontentabile Pablo, da trafficante locale a boss del giro della cocaina nel mondo, determinato a farsi eleggere regolarmente nel Parlamento sognando un giorno di diventare Presidente, finiscono per rispecchiare quelle di tanti personaggi che abbiamo visto salire al "trono" e cadere in anni e anni di cult dedicati al mondo del crimine - e non solo, si intenda -, ed ancora una volta stuzzicare l'interrogativo principe legato a questi casi: "Perchè non scegliere, un giorno, ricchi ed appagati, di fermarsi?".
Forse la sete di vita, forse quella di potere, o più semplicemente la ferocia che contraddistingue noi uomini che in alcuni è sicuramente più ingombrante che in altri: gli stessi Murphy, Pena, Carrillo, pronti a sacrificare quasi tutto per arrivare a completare la loro missione, paiono affetti dalla stessa malattia che divorò Pablo Escobar e gli costò tutto quello che aveva costruito.
In tutto questo, Narcos fornisce un ritratto che tiene il giusto equilibrio e finisce per mostrare, più che parteggiare per qualcuno, quasi volesse, di fatto, fornire un esempio di quello di cui siamo capaci di fare: non dimentichiamo che, a prescindere dal campo, dalla Legge, dalla scelta di stare da una parte o dall'altra della barricata, dal molto piccolo al molto grande, non c'è animale più feroce, vorace e spietato dell'Uomo.
E senza scomodare esempi come quello di Escobar, se ci guardiamo attorno anche in questo momento, guardando chi incontriamo, incrociamo, viviamo giorno per giorno, proveremo senza dubbio la sensazione che solo la Legge - quella della giungla - può trasmettere: quella della lotta per l'imposizione e la sopravvivenza.
MrFord
"If you got bad news, you wanna kick them blues.
Cocaine.
When your day is done and you wanna run.
Cocaine."
Eric Clapton - "Cocaine" -
Magazine Cinema
Potrebbero interessarti anche :