di Elena Taroni Dardi
Nel 1999, Annamaria Fassio vince il premio Tedeschi che le apre le porte della pubblicazione nella collana Giallo Mondadori, da allora ha pubblicato almeno uno o due romanzi all’anno e ha anche tenuto vari corsi di scrittura creativa per adulti e ragazzi, è anche stata allieva di Ed MacBain… cosa pensa del proliferare dei siti amatoriali di scrittura creativa sul web, e del loro progressivo spostamento su facebook?
Intanto volevo ringraziare la redazione di Pinkafé per l’attenzione nei miei riguardi. Per quanto concerne i siti amatoriali di scrittura creativa…Nella domanda ci sono due termini che a mio avviso la dicono lunga: “proliferare” e “amatoriale”. Io non ho nulla, ovvio, contro la proliferazione, soltanto mi auguro che tutto questo non avvenga a discapito della professionalità. Non senza un certo orgoglio penso di avere iniziato i corsi di scrittura creativa in un momento in cui, in Italia se ne parlava poco. Eravamo a metà degli anni Ottanta e da allora molte cose sono cambiate e quello che una volta era visto con sospetto e un briciolo di supponenza ora fa parte del curricolo degli aspiranti scrittori. Credo, ma potrei anche sbagliare, che per insegnare a scrivere bisogna essere non solo maestri (nel significato più nobile e ampio del termine) ma anche scrittori. Avere una visione a trecentosessanta gradi sui diversi linguaggi e le loro tecniche, smontare un testo e rimontarlo con scopi e destinatari diversi, giocare con le parole, usare la tecnica del taglia e incolla…Questi sono soltanto alcuni esempi che spero chiariscano meglio il mio discorso che, a tutti gli effetti, credo sia anche valido per facebook anche se, devo dire, io non sono iscritta a facebook, né lo frequento.
Giallo, Noir e Thriller, generi sottilmente diversi che sempre più spesso sono andati confondendosi, secondo lei perché? E in generale le etichette a chi sono più utili, agli editori/librai per questioni di marketing, o ai lettori?
Intanto c’è da dire che il termine Giallo è usato unicamente in Italia e deriva, come tutti sanno, dal colore della copertina dei mistery pubblicati da Mondadori, così come il nero caratterizzava le copertine dei mistery che uscivano in Francia per Gallimard. Credo che le contaminazioni siano davvero inevitabili perché, per fare un esempio, la suspense è presente in tutti questi sottogeneri e così i meccanismi della sorpresa. Il Noir aveva due elementi fondamentali: la dark lady e lo spleen che permeava la storia. Nel Giallo classico la soluzione finale non soltanto scioglie l’enigma ma è catartica e liberatoria. Io stessa, a pensarci, non saprei esattamente dove collocare i miei romanzi perché, come tanti autori, mi piace molto”giocare” con i generi. E allora? Penso che certe distinzioni, ad esempio, siano più utili ai lettori che non ai librai, perché possono aiutarli meglio nella scelta di un titolo piuttosto che di un altro.
Prima del 2012 era pressoché sconosciuto nel web, poi quest’anno incassa due prestigiose finali e soprattutto vince il Premio Tedeschi… ma chi è Carlo Parri, cosa faceva prima di questo strepitoso 2012 e quali progetti ha per il futuro?
Prima facevo quello che faccio adesso. Insegnavo marketing, realizzavo progetti aziendali e scrivevo. La differenza è solo una. Prima del 2012 quello che scrivevo rimaneva nei miei archivi. Il mio futuro appartiene all'altro me stesso che io suppongo in me. Un romanzo già pronto per la pubblicazione. Un Cardosa 2 per intenderci e altri sette romanzi in "macchina". Non solo noir.
Dicevamo, finalista Giallo Latino e Giallo Stresa, vincitore di Giallo Birra ed Esperienze in giallo e poi naturalmente la pubblicazione de ‘Il metodo Cardosa’ nella collana del Giallo Mondadori… attenta pianificazione o ispirazione improvvisa?
Una piccola correzione. A Giallo Latino sono stato lieto di partecipare in qualità di ospite. Finalista e menzione speciale lo sono stato invece a Mystfest. Il mio mestiere consiste nell'insegnare l'arte della pianificazione, sarebbe vergognoso se poi io non sapessi pianificare. Il premio Tedeschi è solo un potente trampolino di lancio, ma se non hai già pianificato il seguito, c'è il rischio di cadere fuori dal perimetro della piscina.
Dodici pagine di wikipedia illustrano come Andrea Carlo Cappi, in vent’anni, abbia esplorato tutte le declinazioni del narrare: traduzioni, romanzi, racconti, saggi, fumetti, teatro, racconti dal vivo e sempre più spesso ultimamente anche mini-racconti pubblicati su facebook… perché facebook? C’è chi lo demonizza e lo evita, alcuni aprono una pagina e la aggiornano (o la fanno aggiornare) per promozione, molti esordienti pensano che sia il modo migliore per farsi conoscere, lei invece? Come ha deciso di interpretare questo strumento di comunicazione?
Facebook è effettivamente un modo per farsi conoscere, anche se alcuni pensano di poterlo fare acquisendo "amicizie" per piazzare due secondi dopo la pubblicità dei loro libri sulle bacheche altrui. Io mi limito a fare promozione sulla mia pagina e su quelle correlate, dove annuncio anche i numerosi eventi e presentazioni (soprattutto di libri altrui) che organizzo o a cui partecipo. Ho preso l'abitudine di intrattenere i lettori con un racconto gratuito alla settimana, alcuni di repertorio (soprattutto i miei "racconti dal vivo", una sessantina di testi improvvisati con l'interazione del pubblico) e altri scritti appositamente. E' un modo per sopperire alle carenze di informazione da parte delle case editrici, a volte distratte, altre volte impossibilitate a segnalare le loro uscite nell'oceano di pubblicazioni che appaiono ogni giorno. E, nel frattempo, i miei lettori si divertono e qualcun altro scopre come scrivo.
Nel suo curriculum spiccano traduzioni prestigiose di grandi maestri del thriller d’oltreoceano… cos’hanno i Preston-Child i Patterson-Sullivan e Jeffrey Deaver che gli autori italiani non hanno? C’è differenza tra il narrare americano e quello italiano?
In alcuni casi sì. Molti autori americani - non tutti - si distinguono per serietà e professionalità. Il rischio a cui sono esposti i più famosi di loro è talvolta quello di essere... stritolati dallo star-stystem e dalla serialità, con l'obbligo di sfornare ogni anno più libri di quelli che hanno voglia di scrivere, a detrimento della qualità. In Italia c'è a volte la tentazione di imitare questi o altri modelli e ripeterli fino allo sfinimento. Poi ci sono parecchie voci originali, che spesso si trovano in pubblicazioni da edicola o presso piccole case editrici.
Tavola Rotonda
Annamaria Fassio: Non mi piace pensare a letteratura di serie A e serie B, anche se purtroppo in Italia questa distinzione, come lei diceva, è sempre molto presente. Secondo me, esistono romanzi “buoni” e romanzi “cattivi” a prescindere da dove vanno a finire. In edicola trovi delle eccellenze, allo stesso modo in libreria talvolta ti imbatti in romanzi illeggibili. Non credo che uno scrittore che esce soltanto in edicola non possa fregiarsi di tale titolo. Io pubblico sia in edicola che in libreria e in entrambi i casi mi sento una scrittrice. Punto! Ci sono però obiettive differenze, inutile negarlo. A meno che non sia fuori catalogo, in libreria, diversamente che in edicola, un libro lo trovi sempre. L’apertura verso il mercato degli ebook delle collane Mondadori credo che vada proprio in questa direzione e in tal senso non può che far bene sia agli scrittori che ai lettori.
Carlo Parri: L'edicola è una medaglia come le altre. Dritto e rovescio. Debuttare in edicola è un vantaggio straordinario. Otto, nove, diecimila copie vendute fanno la base per i futuri lettori di libreria. Uscire la prima volta in libreria comporta il rischio di trecento copie. Stop. Tutto finito. In edicola il tuo nome finisce accanto ai mostri sacri del genere. E anche questo non è da sottovalutare. Serie A, serie B non è pensabile. In edicola si può acquistare qualsiasi autore, da Pirandello e Calvino. Essendo un sostenitore degli ebook, anche in forme più complesse di quelle attuali, trovo che il processo di traferimento dall'edicola alla videolettura sia importante e di interesse garantito. Non trovo sovrapposizione tra la carta e il monitor. Sono due diversi atteggiamenti di lettura e due diversi approcci alla consultazione. Spesso io acquisto un libro in ebook, lo passo velocemente, poi lo compro cartaceo. Se non lo ritengo funzionale alle mie esigenze, lo lascio allo stato di ebook.
Andrea Carlo Cappi: Secondo me la barriera non sarà abbattuta. Certi narratori sono considerati a priori di serie B, che escano in libreria, edicola o digitale. Questa non è, naturalmente, l'opinione dei lettori: un romanzo in edicola un mese può vendere un numero di copie a stento raggiunto da altri in libreria, a meno che non sia imposto con la forza nelle vetrine. E questo nonostante il sovraffollamento delle edicole abbia segnato negli ultimi decenni un calo tanto della narrativa quanto dei fumetti, i cui numeri un tempo erano dieci o cento volte superiori.
Annamaria Fassio: No, non sempre i lettori sono gli stessi. In genere chi compra in libreria disdegna l’edicola, mentre un lettore di libri di edicola è più disponibile a farsi tentare dall’atmosfera della libreria. L’edicola, e per estensione “la bancarella” dell’usato, ha dei riti ben precisi, mentre nel negozio tali riti sono diversi: tempi rilassati, possibilità di girare in lungo e in largo per i banchi, di sfogliare un libro, o di leggere interi capitoli, cosa questa che in edicola è praticamente impossibile. Inoltre il frequentatore di librerie ha spesso e volentieri la vocazione, neppure troppo nascosta, del collezionista, mentre il lettore di libri di edicola tende al consumo immediato e, una volta letto, spesso e volentieri il libro va a finire sulle bancarelle.
Carlo Parri: Per esperienza dico che il lettore di collane edicola è, mediamente, più consapevole anche se, talvolta un po' troppo di nicchia. Quella mentalità che tende a costruire un ghetto con confini da difendere. In ogni caso il lettore-edicola è anche lettore-libreria, mentre non è altrettanto vero il contrario.
Andrea Carlo Cappi: C'è un'intersezione tra i due gruppi. Non tutti i lettori seguono entrambi i canali, ma molti sì. Semmai possono esserci inconvenienti che nascono dall'uso di pseudonimi, un tempo ritenuti necessari per l'edicola. Quando nel 2002 uscì dai periodici Mondadori (dove ero già noto anche con il mio nome) il mio primo romanzo firmato François Torrent, nessuno poteva collegarlo al romanzo firmato Cappi che nel frattempo vendeva decine di migliaia di copie in libreria.
Annamaria Fassio: Mah! Quando è nata la scrittura, Platone diceva che non era precisamente una buona cosa perché nessuno avrebbe più usato la memoria…Molti insegnanti oggi si lamentano che il computer allontana i ragazzi dalla lettura, mentre invece è esattamente il contrario. La stessa cosa, penso, succederà per gli ebook. Non credo che arriveremo all’estinzione della carta e se ciò avverrà non sarà certo per gli ebook. E poi sì, penso davvero che i generi più snobbati potranno ricavarne un vantaggio.
Invece non entro nel merito della spinosa questione degli investimenti necessari per impiantare un mercato di editoria digitale. Credo comunque che solo le grandi case potranno aprire tali mercati, ma, ripeto, non sono un’esperta di queste problematiche e preferisco lasciare ad altri la trattazione del tema.
Carlo Parri: Due euro di differenza non giustificano la scelta dell'ebook. Vero è che esistono autentici appassionati della videolettura, che non leggono un libro se non esce in ebook, ma sono numericamente inconsistenti. Un romanzo di collana edicola è un acquisto a prezzo "ancora" come si dice nel linguaggio del mkt. Dunque facilmente effettuabile anche in tempi di crisi anzi, la crisi sposta sempre più il lettore verso l'edicola per ovviare ai sedici o diciotto euro dell'edizione libreria.
Andrea Carlo Cappi: Non credo a una sparizione della carta, almeno a tempi brevi. Il mercato degli ebook in Italia è ancora poco sviluppato e i libri in digitale hanno il difetto di essere meno visibili: non sono esposti su uno scaffale, su un bancale o in un'edicola, bisogna andarli a cercare nelle librerie online o scoprirne l'esistenza attraverso articoli di siti specializzati o, perché no, l'autopromozione su Facebook. Nonostante i prezzi inferiori, quando un mio titolo è presente sia in libreria (o in edicola) sia in digitale, vende di più nella versione cartacea. D'altra parte di ebook ce ne sono moltissimi, non sempre si possono "sfogliare" e se non si conosce già l'autore, è difficile distinguere tra opere di qualità e lavori di dilettanti.
Annamaria Fassio: La connessione c’è senz’altro però la filiera non è così lineare e non è detto che la conquista di uno spazio in libreria segua questa logica.
Carlo Parri: Oggi di spazio in libreria ce n'è anche troppo. Basta pagare e un ISBN non te lo nega nessuno. Un editore "normale", uno che quando ti pubblica non vuole denaro anzi, te lo dà, mette in libreria autori che hanno superato dei parametri di mercato ben definiti. Vincere un premio per racconti non offre garanzie. Direi che nemmeno un Tedeschi le offre. Serve la pubblicazione con un risultato di vendite eclatante. Il famoso zoccolo duro che, al momento della libreria, sia pronto all'acquisto di un autore che ha già potuto apprezzare. Per il resto, una connessione tra circolazione in rete e vendite non la si può certamente escludere.
Andrea Carlo Cappi: Il mio nome circola sul web da almeno una quindicina di anni, sono uscito con romanzi e racconti in edicola, libreria e ormai anche in digitale, C'è anche chi, come Stefano Di Marino, seguendo gli stessi percorsi, ha una produzione ancora superiore alla mia. Nessuno pensa mai a candidare i nostri libri ai premi sul noir, il thriller, il giallo o come lo vogliamo definire, nemmeno quando usciamo in libreria. Nonostante questo, siamo ancora qui e continuiamo a scrivere. Per i nostri lettori..